A cura di Sarah Bovini (Responsabile Ufficio Studi e Statistica, Unioncamere Piemonte)
Il 2023 si è chiuso con una crescita del prodotto interno lordo globale di poco superiore al 3%. L’economia mondiale si è dimostrata più resistente delle previsioni, nonostante le incertezze create dai conflitti internazionali e il freno esercitato dalle politiche finanziarie restrittive finalizzate a contenere l’inflazione. L’andamento è risultato differenziato a seconda delle aree geoeconomiche: al dinamismo degli Stati Uniti e a una sostanziale tenuta delle economie emergenti si sono contrapposti il rallentamento mostrato dai Paesi dell’Area euro e una ripresa della Cina inferiore alle attese.
Secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale l’economia mondiale continuerà a espandersi al ritmo del 3,2% sia nel 2024 che nel 2025, mantenendo una crescita analoga a quella del 2023. Tra i Paesi avanzati, gli Stati Uniti appaiono una tra le realtà più performanti (il Pil è previsto in crescita del 2,6% nel 2024), mentre l’Area Euro, nonostante l’ottimo trend esibito dalla Spagna (+1,8%), non riesce a tenere il passo (+ 0,7% nel 2024) frenata dalla Germania che, scampata dalla recessione, realizzerà una crescita tendente allo zero (+0,2%) e condizionata dai modesti incrementi previsti per Francia (+0,7%) e Italia (+0,7%). Tra i Paesi emergenti spiccano per ritmo di espansione India (7% nel 2024) e Cina (+5%).
Scendendo all’interno dei confini nazionali emerge come, esauritosi il rimbalzo post-pandemico, l’andamento del Prodotto interno lordo sia stato altalenante nel corso del 2023 e dei primi mesi del 2024. Lo scorso anno, l’Italia ha comunque registrato un moderato incremento annuo del Pil (+0,7%) in decelerazione rispetto al 2022, ma superiore a quello della media dell’area euro. La crescita è stata sostenuta soprattutto dalla domanda interna, mentre la domanda estera netta ha fornito un contributo negativo.
Tra i fattori che spiegano il rallentamento evidenziato dall’economia italiana nel corso del 2023 troviamo il rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime, che ha pesantemente ridotto il potere d’acquisto delle famiglie e frenato gli investimenti del tessuto produttivo. Le tensioni geopolitiche in atto in varie parti del mondo hanno, inoltre, peggiorato la situazione creando incertezza sui mercati finanziari e innescando una crescita inflattiva che ha contribuito al rallentamento dell’economia mondiale e alla conseguente contrazione della domanda di beni e servizi italiani.
Nei primi mesi del 2024 il Pil nazionale ha segnato una variazione di poco superiore allo zero. sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di un aumento nel comparto dei servizi. Per quanto riguarda lo scenario previsivo, nel biennio 2024-2025 l’economia italiana è attesa evidenziare un ritmo di espansione moderato ma costante.
A livello piemontese, in base a dati di Prometeia, nel 2023 il Prodotto interno lordo si è attestato a circa 155 miliardi di euro a valori correnti, il 7,4% della ricchezza prodotta a livello nazionale, valore superiore rispetto non solo ai 146 miliardi del 2022, ma anche ai livelli del periodo pre-covid quando, a valori correnti, il PIL piemontese era pari a 138 miliardi.
La crescita evidenziata a livello regionale nel 2023 (+0,9% su dati a valori concatenati) è stata il risultato di dinamiche eterogenee a livello settoriale. Se, infatti, il valore aggiunto generato dal comparto industriale ha segnato una flessione, la creazione di valore del settore agricolo, di quello edile e dei servizi ha assunto un andamento ancora ampiamente positivo.
Guardando all’anno in corso e alle previsioni formulate per il 2025 si evidenzia come il Prodotto interno lordo regionale manterrà un ritmo di crescita analogo a quello registrato nel 2023, pari circa a un punto percentuale all’anno.
Sul fronte del tessuto imprenditoriale il 2023 si chiude con un risultato stagnante. In base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, lo scorso anno sono nate in Piemonte 22.679 aziende, 200 unità in meno rispetto a quanto rilevato per il 2022. Nello stesso periodo, sono state 22.092 le imprese che hanno cessato la propria attività, 184 in più rispetto al 2022.
La sintesi tra i due flussi conduce a un saldo debolmente positivo che evidenzia come le incertezze presenti nel contesto economico nazionale ed internazionale da un lato provochino la chiusura delle realtà più fragili e meno strutturate e dall’altro limitino gli imprenditori nello scommettere su nuove aperture e nuove attività.
Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine dicembre 2023 ammonta a 422.880 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,1% delle imprese nazionali.
Graf. 1 -Sedi d’impresa registrate in Piemonte
Anni 2014-2023
Fonte: Unioncamere Piemonte su dati InfoCamere
In questo contesto il tessuto manifatturiero regionale ha registrato, nella media del 2023, una buona tenuta, evidenziando dinamiche positive diffuse alla quasi totalità dei settori di attività e a tutte le classi dimensionali. A livello territoriale, invece, alcune realtà hanno manifestato più difficoltà di altre. La crescita media della produzione manifatturiera per l’intero 2023 è stata pari al +1,5%, confermando il trend positivo degli ultimi due anni (nel 2021 e 2022 la crescita media annua era stata, rispettivamente, pari al +10,3% e +3,4%), seppur in rallentamento.
All’ancor positiva performance produttiva si è associata una crescita dell’interscambio commerciale. Nel 2023 il Piemonte, con un valore delle esportazioni pari a 63,8 miliardi di euro, ha segnato un aumento a valori correnti del 7,3% rispetto al 2022. Le importazioni hanno manifestato un’espansione dell’8,5%, raggiungendo i 49,2 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale, pari a 14,3 miliardi di euro, si è confermato, dunque, ancora una volta di segno positivo.
Tra le principali regioni esportatrici, nel 2023 il Piemonte ha realizzato il risultato migliore. La Lombardia, si conferma la prima regione per export a livello nazionale con una quota pari al 26,1%, nonostante la debole crescita dell’export (+0,8%). Al secondo posto per incidenza sul totale nazionale (13,6%) si colloca l’Emilia Romagna, che ha segnato nel corso del 2023 un aumento delle vendite oltre confine dell’1,6%. Terzo per peso (13,1%) il Veneto ha mostrato un risultato pressoché piatto (-0,3%). Grazie alla performance realizzata, il Piemonte si è confermato anche nel 2023 la quarta regione esportatrice italiana con una quota del 10,2% delle esportazioni complessive nazionali.
Buone notizie anche sul fronte occupazionale, nella media del 2023 l’occupazione ha continuato a segnare un trend positivo e i tassi di disoccupazione si sono riportati al di sotto dei livelli pre-pandemici. Il numero medio di occupati in Piemonte nel 2023 si è attestato a 1.801 mila, lo 0,8% in più rispetto alla media 2022. Sul fronte dei disoccupati nel 2023 si rileva un calo di 4mila unità rispetto al 2022, parallelamente sono diminuiti anche gli inattivi (coloro che non hanno un lavoro, ma non lo cercano nemmeno). Il contenitore ’a fisarmonica’ delle non forze di lavoro è calato, infatti, di 41mila unità rispetto al 2022 (-3,6%).
Osservando le dinamiche in atto nella prima parte dell’anno in corso emerge come nel periodo aprile-giugno 2024 il sistema produttivo regionale non sia riuscito ad espandere in maniera significativa la propria base imprenditoriale che ammonta a 421.543 imprese.
Graf. 2 - La produzione industriale in Piemonte
Variazione % rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente
Fonte: Unioncamere Piemonte, Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese
Nei primi mesi del 2024 il comparto manifatturiero regionale ha mostrato un prevedibile rallentamento. Complessivamente nel periodo gennaio-marzo 2024 la produzione industriale regionale ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. La debole flessione della produzione industriale (-0,4%) è stata accompagnata da un andamento ancora lievemente positivo sia degli ordinativi interni (+0,6%) che degli ordinativi provenienti dal mercato estero (+0,4%). Il fatturato totale è cresciuto di mezzo punto percentuale sullo stesso periodo dell’anno precedente, grazie alla componente estera che ha realizzato un incremento del 1,5%. Il grado di utilizzo degli impianti è diminuito di quasi 5 punti, passando dal 67,4% del I trimestre 2023 al 62,7% del periodo gennaio-marzo 2024.
A livello settoriale solo il comparto della chimica/plastica ha segnato ancora un andamento espansivo (+2,7%), mentre gli altri settori di specializzazione della manifattura regionale hanno registrato a livello produttivo stabilità o flessione. I mezzi di trasporto e il legno e il mobile hanno conseguito una variazione della produzione industriale pressoché nulla rispetto all’analogo periodo del 2023. Il comparto alimentare, con una variazione tendenziale della produzione del -0,4%, ha ottenuto un risultato in linea con quello medio regionale. Le industrie dell’elettricità ed elettronica e quelle dei metalli hanno registrato entrambe una contrazione della produzione dello 0,9%, mentre la meccanica (-1,1%) ha subìto un calo di poco superiore al punto percentuale. La performance più preoccupate riguarda le aziende del tessile e abbigliamento la cui produzione è diminuita del 6,8% rispetto al I trimestre 2023.
Sul fronte del commercio estero nei primi tre mesi del 2024 il valore delle esportazioni piemontesi di merci si è attestato a a 15,4 miliardi di euro, registrando una diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-2,1%), dinamica che appare tuttavia più contenuta rispetto a quella vissuta sia a livello nazionale che dalle principali regioni esportatrici italiane. Nello stesso periodo il valore delle merci importate è stato pari a 11,7 miliardi di euro, il 6,4% in meno rispetto al trimestre gennaio-marzo 2023, portando il saldo della bilancia commerciale a +3,7 miliardi di euro, in lieve calo rispetto ai 4,1 dell’anno prima.
In questo contesto, il Piemonte si è confermato la quarta regione esportatrice, con una quota pari al 10% dell’export nazionale, avendo registrato un risultato complessivamente meno negativo sia del dato italiano (-2,8%) che di quello ripartizionale (-3,4%).
La contrazione delle esportazioni piemontesi, in questi primi tre mesi del 2024, ha riguardato la maggior parte dei settori di specializzazione. Un ruolo determinante sul risultato complessivo è stato ancora una volta esercitato dai mezzi di trasporto che rappresentano il settore più rilevante per il commercio estero piemontese, generando poco meno di un quarto del totale delle esportazioni (23,7%). Questo comparto ha segnato una flessione del 2,3% frutto principalmente del calo delle vendite oltre confine di autoveicoli (-5,5%) e componentistica autoveicolare (-2,9%), mentre continuano a vivere una fase espansiva i prodotti dell’aerospazio (+38,9%).
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, anche nella prima parte del 2024 il bacino dell’Ue 27 ha attratto la quota maggioritaria (61,6%) dell’export regionale, mentre il 38,4% si è diretto verso mercati extra-Ue 27. Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono risultate stazionarie (-0,5%) mentre le esportazioni verso i Paesi extra-Ue 27 hanno registrato nel complesso una caduta di intensità maggiore (-4,7%).
La sintesi di tutti gli indicatori disponibili a livello territoriale fornisce il quadro di un Piemonte che nel 2023 ha mantenuto livelli di crescita significativi, sebbene inferiori rispetto al periodo di rimbalzo post pandemico. I primi mesi del 2024 risultano orientati a una relativa stabilità sebbene emergano evidenti segnali di criticità e rallentamento. La produzione industriale ha già vissuto infatti un leggero calo, mentre gli investimenti si sono stabilizzati, specialmente nelle grandi imprese, nonostante le difficoltà persistenti derivanti dall'incertezza economica globale.