di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - Università del Piemonte Orientale.
Introduzione
Il nucleo della ricerca qui presentata è la commercializzazione nei canali della grande distribuzione di un bene etnicamente e religiosamente connotato: la carne halal, ossia macellata in modo conforme ai precetti del Corano.
Il tema della macellazione rituale(1) si caratterizza come un elemento di conflitto tra la cultura locale e le popolazioni immigrate di religione islamica.
La ricerca(2) ha ricostruito gli aspetti da cui emerge il conflitto e riporta alcune soluzioni adottate e trasformazioni in atto che hanno permesso di risolverlo o che ne stanno mutando i contorni. Le trasformazioni stesse sono infatti possibili ambiti di ostilità, si cerca pertanto di indicare strade percorribili per gestirla o arginarla.
La macellazione rituale coinvolge una pluralità di attori più complessa di quanto si possa pensare, non solo immigrati e animalisti che disputano su quale diritto debba prevalere tra il rispetto della libertà religiosa e la tutela del benessere degli animali.
Sono coinvolti gli organi legislativi, le autorità religiose islamiche, le strutture sanitarie che devono vigilare sulle procedure, gli attori economici che sono coinvolti nel processo di produzione, distribuzione e vendita, e quelli in primo piano per ciò che concerne la certificazione e l'etichettatura. Una pluralità di attori, con una vastità di interessi spesso in contrasto, che è bene tenere in considerazione, interpellare e far dialogare al fine di ridurre la conflittualità e ricondurre sotto il controllo delle istituzioni pubbliche una pratica che coinvolge diritti e interessi non solo degli immigrati ma anche dei cittadini europei.
Gli attori e gli interessi in gioco
Nei paesi europei il bacino di domanda di tale bene è rappresentato da uno specifico gruppo, gli immigrati di religione islamica, e nel tempo la sua distribuzione si è pertanto concentrata in porzioni specifiche di territorio urbano, caratterizzate dalla forte presenza di immigrati. E' proprio in queste zone che si colloca un numero elevato di macellerie islamiche, i tipici bazar etnici dove è possibile reperire carne halal, ma anche altri prodotti tipici della cultura alimentare dei paesi d'origine. Nella città di Torino si tratta in particolare della zona adiacente a Piazza della Repubblica (circoscrizione 7), nel quartiere di Barriera di Milano (circoscrizione 6) e nel quartiere di San Salvario, nei pressi della stazione di Porta Nuova (circoscrizione 8).
Rispetto alla macellazione rituale si manifesta, nei paesi occidentali, un certo livello di conflittualità in particolare da parte degli animalisti, in quanto la macellazione rituale è ritenuta un metodo più doloroso di quello convenzionale, dal momento che l'animale deve essere sgozzato senza stordimento preventivo. Tuttavia sono molteplici i soggetti coinvolti e gli interessi che entrano in gioco, come indicato nel quadro sinottico seguente (tavola 1).
Tavola 1. Macellazione rituale: quadro di insieme degli attori, delle fasi, delle posizioni e degli interessi
Le trasformazioni in atto
Da un punto di vista normativo tale metodo è stato riconosciuto come legittimo a partire dagli anni '90, quando sia in numerosi ordinamenti nazionali, sia in quello comunitario, è stata introdotta un'eccezione alle disposizioni in tema di macellazione. Tale eccezione prevede la possibilità di macellazione senza stordimento, a determinate condizioni e con alcuni specifici criteri(3), per produrre carne destinata al consumo da parte di fedeli di religioni che impongano tale precetto (con particolare riferimento alla religione islamica e ebraica). La prima parte della ricerca contiene una rassegna della normativa dei principali paesi europei in tema di macellazione rituale.
Nonostante la soluzione normativa, nell'ultimo decennio in occasione dell'ingresso della carne halal nei canali della grande distribuzione la conflittualità si è fatta nuovamente accesa, in Italia come all'estero. In particolare in Italia tale fenomeno si è registrato in modo crescente a partire dal 2009. Da cosa può essere stata scatenata la nuova conflittualità? Quali sono gli effetti del passaggio dalla vendita nei tipici bazar/ macellerie islamiche ai canali per così dire "convenzionali"? La ricerca analizza alcune delle implicazioni a livello sociale di tale trasformazione, le conseguenze per i diversi gruppi di soggetti coinvolti, con particolare riferimento al territorio di Torino.
Emergono quattro forme di integrazione:
1. Si passa da un modello di integrazione assimilabile al concetto di "separazione", in cui ciò che è diverso viene relegato in un suo territorio specifico, a una sorta di invasione di spazi percepiti come "propri" dai soggetti locali, che quindi reagiscono a tale invasione con un rifiuto di quanto è diverso e persino contrario alla propria "regola". Può essere però interessante rilevare come, per le aziende della grande distribuzione che scelgono di introdurre tale prodotto, la componente economica e la possibilità di rivolgersi a una fetta di mercato prima esclusa (e che rappresenta una rilevante fonte di profitto) rappresentino l'occasione per concedere alcuni degli spazi esclusivi a chi prima ne veniva tagliato fuori. Un ulteriore elemento interessante in questo senso è rappresentato dalla possibile trasformazione degli spazi urbani occupati in prevalenza dagli immigrati: la possibile concorrenza da parte della grande distribuzione nei confronti delle macellerie potrebbe forse, nel tempo, sostituirle completamente. Questa soluzione è attualmente remota, infatti dalle interviste svolte durante la ricerca a un gruppo di donne islamiche residenti a Torino, le macellerie islamiche restano la prima scelta per i consumatori, per ragioni legate anche al problema della affidabilità del prodotto, come diremo in seguito in merito alla certificazione e etichettatura.
2. La carne halal, e in particolare la sua macellazione, perde in parte il suo valore religioso. La macellazione, infatti, avviene su larga scala. Un esempio significato è rappresentato dalle modalità con cui gli immigrati di religione islamica celebrano la festa di Id al kebir nei paesi di immigrazione(4). Alcuni degli esempi riportati nella ricerca evidenziano la possibilità per le amministrazioni locali di raggiungere accordi con le associazioni di immigrati, per definire le modalità di macellazione, in particolare in riferimento al rispetto delle norme sanitarie. Tuttavia in tali casi vengono meno alcuni elementi chiave per il valore rituale della macellazione durante la festività (per esempio non è più il membro più anziano della famiglia a compiere il sacrificio, ma la macellazione deve avvenire in macelli autorizzati e da parte di un macellatore esperto, riconosciuto dall'associazione religiosa di appartenenza). Tuttavia la capacità di mediare tra le regole comuni e le esigenze degli immigrati hanno permesso un maggiore controllo del fenomeno e una riduzione del conflitto.
3. Emerge la domanda di nuovi prodotti da parte dei consumatori, soprattutto delle seconde generazioni, non solo di carne fresca. Si ha dunque una vera e propria trasformazione del prodotto, un allargamento del mercato, in una direzione che si allontana da quella tradizionale e si avvicina invece alle abitudini della popolazione di accoglienza (ne sono un esempio i fast food che hanno introdotto hamburger con carne halal). Le tradizioni sono in qualche modo condizionate e trasformate dall'interazione nel tessuto locale.
4. Sorge un nuovo problema: la questione della certificazione e dell'etichettatura del prodotto halal. Tale esigenza deriva dall'asimmetria informativa tra chi produce e vende la carne e chi la acquista: la caratterista che rende la carne halal (ossia il metodo con cui avviene la macellazione) non può infatti essere verificata in alcun modo dal consumatore (cfr. Bergeaud-Blackler, 2005, 2006 e Bonne e Verbeke, 2008). Quando la vendita avviene nelle macellerie islamiche, i cui titolari sono anch'essi islamici, la garanzia deriva dalla fiducia nei confronti del venditore, dal fatto che sia anch'esso musulmano e che quindi in caso di vendita di carne halal "falsa" infrangerebbe i suoi stessi precetti. Tale garanzia viene a cadere nei circuiti della grande distribuzione, dove non è presente alcun vincolo morale o religioso. Si manifesta inoltre il rischio contrario: che sia commercializzata carne macellata in modo rituale senza che questo sia dichiarato, e che chi è contrario a tale pratica, inconsciamente, la acquisti. Entrano pertanto in gioco anche i diritti dei consumatori a conoscere l'origine dei prodotti, oltre al diritto riconosciuto agli immigrati di fede islamica di poter consumare carne halal.
La certificazione ed etichettatura della carne halal dovrebbero ovviare a tali problemi. E' questo uno degli ambiti in cui è più ampio lo spazio per un possibile intervento da parte delle amministrazioni pubbliche e degli attori istituzionale. Il mercato della certificazione ed etichettatura infatti non è in alcun modo regolamentato e presenta numerose criticità. Innanzitutto non vi è una definizione univoca di halal (alcune interpretazioni del corano sono meno rigide e quindi ritengono legittime pratiche che per altri sono vietate). Per evitare che si diffondano etichette dubbie è necessario sempre più che ci sia una norma che ne specifichi il significato, all'interno del mercato della produzione e della certificazione halal. In secondo luogo è difficile individuare un interlocutore chiaro che rappresenti tutta la comunità islamica e che quindi possa essere attore "attendibile", pertanto il mercato della certificazione halal è lasciato all'iniziativa e al controllo di soggetti privati, che in qualche modo si contendono anche il monopolio della definizione di halal.
Osservazioni conclusive
L'analisi della produzione e consumo di carne halal da parte degli immigrati di religione islamica, i recenti sviluppi rispetto alla commercializzazione nei circuiti ordinari e la questione riguardante la certificazione ed etichettatura, evidenziano un percorso che da iniziale rifiuto totale, dovuto al conflitto con le norme europee sulla macellazione, ha portato via via a una accettazione/tolleranza in nome della libertà religiosa per poi arrivare a una totale partecipazione di attori locali e a un interesse positivo crescente rispetto a questo prodotto che esce quindi dalle enclaves immigrate per diventare oggetto di circuiti e meccanismi propri della società di accoglienza.
La carne halal diventa un prodotto commerciale, perde il suo prevalente significato religioso e questo riduce in qualche modo la conflittualità che gli era associata.
Questo caso è esemplificativo di un meccanismo che vede ridurre via via il livello di conflittualità e ostilità verso gli elementi etnico-culturali che determinano contrasto e su cui si innalzano confini tra un "noi" e un "loro" quando si mostrano in qualche modo capaci di trasformarsi, con una riduzione del valore identitario e si trovano strategie che li rendano in qualche modo "vantaggiosi" per la società di accoglienza.
Tuttavia il crescente coinvolgimento di attori locali richiede anche una maggiore attenzione da parte degli attori pubblici, con un ruolo di mediatori e garanti dei diritti in gioco.
Bibliografia
Bergeaud-Blackler, F. (2005). "De la viande halal au halal food : comment le halal s‟est développé en France". Revue Européenne des Migrations Internationales , Volume 21 , Numéro 3 , p. 125-147, disponibile on line
Bergeaud-Blackler, F. (2006), "Halal : d'une norme communautaire à une norme institutionnelle", Journal des anthropologues, disponibile on line
Bonne, K. e Verbeke, W. (2008), "Religious values informing halal meat production and the control and delivery of halal credence quality", Agricultural and Human Values, p. 35-47.
Brisebarre, A. M. (1993), "The Sacrifice of 'Id al-kabir: Islam in the French Suburbs", Anthropology Today, Vol. 9, No. 1, Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland, pp. 9-12.
Lerner, P. e Rabello, A. M. (2010), Il divieto di macellazione rituale (schechità kosher e halal) e la libertà religiosa delle minoranze, Università di Trento.
Nota(1) Si intende con macellazione rituale una modalità di macellazione che rispetta le prescrizioni alimentari contenute nel Corano, in merito alle modalità di sgozzamento: l'elemento di maggiore conflittualità è rappresentato dall'assenza di stordimento (Lerner e Rabello, 2010). Due religioni in particolare individuano specifici requisiti per la macellazione degli animali, in risposta a precise prescrizioni religiose: la religione ebraica e quella musulmana. Nel primo caso si parla di carne kosher (adatto, buono, puro), nel secondo di carne halal (permesso)
Nota(2) Si fa riferimento alla ricerca "Il consumo di carne halal nei paesi europei: caratteristiche e trasformazioni in atto" svolta presso il Dipartimento di Politiche Pubbliche e Scelte Collettive-POLIS su un Progetto FIDR (Forum Internazionale Democrazia & Religioni), Working paper POLIS - Economic Series n. 193, reperibile on line
Nota(3) Si cerca di introdurre alcune "garanzie" rispetto a chi portava interessi contrari, ossia la tutela del benessere degli animali, per esempio la presenza di un veterinario, il controllo delle procedure grazie all'obbligo di eseguire la macellazione in strutture autorizzate ecc.. Questo tentativo di equilibrare gli interessi contrastanti si evince ancora di più dalla regolamentazione che è entrata in vigore nell'Unione Europea a partire da gennaio 2013
Nota(4) Per approfondimenti si rimanda a Anne Marie Bisebarre, 1993