Il Piemonte: laboratorio di innovazione sociale per contrastare la crisi del welfare

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Università degli Studi di Milano e Centro Einaudi di Torino)

    Fronteggiare la crisi del welfare con un nuovo paradigma

    L'Italia sembra aver superato la soglia oltre la quale il ritorno al modello di welfare pre-crisi non appare più né possibile né auspicabile, essendo il contesto economico-sociale profondamente cambiato rispetto agli anni in cui tale modello era stato creato e successivamente consolidato, rendendo così oggi di fatto insostenibile la difesa di un welfare incentrato sul sistema statale e su risorse prevalentemente pubbliche.

    Fattori di rischio per la vulnerabilità e l'esclusione sociale possono essere identificati nei cambiamenti demografici e delle strutture familiari, che mettono a repentaglio le "capacità di welfare" del principale ammortizzatore sociale italiano, la famiglia. L'allungamento dell'aspettativa di vita media ha implicazioni, oltre che sui bisogni assistenziali, sulla distribuzione degli oneri di cura: combinato al prolungamento dell'età delle donne, contribuisce alla crescita di una generazione "sandwich" schiacciata tra la cura dei figli e dei genitori. Aspetto che, se non supportato da adeguati strumenti di caregiving familiari per bambini e anziani, potrebbe peggiorare i livelli di occupazione femminile, già particolarmente bassi nel nostro paese. La crisi economica sta inoltre polarizzando la società non solo lungo la linea della ricchezza e del lavoro, ma anche lungo una dimensione spaziale, accentuando la frattura centro-periferia. Parallelamente alla crescita dei bisogni sociali, ma soprattutto della loro complessità, si assiste al taglio delle risorse per farvi fronte, tagli che colpiscono in particolare gli enti locali, che negli ultimi anni hanno acquisito sempre più importanza all'interno del welfare a causa della pesante contrazione dei trasferimenti statali. Misure innovative di contrasto alla povertà e alla vulnerabilità sono quindi necessarie per garantire stabilità sociale e politica.

    Di fronte all'aggravarsi dei problemi derivanti dalla crisi, si è iniziato a sperimentare nuove forme di intervento. Sta quindi facendosi strada un nuovo paradigma che si impernia intorno al contributo che attori e risorse non pubbliche possono fornire al rinnovamento del welfare e al passaggio da un modello basato sulla protezione sociale ad uno incentrato sulla promozione sociale. Accanto a misure di policy finalizzate a ricalibrare il welfare pubblico più tradizionale, si implementano progetti volti a sperimentare pratiche di secondo welfare e caratterizzati da un significativo grado di innovazione sociale (Maino e Ferrera 2013).

    Si tratta di misure di protezione e/o investimento sociale finanziate con risorse non pubbliche, messe a disposizione da un insieme ampio di attori radicati sul territorio: aziende, imprese sociali, associazioni datoriali e sindacali, assicurazioni e mutue, fondazioni bancarie e di comunità, soggetti del Terzo settore e del volontariato, tutti disponibili alla creazione di reti multi-stakeholder e multi-livello. Questi soggetti contribuiscono a dare risposte ai nuovi bisogni per arginare l'arretramento del welfare state pubblico, e al contempo offrono una via per creare occupazione e rilanciare crescita e sviluppo.

    Strumenti di questo nuovo paradigma possono essere la mobilitazione delle risorse di "pagatori" privati, la mobilitazione di (nuovi) erogatori non pubblici, la mobilitazione del risparmio privato in forme più efficienti. Si tratta di ripensare il ruolo e il contributo di questi stakeholder per disporre di maggiori risorse e di un'offerta più estesa di servizi per le famiglie, promuovendo partnership pubblico-privato, facendo ricorso a risorse aggiuntive, favorendo la ricerca e la promozione di innovazione in campo sociale, anziché perseguire esclusivamente il risparmio economico.

     

    Il Piemonte, laboratorio di innovazione sociale

    In Piemonte sono state avviate in questi anni sperimentazioni innovative riconducibili al paradigma del secondo welfare, che fanno di molti dei suoi territori un laboratorio di innovazione sociale.

    Per quanto riguarda il contrasto alla povertà assumono rilevanza quei progetti in grado di affiancare al sostegno economico percorsi di inserimento lavorativo e sociale. Tra questi il progetto "Reciproca solidarietà e lavoro accessorio" del Comune di Torino - reso possibile anche grazie al finanziamento di Compagnia di San Paolo - che impegna i cittadini disoccupati in attività promosse da enti senza fini di lucro che abbiano come riferimento la "cura della comunità" utilizzando lo strumento del voucher. Oppure la nascita degli empori sociali, spazi simili a supermercati che offrono ai cittadini indigenti beni alimentari messi a disposizione da esercizi commerciali e aziende, accompagnando al sostegno alimentare servizi aggiuntivi di promozione sociale (sportello lavoro, assistenza sociale, attività di aggregazione, ecc.). Proprio a Torino, nel marzo 2013, è nata l'associazione di volontariato "Terza settimana" che ha promosso uno dei primi esempi di social market grazie al contributo di diverse realtà del territorio. Compagnia di San Paolo ha finanziato tutti i costi di start up; la società ortofrutticola Ortobra Srl garantisce ogni settimana gratuitamente più di una tonnellata e mezza di frutta e verdura; l'Agenzia Territoriale per la Casa ha messo a disposizione i locali per le attività dell'associazione; QuiFoundation ha donato le carte e i POS per la tracciabilità delle consegne.

    Anche sul versante abitativo si assiste in Piemonte alla diffusione di spazi di edilizia sociale realizzati grazie alla collaborazione tra enti pubblici, fondazioni e attori privati, spazi destinati a quella domanda abitativa inevasa per ragioni economiche (persone con redditi tali da non rientrare nei parametri ERP ma nemmeno da accedere al mercato privato). Progetti che, grazie al coinvolgimento di risorse finanziarie non pubbliche, riescono a riqualificare edifici e quartieri sottraendoli al degrado e a promuovere la coesione sociale lavorando sulla coabitazione di persone con profili eterogenei (Lodi Rizzini 2013). Si pensi ai condomini solidali, progetti che intendono rispondere in modo innovativo ai bisogni dei cittadini sia dando una risposta al disagio abitativo, sia creando nuovi rapporti di prossimità e vicinato grazie alla valorizzazione delle relazioni di solidarietà (ad esempio tra generazioni, come nel caso del senior cohousing) mediante sostegno reciproco, partecipazione e attività di socializzazione. Vi sono poi le cosiddette "residenze temporanee" (ad esempio a Torino lo Sharing Hotel Residence, Luoghi Comuni e d'Orho) che offrono soluzioni abitative a prezzi calmierati - per un periodo di tempo molto variabile (da qualche giorno a più di un anno) - a singoli e famiglie con esigenze differenti: da studenti fuori sede, a lavoratori temporanei, a persone che soffrono "stress abitativi" a seguito di una separazione, di uno sfratto o di problemi economici.

    Un terzo fronte riguarda le esigenze di conciliazione tra vita personale e lavorativa. A questo proposito si stanno sempre più diffondendo pratiche di welfare aziendale e contrattuale (cfr. Mallone 2013), in grado anche di favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro. Si tratta di benefit e servizi forniti ai lavoratori al fine di migliorarne la vita privata e lavorativa, partendo dal sostegno al reddito familiare, allo studio, alla genitorialità, alla tutela della salute e fino ad arrivare a proposte per il tempo libero e agevolazioni di carattere commerciale. Artefici della messa a punto di pacchetti di welfare sono le aziende ma sempre più spesso anche le organizzazioni sindacali o le organizzazioni datoriali e gli enti bilaterali. Tanti soggetti che mirano a tutelare i lavoratori, ma che si pongono sempre più l'obiettivo di produrre allo stesso tempo ricadute positive anche per i territori in cui le imprese operano.

    A proposito di bilateralità e welfare, l'Ente bilaterale del terziario della provincia di Cuneo ha istituito -nell'ambito di un fondo di sostegno al reddito- una serie di iniziative per la maternità e la genitorialità rivolte sia ai lavoratori che ai datori di lavoro. E' stato riconosciuto un contributo integrativo per congedo parentale (maternità facoltativa) fruito per almeno 90 giorni durante il primo anno di vita del figlio pari a 500 euro lordi. Il contributo è riconosciuto sia ai lavoratori che ai datori di lavoro iscritti all'EBT di Cuneo ed in regola con i pagamenti dei contributi bilaterali da almeno 24 mesi. Il caso di Cuneo si contraddistingue per un ulteriore contributo, esempio unico nelle province piemontesi, riconosciuto alle aziende in occasione della sostituzione di lavoratrici assenti per congedo parentale facoltativo. Tale sostituzione deve avvenire in maniera virtuosa (ad esempio riconoscendo al lavoratore che subentra lo stesso orario del lavoratore in congedo) e il congedo facoltativo fruito dal lavoratore deve essere superiore a 90 giorni continuativi. Verificate tali circostanze il datore di lavoro ha diritto ad un contributo di 500 euro lordi. Tale misura incentiva non solo il lavoratore a fruire del congedo ma anche il datore di lavoro a sostituire in maniera onesta e congrua il posto di lavoro.

    Venendo infine all'impatto della crisi sui consumi sanitari, le società di mutuo soccorso (la Mutua pinerolese, il Consorzio di Mutue Novara, la Mutua Solidea o la Mutua Cesare Pozzo) e i centri medici presenti nel territorio piemontese, per quanto ad oggi piuttosto limitati e in grado di coprire una piccola parte della popolazione regionale, paiono in via di rapido sviluppo e con ampie potenzialità di crescita e diffusione. Si tratta di stakeholder e interventi che rientrano a pieno titolo nel secondo welfare perché in grado di superare il dualismo tra pubblico e privato, e rispondere positivamente alla complessità delle società moderne grazie al coinvolgimento di soggetti intermedi appartenenti al Terzo settore e alla società civile.

     

    Concludendo

    Certamente, a fronte di molte esperienze positive in corso di sperimentazione nel territorio piemontese, vi sono ancora amplissimi margini per sviluppare l'innovazione in ambito sociale. Per farlo è necessario investire su target e ambiti strategici per le sfide che ci attendono: le donne e il tema della parità di genere; i giovani tra istruzione e mondo del lavoro; l'invecchiamento attivo; la non autosufficienza; le nuove forme di vulnerabilità. Ma anche sostenere la crescita di partenariati che coinvolgano soggetti pubblici, non pubblici, i destinatari e la società civile e che diventino reti stabili di collaborazione e co-produzione di servizi. Si tratta infine di comprendere come valorizzare le esperienze di successo per promuovere ulteriormente l'innovazione, per superare freni ed ostacoli, per andare oltre la fase di sperimentazione e riproporre altrove le soluzioni innovative per fare davvero sistema.

     

    Bibliografia

    Lodi Rizzini C. (2013), Il social housing e i nuovi bisogni abitativi, in F. Maino e M. Ferrera (a cura di), Primo rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, pp. 237-270.

    Mallone G. (2013), Imprese e lavoratori: il welfare aziendale e quello contrattuale, in F. Maino e M. Ferrera (a cura di), Primo rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, pp. 49-81.

     

    Per approfondimenti

    Maino F. e Ferrera M. (a cura di) (2013), Primo rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi, download: http://secondowelfare.it/primo-rapporto-2w/primo-rapporto-sul-secondo-welfare.html

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