Di Francesca Silvia Rota (CNR IRCrES) e Fiorenzo Ferlaino (IRES Piemonte)
Le infrastrutture verdi hanno acquisito centralità negli ultimi venti anni. Presenti nel dibattito scientifico, e in quello politico, sono oggi al centro di numerose iniziative e studi. Come definizione generale, esse identificano sistemi di organizzazione di aree naturali e semi-naturali in grado di fornire molteplici benefici ecologici e sociali (cfr. tra gli altri: EC, 2013). Attraverso gli interventi per realizzare le infrastrutture verdi, la natura diventa il mezzo attraverso cui la collettività può soddisfare i propri bisogni e contrastare i rischi che derivano dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità, e dallo scoppio di eventi calamitosi, tra cui anche le epidemie.
Come tali, le infrastrutture verdi devono poter essere pienamente integrate nei diversi indirizzi strategici del governo del territorio (EC, 2013). E, in effetti, già oggi in molti paesi europei le infrastrutture verdi identificano linee di investimento per il sostegno alla competitività economica e all’identità regionale (Espon, 2018).
Dal punto di vista pratico, queste infrastrutture hanno però forme diverse e presentano sistemi differenti di obiettivi. Prendendo le mosse dalle analisi condotte da IRES Piemonte per il progetto TOP METRO (cfr. articoli di Chiantore e Porro e di Cabodi e Galetto, in questo stesso numero di Politiche Piemonte) [1], il presente contributo intende mostrare le potenzialità di un approccio multiscalare e integrato alle infrastrutture verdi quali strumenti innovativi della pianificazione territoriale. Riconoscendo il valore strategico rivestito dal progetto dell’infrastruttura periurbana di Torino (cfr. articolo di Cassatella in questo numero), la Corona Verde, si propone qui una riflessione critica sulle politiche per le infrastrutture verdi, tesa a sottolineare l’importanza di lavorare sull’integrazione dei modelli di governance del verde alle diverse scale, affinché le grandi visioni di respiro regionale e i piccoli interventi di interesse locale siano riportati entro un comune quadro di coerenza di area vasta.
Le diverse scale delle infrastrutture verdi
Le infrastrutture verdi sono chiamate a svolgere molteplici funzioni per il benessere e la qualità della vita: dalla conservazione della biodiversità e del paesaggio, alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, dall’offerta di occasioni di svago a quella di occupazione e nuove occasioni di sviluppo economico (ESPON, 2019; Kovacs et al., 2019). Ad esse è anche riconosciuto un ruolo nella ricerca di condizioni di maggiore benessere sociale e territoriale. Voghera e Giudice (2019), per esempio, affermano che le infrastrutture verdi: “forniscono una risposta flessibile e adattabile al cambiamento climatico attraverso azioni di gestione delle acque piovane, miglioramento della qualità di suolo acque e aria, regolazione dell’effetto delle isole di calore urbane e riduzione del consumo di suolo; migliorano la qualità del paesaggio favorendo la connettività e fruizione paesaggistica, la funzionalità ecologica e l’accessibilità agli spazi verdi, e il recupero di suoli abbandonati o degradati; promuovono benessere limitando la vulnerabilità sociale e ecologica e lo sviluppo di comunità sane/salubri” (nostra traduzione). Ne consegue che dentro la definizione di infrastrutture verdi sono ricompresi molti tipi diversi di interventi e non stupisce che talvolta si generi una certa confusione.
Un modo per uscire dall’impasse, utile soprattutto dal punto di vista della pianificazione territoriale, è quello di discernere le infrastrutture verdi in funzione della loro scala. A seconda del ritaglio territoriale coinvolto, cambiano infatti le finalità perseguite, l’articolazione degli stakeholder, nonché la combinazione degli interessi prevalenti.
- Alla scala microurbana le infrastrutture verdi hanno la forma di interventi puntuali, spazialmente circoscritti, spesso isolati, anche se sempre di più cresce il tentativo di metterli a sistema in un’ottica di rete. Gli strumenti per la costruzione e gestione di queste infrastrutture sono per lo più quelli della progettazione partecipata e degli accordi di vicinato. Il fine è coinvolgere la popolazione locale in interventi gestiti dalla comunità e per la comunità. Seguendo la denominazione del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA, 2020), appartengono a nostro avviso a questa scala di intervento: il verde attrezzato, i piccoli parchi (di superficie inferiore agli 8.000 m2) e i giardini di quartiere (con giochi per i bambini, le aree per i cani, le panchine ecc.) destinati alla fruizione da parte dei cittadini; le aree di arredo urbano (aree verdi create a fini estetici e/o funzionali come aiuole, piste ciclabili, rotonde, verde spartitraffico e pertinente alla viabilità); i giardini scolastici (le aree verdi e i giardini di pertinenza delle scuole); gli orti botanici; le aree sportive pubbliche all’aperto (campi sportivi, piscine, campi polivalenti, aule verdi ecc.); i cimiteri, i giardini zoologici e le altre aree verdi chiuse inferiori a 8.000 m2.
- Alla scala urbana o intermedia le infrastrutture verdi raggruppano interventi che coinvolgono porzioni più ampie di territorio. Gli strumenti per gestire queste infrastrutture sono quelli della pianificazione urbanistica, in coerenza con le indicazioni dei piani territoriali e settoriali sovraordinati. Il fine è mettere in relazione gli spazi verdi esistenti, creare tra di essi collegamenti fruibili a piedi e in bicicletta e lavorare sull’identità territoriale con benefici che ricadano sulla comunità locale così come sui fruitori esterni. Appartengono a questo livello di scala, seguendo la denominazione SNPA (2020): il verde storico delle ville, giardini e parchi di interesse artistico, storico paesaggistico e/o estetico (ai sensi del D.Lgs 42/2004 e successive modifiche); i grandi parchi urbani, le ville e i giardini urbani di grandi dimensioni (superiori agli 8.000 m2) non vincolati ai sensi del D.Lgs 42/2004 e s.m.i; la forestazione urbana, aree precedentemente libere ed incolte adatte all’impianto di essenze arboree e al consolidamento di boschi urbani; le aree boschive, aree boscate di più di 5.000 m2 non ricadenti in aree protette; il verde incolto, inutilizzato ai fini agricoli e connotato da vegetazione spontanea non gestita; gli orti urbani comunali, assegnati in comodato ai cittadini richiedenti.
- Alla scala regionale o di area vasta le infrastrutture verdi raggruppano grandi interventi di sistemazione territoriale, estesi su superfici molto vaste, spesso identificabili con lo spazio periurbano esterno alle grandi aree metropolitane o con reti estese di superfici più piccole. Il fine è la riorganizzazione territoriale regionale, in una chiave di sviluppo sostenibile, per il miglioramento delle condizioni di vita, il benessere e la crescita. A questa scala appartengono i parchi naturali e le aree protette, le oasi e riserve, le zone umide, i siti Natura 2000, le foreste e i parchi agricoli, i percorsi ciclopedonali e i corridoi ecologici di area vasta, ecc. A questa scala, oltre alle infrastrutture verdi, si parla anche di infrastrutture blu, riconoscendo l’importanza che la gestione delle aste fluviali (per esempio attraverso la virtuosa esperienza dei Contratti di Fiume) hanno nel creare/ripristinare una rete interconnessa e sinergica di sistemi naturali. Molti dei processi, delle funzioni e dei benefici che derivano dalla presenza in un territorio di aree naturali e semi-naturali dipendono dal fatto che esse non siano tra loro isolate, ma facciano parte di un sistema integrato.
Ricomporre la frammentazione territoriale con le infrastrutture verdi
Tanto a livello regionale, quanto alla scala metropolitana, la pianificazione del territorio deve confrontarsi con un’elevata articolazione interna (tra montagna, pianura e collina) che connota il sistema piemontese e una marcata polverizzazione amministrativa (Lella e Rota, 2017). Il Piemonte è la settima regione in Italia per abitanti e la seconda regione per numero di comuni. Numerosissimi sono in particolare i piccoli comuni: secondo i dati Istat al 2021 in Piemonte i comuni con meno di 5mila abitanti sono 1.046, pari al 88,6% del totale dei comuni piemontesi e al 18,9% di tutti i piccoli comuni italiani.
A questo sia aggiunge una tendenza di lungo periodo all’iper-territorializzazione ossia alla proliferazione disomogenea e non coordinata delle partizioni in cui è articolato il sistema piemontese. Un lavoro dell’IRES del 2018, raggruppava queste partizioni secondo tre tipi principali e ne evidenziava la quasi completa autoreferenzialità dal punto di vista delle geometrie: partizioni strategiche o di coordinamento e della programmazione economico-finanziaria (Quadranti, Province, Zone Omogenee-ZO della Città metropolitana di Torino, Ambiti di Integrazione Territoriale-AIT ai sensi del Piano Territoriale Regionale); partizioni funzionali finalizzate a gestire i servizi regionali (Aziende Sanitarie-ASL, Distretti sanitari-DS, Distretti di Coesione Sociale-SIA); partizioni funzionali a gestire i servizi di prossimità (ATO idrici, ATO rifiuti, Consorzi di gestione dei Servizi Socio Assistenziali-CSA, Unioni di Comuni ecc.).
Ciò fa sì che, soprattutto nei comuni a metà strada tra i centri maggiori (ossia i comuni del peri-urbano e del metromontano), ci si trovi a gravitare su più centri di servizio, spesso distanti tra loro. Si avverte allora la necessità di una ottimizzazione e razionalizzazione complessiva, che coinvolga tanto lo spazio fisico, quanto lo spazio funzionale e che trova nelle infrastrutture verdi uno strumento potenzialmente molto utile di orientamento della pianificazione e della programmazione regionale (cfr. contributo di Cabodi e Galetto in questo numero). Ai fini della sperimentazione di modelli di sviluppo territoriale più bilanciati e in armonia con la natura (EC, 2013), la declinazione periurbana dell’infrastruttura verde/blu consente in particolare di perseguire obiettivi di sostenibilità di natura sistemica, coordinata su più ambiti territoriali e tematici. Attraverso la realizzazione di grandi ciclovie, corridoi ecologici e reti di mobilità sostenibile, essa muove verso una pianificazione integrata dei valori paesaggistici, naturalistici culturali, sociali, delle attività economiche, per progettare e produrre territorio sostenibile. La governance delle infrastrutture verdi periurbane, insieme agli strumenti della pianificazione e programmazione economica, diventano i mezzi per tradurre in termini territoriali (ossia contestuali e negoziali) i principi della sostenibilità (Krueger, Agyeman, 2005; MacGillivray, Franklin, 2015). Nello stesso tempo, è importante intervenire anche alle scale inferiori. Le NBS di scala urbana, per esempio, non solo permettono di portare i servizi ecosistemici ai cittadini ma costituiscono anche un elemento di valorizzazione e connotazione territoriale. La tabella che segue mostra la distribuzione delle infrastrutture verdi di scala urbana presenti nei capoluoghi di provincia piemontesi, da cui si evince la diversa centralità dei diversi tipi di verde: storico a Torino e Alessandria, attrezzato a Novara e Asti, dei grandi parchi urbani a Cuneo e Biella, di forestazione urbana a Verbania.
Tabella 1 – Tipologie di verde (%) nei capoluoghi provinciali del Piemonte (in grassetto valori >25%)
Comuni |
Verde storico |
Grandi parchi urbani |
Verde attrezzato |
Aree di arredo urbano |
Forestazione urbana |
Giardini scolastici |
Orti botanici |
Orti urbani |
Cimiteri |
Aree sportive all'aperto |
Aree boschive |
Verde incolto |
Altro |
Torino |
42,1 |
12,8 |
10,4 |
9,9 |
- |
9,0 |
0,4 |
0,4 |
6,7 |
3,6 |
- |
1,9 |
2,7 |
Vercelli |
0,9 |
6,3 |
17,8 |
14,6 |
0,3 |
2,6 |
- |
0,2 |
1,0 |
10,9 |
2,1 |
13,1 |
30,2 |
Novara |
0,9 |
17,0 |
28,5 |
23,3 |
5,2 |
10,5 |
1,9 |
- |
0,6 |
5,3 |
- |
6,9 |
- |
Biella |
- |
25,9 |
10,8 |
15,5 |
- |
11,0 |
1,5 |
0,2 |
10,5 |
17,9 |
- |
2,7 |
3,9 |
Cuneo |
4,8 |
47,6 |
16,3 |
3,7 |
4,0 |
2,2 |
- |
0,5 |
5,9 |
15,1 |
- |
- |
- |
Verbania |
10,5 |
1,3 |
4,2 |
3,1 |
38,6 |
1,9 |
- |
0,0 |
1,4 |
2,3 |
36,8 |
- |
0,0 |
Asti |
3,1 |
18,8 |
33,0 |
6,9 |
- |
2,6 |
- |
1,3 |
6,0 |
5,7 |
16,9 |
5,8 |
- |
Alessandria |
28,8 |
7,1 |
5,7 |
34,6 |
- |
3,9 |
0,6 |
1,9 |
- |
14,4 |
- |
2,2 |
0,9 |
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Fonte: SNPA, 2020
Gestire la complessità delle infrastrutture verdi richiede dunque strumenti avanzati di governo e di governance, basati sul coinvolgimento attivo degli stakeholder e delle comunità locali e il perseguimento di soluzioni che ne garantiscano l’operatività nel tempo (IRES Piemonte, 2021).
Come si legge nei documenti del progetto LOS_DAMA! per lo sviluppo del paesaggio e degli spazi aperti nelle aree metropolitane alpine - a cui la Regione Piemonte ha partecipato con il caso di Corona Verde[1] -, “la pianificazione con infrastrutture verdi fornisce il contesto per sperimentare approcci innovativi nella pianificazione e nella gestione del paesaggio. Richiede la cooperazione con diverse discipline e la sperimentazione con approcci interdisciplinari”, nonché la cooperazione tra i diversi livelli della gestione del territorio affinché il progetto dell’infrastruttura assuma una dimensione organica e coordinata, superando i limitati confini di azione delle amministrazioni comunali”.
La Regione Piemonte con Corona Verde ha effettivamente previsto di includere le infrastrutture verdi nella fase di analisi e predisposizione delle diverse scale della pianificazione territoriale regionale. E riferimenti alle infrastrutture verdi sono oggi presenti in tutti i principali strumenti programmatici di scala sovracomunale. Nel tradurre gli indirizzi in un sistema organico e coordinato di interventi si sconta però la debolezza degli enti territoriali nell’attivare i diversi gruppi di stakeholder e formulare degli indirizzi condivisi di pianificazione, unitamente alla mancanza di una assunzione forte di responsabilità politica.
Conclusioni
Soprattutto con riferimento ai grandi agglomerati urbani, tanto nella politica nazionale quanto in quella di scala europea, l’organizzazione in chiave sostenibile e place-based delle aree verdi è oggetto di un interesse che ci si aspetta sarà ulteriormente alimentato dalla strategia Next Generation EU.
Grazie all’esperienza di ricerca maturata per il progetto TOP METRO e, in particolare, sfruttando gli esiti del processo di riflessione sulla nuova governance della Corona Verde, il contributo propone una riflessione sulla capacità delle infrastrutture verdi di indirizzare la pianificazione del territorio verso obiettivi di sviluppo sostenibile e qualità territoriale. All’interno della definizione di infrastrutture verdi ricadono infatti più tipi di intervento, con la possibilità di agire contemporaneamente su più scale territoriali e obiettivi.
Occorre però che gli interventi siano tra loro coordinati e che insieme contribuiscano a realizzare l’ideale eco-territoriale di una periferia che si fa centro. A questo riguardo una proposta dagli interessanti risvolti teorici e pratici consiste nel mettere in relazione le infrastrutture verdi, su cui oggi si concentra molta attenzione mediatica e importanti indirizzi di investimento, con un ripensamento complessivo del modo di guardare e pianificare i sistemi territoriali. La nostra attenzione va in particolare alla proposta bio-regionalista di Magnaghi (2020), che declinata alla scala urbana (ossia attraverso un concetto di “bioregione urbana”; cfr. Ferlaino, 2021), offre spunti di intervento interessanti soprattutto rispetto al caso torinese, quali: l’invito a investire nella rete delle città piccole e medie, la celebrazione dell’autogoverno e di forme di economia fondamentale, di prossimità, l’attenzione per la chiusura dei cicli e l’attivazione di servizi ecosistemici e eco-territoriali, che valorizzano il patrimonio e le risorse locali, la spinta all’adozione di tecniche e tecnologie orientate all’autoproduzione energetica da fonti sostenibili e alla decarbonizzazione della produzione e della mobilità.
I presupposti in favore delle infrastrutture verdi quali strumenti per attuare queste trasformazioni sono diversi. In primo luogo, la possibilità di spostare l’attenzione pianificatoria e di investimento dal centro alla periferia, dalle ragioni della crescita urbana a quelle della sostenibilità. In secondo luogo il fatto di testare, nella realtà di una situazione esistente, le potenzialità e i limiti di una visione bio-regionale dello sviluppo urbano. Le infrastrutture verdi offrono spesso infatti l’occasione per sperimentare quelle “forme di progettazione urbana, di autogoverno, dove i cittadini sono i protagonisti della vita del proprio territorio, del proprio quartiere” indicate da Magnaghi a fondamento della bio-regione (2020). E, in virtù della loro natura multidimensionale e transcalare, permettono di costruire, testare e mettere a regime nuovi processi di governance territoriale, potenzialmente estendibili a altri contesti e situazioni.
Parimenti, non si ignora che il mero ricorso alle infrastrutture verdi difficilmente possa da solo dare vita alla proposta bio-regionale. Di qui l’identificazione di una nuova agenda di ricerca che, indirizzata a studiare i punti di forza e quindi i benefici del potenziamento delle infrastrutture verdi nella pianificazione del territorio, ne consideri anche i limiti e le criticità. Un’agenda su cui gli autori si ripromettono di continuare a lavorare e che si auspica trovi orecchie attente presso i decisori territoriali.
Note
[1] I dettagli sulle analisi condotte da IRES per TOP METRO sono contenute nel rapporto Dal margine al centro - IRES Piemonte, 2021
Bibliografia
EC- European Commission (2013), Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European economic and social committee and the Committee of the regions, Green Infrastructure (GI) — Enhancing Europe’s Natural Capital, Brussels, 6.5.2013 COM(2013) 249 final.https://ec.europa.eu/environment/nature/ecosystems/docs/green_infrastructures/1_EN_ACT_part1_v5.pdf
ESPON (2019), GRETA - “GReen infrastructure: Enhancing biodiversity and ecosysTem services for territoriAl development” Applied Research Final Synthesis Report, https://www.espon.eu/sites/default/files/attachments/GRETA_Final_Synthesis_Report.pdf
Ferlaino F. (2021), Per un nuovo principio territoriale del Torinese, Dialoghi Urbani, Maggio 2021.
IRES Piemonte (2021), Da margine a centro. Verso un nuovo modello di governance per Corona Verde, IRES Piemonte, Torino. ISBN 9788896713624
Krueger R., Agyeman J. (2005), Sustainability schizophrenia or “actually existing sustainabilities?” toward a broader understanding of the politics and promise of local sustainability, US. Geoforum, 36, 4: 410-417.
MacGillivray, B.H., Franklin, A. (2015), Place as a boundary device for the sustainability sciences: Concepts of place, their value in characterising sustainability problems, and their role in fostering integrative research and action, Environmental Science & Policy, 53, Part A, November 2015: 1-7.
Magnaghi A. (2020), Il principio territoriale, Bollati Boringhieri, Torino.
SNPA (2020), XV Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano – Edizione 2019, Report n. 13/2020, SNPA, Roma. https://www.snpambiente.it/2020/09/10/xv-rapporto-sulla-qualita-dellambiente-urbano-edizione-2019/
Voghera A., Giudice B. 2019, Evaluating and Planning Green Infrastructure: A Strategic Perspective for Sustainability and Resilience, Sustainability, 2019, 11, 2726; doi:10.3390/su11102726
Per approfondimenti :
Corona Verde (sito ufficiale) https://www.coronaverde.it/wp/
Progetto LOS DAMA! https://www.alpine-space.org/projects/los_dama/en/home
[1] Obiettivo del progetto, finanziato nell’ambito del programma Interreg Alpine Space (2016-2019), era quello di identificare esempi e buone pratiche per proteggere e migliorare i paesaggi alpini periurbani e garantire la vivibilità nelle città, collegando persone e spazi verdi in tutta la regione alpina. In particolare, i partner del progetto miravano a migliorare la cooperazione intercomunale nell'ambito di 7 progetti pilota nelle aree periurbane di Monaco, Grenoble, Vienna, Salisburgo, Trento, Torino e Lubiana.