Efficienza energetica e tutela dell’ambiente nei settori elettrico, termico e dei trasporti

    di Giuseppe Bergesio (IREN Energia)

    Introduzione

    Le politiche energetiche trovano una fondamentale declinazione nel contesto urbano e nella ricerca dell’equilibrio tra efficienza energetica e sostenibilità ambientale il principio a cui ricondurre le strategie gli interventi  settoriali.  

    Oltre il fotovoltaico e l’eolico

    La lotta per lo sviluppo sostenibile sarà per gran parte vinta, o persa, all’interno delle nostra città. Stiamo usando troppo il nostro capitale naturale e le soluzioni devono essere collegate alla città”. Con queste frasi Klaus Toepfer, allora Direttore Esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, individuava, ancora nel 2005, il contesto urbano come il principale settore di azione per le politiche energetiche.

    Tuttavia, come emerge dall’“Energy Efficiency Report – Il mercato dell’efficienza energetica in Italia dalla prospettiva degli utenti finali” presentato a Giugno 2018 (Politecnico di Milano, 2018), per molti anni i media hanno identificato lo sviluppo sostenibile solo nello sviluppo delle energie rinnovabili, specialmente fotovoltaico e eolico, tecnologie che, grazie al sistema regolatorio e di incentivazione particolarmente favorevole, hanno catalizzato quasi interamente l’interesse da parte di investitori e grandi player del settore. Senza mettere in discussione gli indubbi benefici ottenuti e ancora ottenibili da sole e vento, purché applicate in modo proprio, sembrerebbe altrettanto indiscutibile che l’ampliamento del ventaglio di azione agli ambiti dell’efficienza energetica, alle rinnovabili termiche e ai trasporti, sia un passo indispensabile nel percorso verso un modello di sviluppo pienamente sostenibile. Si ricordi infatti che nonostante il considerevole incremento nella produzione rinnovabile, l’Italia dipende tutt’oggi per oltre tre quarti del proprio fabbisogno energetico da fonti fossili di importazione (Saporiti, 2018).

    C’è da dire che lo stesso Energy Efficiency Report ha iniziato a registrare una evoluzione nel trend: probabilmente anche grazie alla stabilità del sistema di agevolazioni fiscali per il risparmio energetico e complice il peso rilevante della fornitura energetica nella spesa familiare, i clienti finali risulterebbero sempre più attenti alla sostenibilità ambientale e sensibili alle tematiche di efficientamento e risparmio. Il report stima che il totale complessivo di investimenti in efficienza energetica realizzati in Italia nel 2017 ammonti a circa 6.7 miliardi di euro, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, per due terzi impegnato nei settori “Home & Building” e nella Pubblica Amministrazione. Sembra ragionevole attendersi che, salvo stravolgimenti nel quadro regolatorio, tale trend continui negli anni a venire, presumibilmente con un progressivo orientamento delle risorse verso il comparto urbano, in linea con i recenti strumenti incentivanti messi a punto a favore dei condomini.

     

    Sostenibilità energetica e ambientale nel contesto urbano

    Parallelamente emerge in maniera sempre più netta lo stretto legame tra sostenibilità energetica e ambientale, ossia tra il nodo della decrescente disponibilità delle risorse energetiche fossili, l’impatto a livello globale dei gas climalteranti  e il tema, prettamente locale seppur di vasta diffusione, della qualità dell’aria in ambito urbano e del contenimento di polluenti quali il monossido di carbonio, gli ossidi di azoto e il particolato. Per dare un peso all’analisi si può prendere a riferimento l’“Efficiency Know” tratto da “Orange Book” (2017), dal quale si evince che il riscaldamento urbano contribuirebbe alle emissioni particolato (nella forma di PM10 e PM2.5) per oltre il 50%, mentre il sistema dei trasporti contribuirebbe al 60% delle emissioni di ossidi di azoto: inquinanti critici per l’aria delle città italiane, tra le quali Torino e la maggior parte dei capoluoghi di provincia piemontesi purtroppo non costituiscono eccezione. Nel 2018, ad esempio, A Torino il numero massimo di giorni di superamento della soglia limite di PM10 (stabilito in 35 giorni all’anno) è stato raggiunto e superato in Aprile e questo nonostante i considerevoli risultati ottenuti attraverso politiche almeno trentennali mirate al miglioramento della qualità dell’aria.

    Certamente il problema non è solo piemontese e neanche limitato al Bel Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS) ha stimato che l’inquinamento dell’aria provochi circa 3 milioni di morti premature all’anno e che il 92% della popolazione mondiale sia esposto a concentrazioni annuali oltre il limite consigliato (World Health Organization, 2017). In Europa circa il 10% della popolazione respira una concentrazione media annuale di PM2,5 superiore ai limiti di legge e si stima che ciò comporti una riduzione dell’aspettativa di vita media pari a 8,6 mesi (European Environment Agency, 2016). Studi sull’Italia, al pari, stimano che le morti premature causate dall’inquinamento dell’aria siano state 91.000 nel solo 2016 [6]. Tali effetti si traducono, inoltre, in un’ingente spesa sanitaria che grava sulla collettività e che per alcuni studi, da sola, sarebbe sufficiente a sostenere anche dal punto di vista economico un rapido intervento. Infatti, i risparmi ambientali, in termini di riduzione delle emissioni, potrebbero garantire una sostanziale riduzione del numero dei morti e dei ricoveri dovuti all’inquinamento dell’aria, generando un “risparmio” per l’Erario.

     

    Un possibile fattore chiave nelle politiche energetiche locali: Il teleriscaldamento

    Se dunque, per quanto riguarda il nostro Paese, gli indirizzi energetici di carattere generale sono definiti attraverso la Strategia Energetica Nazionale (Ministero dello Sviluppo Economico, 2017), la cui ultima edizione è stata approvata a fine 2017, questi stessi obiettivi sono ripresi e interpretati a livello regionale con il Piano Energetico e Ambientale (PEAR), piano che, a leggere l’ultima bozza in consultazione (di Febbraio), sembrerebbe fortemente permeato dal tema della qualità dell’aria. In questo contesto, il teleriscaldamento viene riconosciuto tanto su scala regionale, quanto italiana ed europea, come un fattore chiave delle politiche energetiche e ambientali in ambito urbano. Secondo i dati più recenti (Confservizi NordOvest, 2018), pur servendo attualmente solo il 4% della popolazione italiana, il teleriscaldamento permetterebbe di risparmiare ogni anno oltre 500 ktep di energia primaria e, di conseguenza, 1.6 kton di CO2, contribuendo oltretutto al miglioramento della qualità dell’aria. Si tratta di oltre 4 milioni di barili di petrolio risparmiati all’anno; l’effetto in termini di emissioni di anidride carbonica è paragonabile all’eliminazione di oltre un milione e mezzo di automobili di fascia media con percorrenza annua media di diecimila chilometri. Anche il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte, stilato dall’ARPA e pubblicato nel mese di Giugno, ha inserito il teleriscaldamento tra i fattori determinanti il recente miglioramento della qualità dell’aria a Torino, insieme alle politiche ambientali adottate, all’evoluzione dei motori e dei combustibili e all’accresciuta consapevolezza dei cittadini (Arpa, 2018).

     

    In termini generali, il teleriscaldamento è visto favorevolmente in fase di pianificazione energetica per vari motivi, tra i quali indubbiamente il primo è da individuarsi nell’efficienza complessiva di sistema, da connettersi alla cogenerazione di energia elettrica e termica all’interno delle centrali, a cui corrisponde un uso ottimale delle fonti, pur fossili, di alimentazione. Contestualmente, la concentrazione delle emissioni in pochi punti agevolmente controllabili (e controllati) in continuo riveste un ruolo fondamentale nel contenimento dei polluenti, anche perché permette l’adozione di tecnologie più evolute e costose per l’abbattimento degli inquinanti di combustione, tecnologie dal costo improponibile su taglie di impianto domestiche

     

    L’impatto del teleriscaldamento nell’esperienza torinese

    Per quantificare l’influenza del teleriscaldamento sulla qualità dell’aria cittadina, il Politecnico di Torino ha recentemente condotto lo “Studio degli impatti sulla qualità dell’aria del sistema di teleriscaldamento di Torino” (Zanetti et al., 2017). Si ricordi che Torino costituisce un caso esemplare a livello nazionale in quanto, con circa 60 milioni di metri cubi edificati serviti dal teleriscaldamento, è oggi la città più teleriscaldata d’Italia. Lo studio è mirato a confrontare il bilancio energetico ed ambientale, tra la situazione in essere e un ipotetico scenario per il quale il fabbisogno di calore degli stessi edifici fosse soddisfatto attraverso impianti termici condominiali di tipo tradizionale.

    I risultati delle simulazioni di dispersione, in figura un estratto delle carte tematiche sviluppate, evidenziano come la presenza del teleriscaldamento comporti una generale riduzione della concentrazione media di inquinanti rispetto ad un sistema di riscaldamento tradizionale. Le centrali di cogenerazione ed integrazione contribuiscono a concentrazioni al suolo di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelle che si avrebbero con impianti termici convenzionali. Tale beneficio risulta particolarmente accentuato ai piedi della collina e in buona parte del centro cittadino.

     

    Figura 1. Concentrazioni di NOx. Studio di impatto ambientale-componente atmosfera

     

    Fonte: AEM, Città di Torino (2006)

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    Ancora, il teleriscaldamento si presta ad accogliere rapidamente e su ampia scala la diffusione di nuove tecnologie. In quest’ottica si inserisce, ad esempio, il progetto di riqualificazione dell’ex centrale termoelettrica di Mirafiori Nord, a Torino, al cui posto sorgeranno un campo solare termico ad uso teleriscaldamento ed un parco fotovoltaico per alimentare i consumi ausiliari.

    Infine, il teleriscaldamento costituisce una delle tecnologie abilitanti più efficienti per l’adeguamento della rete elettrica all’integrazione delle rinnovabili, intrinsecamente caratterizzate da elevata discontinuità di produzione. Grazie infatti agli storage termici - altro settore in cui il gruppo IREN ha effettuato e continuerà ad effettuare investimenti - il teleriscaldamento può rapidamente convertire parte della produzione da elettricità a calore e viceversa, sopperendo alle improvvise variazioni di produzione sottese a fotovoltaico ed eolico.

     

    Il potenziale di sviluppo del teleriscaldamento sembrerebbe ancora considerevole. Le stime, prudenziali, della Strategia Energetica Nazionale 2017 individuano un potenziale incremento di ancora il 30% rispetto a quanto già sviluppato. Precedentemente, nel 2014, uno studio pubblicato congiuntamente da AIRU (Associazione Italiana Riscaldamento Urbano) e Legambiente (2014) ha stimato possibile quintuplicare la diffusione del teleriscaldamento in Italia attraverso l’estensione del servizio in 360 comuni con oltre 25 mila abitanti. I benefici energetici ed ambientali che ne conseguirebbero si attesterebbero nel risparmio di oltre un milione di TEP all’anno di energia primaria, a cui corrisponderebbero minori emissioni per oltre 5 milioni di tonnellate di CO2.

     

    In linea con queste tendenze, il Piano industriale del Gruppo Iren per il quinquennio 2018-2022 prevede un incremento del 25% dell’utenza servita, dagli attuali 80 a circa 100 milioni di metri cubi edificati, principalmente da ricondurre all’estensione del servizio a Torino Nord e all’hinterland (ormai prossima l’attivazione del servizio a Beinasco). Tra gli altri interventi a piano figurano l’ampliamento della rete di Piacenza e lo sviluppo del nuovo teleriscaldamento di Novi Ligure (AL).

     

    Altre misure locali per l’efficienza energetica

    L’attenzione di Iren per lo sviluppo sostenibile si concretizza inoltre in una serie di azioni volte all’efficienza energetica. Alle storiche offerte di efficientamento dell’illuminazione pubblica, degli impianti semaforici e degli impianti termici comunali, concretizzatesi ad esempio a Torino attraverso la posa di oltre 55.000 corpi illuminanti a LED e la riqualificazione di oltre 100 impianti di riscaldamento comunali in prevalenza scolastici, recentemente Iren ha affiancato la proposta a privati, imprese e pubblica amministrazione di un ampio ventaglio di proposte di efficientamento: dalle diagnosi alla cappottatura degli edifici residenziali, dalle valvole termostatiche alla contabilità individuale, dalla microcogenerazione al fotovoltaico. Parallelamente cresce l’interesse per il tema dei trasporti. Il Gruppo Iren ha recentemente avviato alcune attività nel settore della E-MOBILITY con l’obbiettivo di incrementare la diffusione dei veicoli elettrici e delle relative colonnine di ricarica. Il percorso individuato in Piano Industriale si snoda attraverso la conversione ad alimentazione elettrica di una parte del parco auto aziendale (25% della flotta leggera) e dei mezzi di raccolta dei rifiuti (10% della flotta), il raggiungimento della leadership nella realizzazione e gestione delle colonnine di ricarica nei propri territori di riferimento, l’avvio di progetti di e-scooter ed e-bike sharing.

     

    Per concludere

    Come si è detto all’inizio dell’articolo, i risultati in ambito energetico, e dunque il successo del complesso percorso per arrivare ad uno sviluppo pienamente sostenibile, sono indubbiamente strettamente connessi, e favoriti, da politiche energetiche e ambientali che sappiano oculatamente pesare le diverse esigenze ed opportunità, indirizzando in tal modo l’adozione dell’ampio ventaglio di soluzioni tecnologiche disponibili verso un mix di interventi quanto più possibile efficace. In queste politiche gioca un ruolo fondamentale  il fattore “tempo”: come dimostrano gli stringenti obbiettivi di pianificazione energetica posti a livello europeo, la sfida, che all’inizio del millennio sembrava ancora da giocarsi prettamente su un piano di sviluppo tecnologico, sembrerebbe ora invece incarnarsi in una gara per arrivare ai risultati prima che si evidenzino i segnali di una crisi energetica globale.

    L’elemento “tempo” è per buona parte una carta in mano al legislatore il quale, anche attraverso poche azioni mirate e senza significativo incremento di spesa, potrebbe in effetti fare la differenza. Si tratterebbe ad esempio di  individuare formule efficaci per contenere i tempi reali degli iter autorizzativi, al fine di accelerare la messa a regime degli investimenti. Al pari, sarebbe auspicabile un quadro regolatorio stabile nel lungo termine in maniera da favorire lo sviluppo tecnologico, la specializzazione, la competitività tra le imprese e gli investimenti di lungo periodo. In generale, l’ottimizzazione dei tempi, intervenendo sul volume degli investimenti e sulla rapidità di mobilitazione, potrebbe presentare ricadute positive anche in termini di occupazione e di sviluppo economico del Paese.

     

     

    Bibliografia

     

    AEM, Città di Torino (2006) Centrale termoelettrica Torino Nord e ampliamento rete di teleriscaldamento, Sintesi non tecnica, http://www.eib.org/attachments/pipeline/20080174_nts_it.pdf

    Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale Piemonte (2018), Relazione sullo stato dell’ambiente in Piemonte, http://www.arpa.piemonte.it/reporting/rapporto-sullo-stato-dellambiente-in-piemonte.

    Confservizi Nord-Ovest (2018) Il Sistema industriale delle utility del Nord-Ovest, Confservizi Nord-Ovest.

    Efficiency Know (2017), Orange Book, Roma: Efficiency Know. https://www.efficiencyknow.com

    European Environment Agency (2016) Air quality in Europe, European Environment Agency, https://www.eea.europa.eu.

    Associazione Italiana Riscaldamento Urbano e Legambiente e Legambiente (2014), Il teleriscaldamento in Italia. Stato attuale e potenzialità di sviluppo, https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/il-teleriscaldamento-italia.

    Ministero dello Sviluppo Economico (2017), Strategia Energetica Nazionale, Roma: MISE. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/component/tags/tag/2115-strategia-energetica-nazionale-2017

    Politecnico di Milano (2018), Energy Efficiency Report – Il mercato dell’efficienza energetica in Italia dalla prospettiva degli utenti finali, Milano: Politecnico di Milano.

    Regione Piemonte (2018) Bozza in consultazione del Piano Energetico ed Ambientale Regionale, Regione Piemonte.

    Ronchi E. (2016), La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane, Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, https://www.fondazionesvilupposostenibile.org.

    Saporiti R. (2018), L’energia italiana: meno rinnovabile e sempre più di importazione, Il Sole 24ore.

    World Health Organization (2016), Health risks of air pollution. General principles, http://www.euro.who.int

    Zanetti M., Panepinto D., Ravina M. (2017), Studio degli impatti sulla qualità dell’aria del sistema di teleriscaldamento di Torino, Torino: Politecnico di Torino.

     

     

    Parole chiave: energia, ambiente,

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