Nidi in Italia: l’inizio di una vera svolta?

    di Elisabetta Tondini, Mauro Casavecchia (Agenzia Umbria Ricerche)

    Il potenziamento dell’offerta dei servizi socioeducativi per l’infanzia e, più in particolare, quella degli asili nido è uno dei principali strumenti della strategia intrapresa negli ultimi anni per contrastare la denatalità e incrementare l’occupazione femminile, anche favorendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, partendo dal presupposto che i compiti di cura dei figli gravano ancora principalmente sulle donne. Oltre al sostegno alla genitorialità, ai servizi per la prima infanzia viene sempre più riconosciuto un ruolo pedagogico fondamentale nei percorsi di crescita del bambino, per favorirne l’espressione delle potenzialità cognitive e relazionali e per contrastare povertà ed esclusione sociale.

    I servizi sociali tra vecchie e nuove disuguaglianze territoriali: risorse aggiuntive e obiettivi di servizio nel Fondo di Solidarietà Comunale

    Di Roberta Garganese (Fondazione IPRES) e Francesco Porcelli (Università degli studi di Bari)

    Per dar seguito alle disposizioni della Legge 42/2009, è stata avviata già da diversi anni - da parte del Ministero delle Economia e delle Finanze (MEF) in cooperazione con Associazione dei Comuni Italiani (ANCI) - la rilevazione delle informazioni utili alla determinazione dei fabbisogni standard comunali[1]. In particolare, i fabbisogni standard comunali per i servizi sociali[2], dopo alcune innovazioni metodologiche apportate nel 2021, sono stati quantificati in 5,8 miliardi di euro, con un aumento di fabbisogno teorico complessivo nazionale di circa 654 milioni di euro rispetto alla spesa storica di riferimento[3].

    La capacità di assorbimento dei progetti finanziati dai fondi di coesione: un approfondimento per il ciclo di programmazione 2007-2013

    di Santino Piazza e Paolo Feletig (Ires Piemonte)

    Si è da poco concluso il ciclo di programmazione dei fondi di coesione 2014-2020, almeno formalmente, e l’attenzione è già rivolta al nuovo settennio di programmazione 2021-2027, che redistribuirà 330,6 miliardi di euro in Europa, di cui 43,5 diretti in Italia. Contemporaneamente il PNRR è ormai al suo secondo anno di vita e figura già erogato circa il 40% dei 191,5 miliardi di euro destinati al nostro Paese. Tra le preoccupazioni ricorrenti nella letteratura specialistica e tra i policy-makers europei, pertanto, vi è quella relativa alla capacità del nostro Paese di assorbire nei tempi prestabiliti un tale quantitativo di risorse, canalizzando al contempo la spesa verso obiettivi capaci di massimizzarne l’impatto di medio e lungo periodo.

    Il contributo delle politiche di coesione alle politiche pubbliche: un quadro d’insieme sul settore della cultura

    di Santino Piazza e Paolo Feletig (Ires Piemonte)

    Il presente lavoro intende offrire una ricostruzione delle risorse erogate dalle amministrazioni centrali e dagli enti locali (nonché dalle loro partecipate) per investimenti nel settore della cultura, quantificandone la dimensione da un punto di vista territoriale e temporale. In particolare viene presentato quanto della spesa settoriale sia l’esito del finanziamento ordinario da parte del sistema delle pubbliche amministrazioni, derivante prevalentemente dalla fiscalità generale e dai trasferimenti da altre amministrazioni, e quanto provenga da fondi nazionali e comunitari per la coesione territoriale. Effettuare studi comparati a livello territoriale delle risorse disponibili ai diversi livelli di governo e per tipologia di ente offre elementi per monitorare la capacità degli enti di programmare nel breve e medio termine.

    Editoriale: alla ricerca di un ruolo per le Istituzioni locali alle prese con le (s)fortune dei territori

     di Santino Piazza (Ires Piemonte) [1]

    Due temi animano trasversalmente i contributi contenuti in questo numero. Il primo è il riconoscimento del ruolo sempre più importante assunto dalle risorse non ordinarie, di fonte europea e nazionale (fondi di coesione) e dai fondi Pnrr e altre risorse aggiuntive (fondi verticali a sostegno della perequazione orizzontale comunale) per riavviare il ciclo degli investimenti degli enti locali e per la riduzione dei divari territoriali. Tale ruolo non appare destinato a ridursi, stante il perdurare della difficoltà del bilancio pubblico e l’allargarsi, o il persistere, dei divari inter- e infra-regionali nel nostro paese.

    L’economia del Piemonte nel Rapporto annuale di Banca d’Italia

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Banca d’Italia – sede di Torino)

     

    Nel 2017 in Piemonte si è consolidata la ripresa dell’attività economica. In base alle stime disponibili, il PIL sarebbe cresciuto pressoché in linea con la media italiana. L’attività si è intensificata nell’industria e nei servizi, non ancora nelle costruzioni. 

    Area metropolitana: un’agenda di lavoro per la nuova partizione fiscale

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Ires Piemonte)

    Introduzione

    L'economia urbana ha dimostrato quanto sia determinante il ruolo delle città quali incubatori della crescita economica, dell'efficienza e dell'innovazione. Gli effetti di traboccamento della crescita urbana si disperdono nelle regioni (non solo quelle di appartenenza) e più in generale negli stati. Prevalgono, in particolare nelle aree più grandi, quei fattori di agglomerazione che agevolano l'efficienza produttiva, l'innovazione e la condivisione dei benefici materiali e immateriali a favore dei settori produttivi in esse localizzati.

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