Impoverimento, sviluppo economico e autorganizzazione delle comunità locali

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (ricercatore libero professionista), Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (IRES Piemonte)

    In questo articolo tracciamo un ragionamento introduttivo e di sintesi sul fenomeno dell'impoverimento per poi lasciare spazio a tre contributi provenienti da tre contesti locali piemontesi in cui si stanno sviluppando progetti di risposta dai tratti in parte inediti.E' notizia recente che si sono fatti grandi passi sul fronte della lotta alla fame, allo stesso tempo studi internazionali mostrano un allargamento del divario tra i più ricchi e i più poveri, a causa della crescita enorme dei redditi di poche persone.

    Mentre fino a pochi anni fa lo spartiacque passava tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo, oggi il divario tra ricchi e poveri si allarga all'interno dei paesi cosiddetti avanzati e tocca gruppi sociali fino a poco tempo fa ritenuti al riparo da fenomeni di impoverimento.

    I dati diffusi dall'ISTAT a luglio 2014 mostrano come l'impoverimento (povertà assoluta) di alcuni gruppi di popolazione continui ad aumentare anche nel nord del paese, area tra le più ricche d'Europa. Questo fenomeno colpisce i lavoratori in proprio tanto quanto i lavoratori dipendenti ed è accompagnato dal deteriorarsi sia quantitativo sia qualitativo delle opportunità di lavoro (contratti atipici e precariato oltre la fase di ingresso nel mercato del lavoro, piccole imprese e studi professionali che soccombono sotto il peso della pressione fiscale e delle regolamentazioni). E' questa la caratteristica del fenomeno della povertà attuale: impoverimento a causa dell'insufficienza di opportunità e miglioramento del lavoro.

    Accanto a questa dinamica, continua poi ad essere presente la questione di quei soggetti che per ragioni legate alla cattiva salute, a esperienze traumatiche, a incapacità o rifiuto di reggere i vincoli della vita sociale organizzata della società, non sono in grado di autosostenersi e in mancanza di aiuti familiari (o di altro genere) cadono in condizioni di povertà. Questo tipo di povertà può ancora aggravarsi qualora si trovi a intrecciarsi con l'impoverimento per ragioni lavorative di persone e famiglie che svolgevano un ruolo di contenimento rispetto alle situazioni di povertà più 'tradizionale'.

    La necessità di rispondere alle esigenze di questi cittadini è oggi resa complessa dalla grave crisi economica e fiscale del paese che non solo riduce le risorse da destinare al sostegno delle persone più fragili e vulnerabili, ma ne rende tali altre e in numero rilevante.

    Per avere una visione più approfondita di cosa stia avvenendo è importante ripercorrere a grandi linee i cambiamenti e trasformazioni nella sfera economica della nostra regione..

    Con gli anni Ottanta del secolo scorso con l'applicazione della Cassa Integrazione Guadagni, dapprima alla FIAT e successivamente nelle altre grandi fabbriche italiane, è cominciato il restringimento del tessuto produttivo nazionale, proseguito negli anni successivi.

    Tuttavia in quegli anni i cassaintegrati che uscivano dalla cosiddetta 'fabbrica dei motori' o dalle imprese dell'indotto e che subirono gli effetti di ricaduta negativi della crisi del settore auto della FIAT, non entravano nel novero dei poveri, sia perché i contributi erogati, pur inferiori all'epoca del 20% rispetto ai salari, non aggravarono le condizioni di vita dei cassaintegrati, sia perché il Welfare aveva ancora delle prerogative positive e di tenuta tali da garantire assistenza economica anche per i non occupati. Inoltre alcune migliaia di lavoratori e le loro famiglie colsero l'opportunità di tornare nelle regioni di origine dove avviare piccole attività economiche in proprio o trascorrere il pensionamento. E' il breve periodo dei flussi migratori che seguono percorsi opposti alla norma e dal Piemonte e Torino si muovono verso il Sud.

    Le tappe successive dei cambiamenti economici segnarono invece marcatamente il destino di decine di migliaia di persone proprio perché quella crisi pervase progressivamente anche altri settori produttivi, (come quello tessile del biellese presentato nel prossimo articolo). Tra i principali cambiamenti ricordiamo l'accelerazione della globalizzazione in conseguenza sia di accordi commerciali internazionali sia dell'utilizzo delle tecnologie della comunicazione e informazione, e l'adozione dell'euro che pose nuovi vincoli alle politiche monetarie del paese. D'altro canto il mancato controllo dei prezzi nel passaggio dalla lira all'euro causò un raddoppio degli esborsi delle famiglie per la spesa, erodendone il potere d'acquisto e di consumo.

    Il Piemonte e l'Italia, appesantiti dal debito pubblico, hanno avuto meno margini di manovra di altri paesi. A questo aspetto si aggiunga anche una probabile inferiore capacità manageriale nel gestire i processi lavorativi e produttivi nella delocalizzazione (rispetto ad esempio alla Germania) e più in generale nelle attività d'impresa, producendo così il depauperamento della struttura produttiva locale, il tutto nel quadro di una cultura corporativistica che ha impedito il rinnovamento del paese.

    La crisi finanziaria del 2008, con i suoi effetti destruenti sulla economia reale, ha fatto il resto nel rendere ancora più difficoltosa l'attività economica in Piemonte e in altre regioni italiane.

    Ne è conseguito che, oltre ad operai ed impiegati, anche gli imprenditori e i lavoratori in proprio, soprattutto dell'artigianato e delle piccole e medie imprese, sono entrati in difficoltà tali da varcare la soglia sia della vulnerabilità sociale, sia della povertà per aver perso la possibilità di automantenersi.

    E' evidente che soltanto se si interviene a livello strutturale dell'economia reale, così da creare posti di lavoro, è possibile arrestare il fenomeno dell'impoverimento e riprendere a camminare verso il target posto da Europa 2020 di riduzione del numero di persone povere. La possibilità di avere un impiego, un'occupazione, una propria attività adeguatamente retributiva o remunerativa significherebbe riattivare anche quel circuito di redistribuzione delle risorse per sostenere l'assistenza alle fasce più deboli di quei cittadini che non possono autosostenersi per ragioni varie, e per periodi più o meno lunghi della propria vita.

    A questo punto però occorre domandarsi se il modello economico che ha prodotto la crisi e avviato nuove sofferenze potrà risorgere tale e quale a prima con la creazione di opportunità lavorative oppure se non occorra ridiscutere in modo approfondito quel modello e comprenderne i fondamenti per sapere disegnare un sistema politico e civile socialmente più responsabile e a misura delle sfide globali. E' infatti sorprendente dover parlare di carenza di opportunità lavorative quando siamo attorniati da carichi di lavoro e necessità inevasi (periferie fatiscenti, strade con buche e marciapiedi sporchi, necessità di fare interventi per il risparmio energetico, attività di ricerca e sviluppo di tecnologie sospese per mancanza di risorse, etc).

    Seguendo la 'teoria delle capacità', si è creata e si sta creando una situazione per cui le persone non possono agire le proprie capacità e neppure svilupparle per partecipare al mantenimento della nostra vita sociale e collettiva e alla creazione di benessere per tutti gli esseri di questa terra.

    Qualcosa però si sta muovendo. Per rimanere nel campo di interesse di questo numero di PolitichePiemonte, i modelli teorici sulla base dei quali si basano gli approcci operativi per fronteggiare il fenomeno dell'impoverimento e delle povertà più 'tradizionali' si stanno modificando sulla base di nuovi orientamenti culturali diffusisi in settori della società civile, come quello che valorizza la partecipazione e la cittadinanza attiva, il superamento di confini tra soggetti di natura giuridica diversa (pubblico, non-profit, privato), e l'integrazione, la trasversalità e interdisciplinarietà tra settori e servizi. I contributi che seguono contengono tracce evidenti di questi nuovi pensieri e pratiche.

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