Dotazione telematica e digitalizzazione del Piemonte all’esplodere dell’epidemia da covid-19

    A cura di Francesca S. Rota, IRCrES CNR

    La crisi economica associata al covid-19 assumerà in Italia una dimensione asimmetrica sotto più punti di vista. Per quel che attiene i settori produttivi, il prolungato lock-down e le indicazioni di distanziamento sociale confermate anche per la fase-2 dell’emergenza colpiranno in particolare il turismo, i trasporti, la ristorazione, i servizi per il tempo libero e la cura della persona.

    Al contrario, per effetto dell’aumentata domanda di intrattenimento digitale, smartworking, didattica online, telemedicina, e-government, remote sensing e elaborazione dati, essi daranno un impulso positivo alla produzione di piattaforme e contenuti digitali, al web design, all’informatica e alle telecomunicazioni, contribuendo anche dopo l’emergenza a un incremento dei livelli di digitalizzazione e traffico dati nel Paese.

    Con riferimento al traffico dati sin dai primi giorni successivi al Decreto del 10 marzo che ha reso l’Italia un’unica vasta “zona protetta”, Open Fiber (società nata per rispondere ai Bandi Infratel per realizzare la fibra ottica del Piano italiano per la banda ultra larga-BUL) registrava incrementi di traffico fino a +70% in download e +300% in upload, mentre MIX (il principale internet exchange[1] italiano) dichiarava un assestamento strutturale dello scambio di dati su livelli superiori a 1 Terabyte. Fortunatamente condizioni positive di sovradimensionamento delle reti e penetrazione delle connessioni hanno consentito di fare fronte all’improvviso aumento della domanda. Fondamentale in particolare è risultato il fatto che le reti fisiche per le connessioni a grande distanza e tra gli operatori, essendo progettate per flussi simmetrici in entrata e uscita, disponessero di una capacità non utilizzata proprio per la tipologia di traffico più sospinta dai nuovi usi della rete, ossia quelli outgoing delle piattaforme di cloud, dove risiedono le applicazioni di lavoro collaborativo e di videoconferenza (Marino e Morandini, 2020).

    L’Internet italiana, sia pur con qualche scricchiolio, ha dunque superato la fase iniziale dell’emergenza coronavirus, ma in vista della fase 2 e di una modificazione strutturale del modo di lavorare, studiare e interagire degli italiani, si pone il problema di rilanciare con urgenza il tema delle reti ultraveloci (reti in fibra ottica che trasmettono fino a 1 gigabyte al secondo) e della “digital readiness” di imprese, lavoratori e studenti.

    A questo fine, il presente articolo fa il punto sulla dotazione infrastrutturale digitale e sul livello di digitalizzazione del Piemonte nel momento in cui è esplosa l’emergenza covid-19. In particolare oggetto di riflessione è la diversa dotazione con cui territori si sono trovati a fronteggiare le sfide sanitarie, sociali e organizzative connesse con il diffondersi dell’epidemia.

    La dotazione infrastrutturale digitale

    I dati al 2018[2] mostrano per il Piemonte una copertura in termini di comuni e unità immobiliari (UI) raggiunte[3] che è parziale e inferiore alla media nazionale sia per le reti NGA (che lavorano ad almeno 30 megabyte al secondo[4]) sia per le NGA-VHCN (da 0,1 a 1 gigabyte al secondo). Per le reti NGA il numero di UI “servite” è infatti pari al 56,7% delle UI totali (contro 58,0% nazionale); il 9,6% (contro 12,1% nazionale) nel caso delle reti NGA-VHCN. E sebbene nel capoluogo la copertura sia quasi totale, ci sono ancora molti comuni del tutto sprovvisti di fibra ottica.

    Per sopperire alle situazioni per le quali gli operatori di rete privati non hanno convenienza a investire, in Piemonte come nel resto del Paese è in fase di realizzazione il Piano Nazionale per la Banda Ultralarga (Piano BUL), varato dallo Stato nel 2015 e finanziato in Piemonte, con il concorso di risorse nazionali e europee (fondi POR FESR e PSR), per una spesa di circa 10 miliardi di euro, da ultimare nel 2020. Tutti i comuni piemontesi sono coinvolti e nella quasi totalità dei casi è previsto il ricorso a soluzioni combinate di fibra ottica e tecnologie radio (FWA). Queste ultime in particolare rappresentano circa il 24% della totalità delle connessioni pianificate: una percentuale più consistente di quella media italiana (19%) che rispecchia la difficoltà di raggiungere con le reti fisiche molte porzioni del territorio regionale. L’elevata frammentazione amministrativa del Piemonte si è anche tradotta in un forte aggravio del carico burocratico (circa 8.700 autorizzazioni attese per 2.410 lotti operativi) e come si vede dalla tabella che segue, i lavori sono in forte ritardo.

     

    Tabella 1. Distribuzione dei Comuni e UI piemontesi in funzione dello stato di avanzamento del lavori relativi al Piano BUL (al 6 maggio 2020)

    Stato progetti BUL N. Comuni  % N. Unità immobiliari  %
    non avviati 8 0,70% 11.304 1,40%
    progettazione definitiva  135 11,30% 41.709 5,30%
    progettazione esecutiva  689 57,50% 446.422 56,40%
    esecuzione lavori 299 25,00% 262.054 33,10%
    lavori ultimati 67 5,60% 30.587 3,90%
    Totale Piano 1.198 100,00% 792.076 100,00%

    Fonte: elaborazione su dati Infratel e Open Fiber[5]

    I comuni con cantieri BUL aperti (lavori in esecuzione o ultimati) sono solo il 31,2% (contro il 37,4% del Paese), le UI il 39,8% (contro il 59,8 %). E sebbene i comuni non ancora attivati siano relativamente pochi (0,7%), sono invece numerose le pratiche autorizzative per le quali si è ancora in attesa di risposta: 62 in 56 comuni per la fase progettuale e 68 in 60 comuni per quella esecutiva.

    La digitalizzazione delle  Famiglie. Oltre alla diffusione della banda larga, un altro indicatore fondamentale per capire con quali strumenti la regione affronti la riorganizzazione post-covid è  il livello di accesso a Internet della popolazione. Istat su questo aspetto fornisce diversi indicatori disaggregati a livello regionale al 2018/2019[6], tra cui: la percentuale di famiglie che dispongono di accesso a Internet da casa (74,6%); la percentuale di persone di 6 anni e più che dichiarano di aver avuto accesso a internet negli ultimi tre mesi (67,6%) e nell’ultimo anno (69,7% ); il numero di abbonamenti in banda ultra larga in percentuale sulla popolazione residente (6,507 vs 7,408).

    Se ne ricava la sensazione che le famiglie piemontesi siano mediamente più digitalizzate del resto del paese, ma con grandi differenza interne legate a fattori generazionali, culturali e territoriali. Per esempio mentre è buona la penetrazione della banda larga nei contesti urbani più importanti e dove è più frequente la presenza di almeno un minorenne in casa, laddove le famiglie sono composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni il livello di digitalizzazione risulta più che dimezzato.

    Pubblica Amministrazione. Per fare il punto sulla digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni locali (PAL) piemontesi si utilizzano i dati al 2018 dell’OSSERVATORIO ICT regionale[7] relativamente alla diffusione e al grado di utilizzo delle tecnologie ICT in Comuni e Unioni montane, Unioni di comuni, Province e nell’ente Regione Piemonte. Quello che emerge è che:

    • solo il 2,3% dei dipendenti della PA svolge attività prevalentemente informatiche e ICT.
    • il 10% ha partecipato a corsi di formazione digitale, per la metà afferenti alla Regione Piemonte.
    • la grande maggioranza delle PAL (80%) dispone di connessioni lente (fino a 30MPS) a fronte di un 7% connesso tramite fibra ottica.
    • i servizi di cloud computing sono usati da solo il 28% degli enti e c’è un 8% che non adotta alcun tipo di informatizzazione
    • sono invece molto (76,1%) gli enti che usano strumenti di e-Procurement.

    Da un punto di vista territoriale, tanto le competenze, quanto le connessioni e i servizi digitali tendono a concentrarsi nei comuni con più di 25.000 abitanti e nelle aree urbane limitrofe, mentre i piccoli comuni dell’arco alpino e quelli marginali di pianura e collina sono molto poco coinvolti.

    A livello provinciale Torino, Novara e Biella si dimostrano i territori più virtuosi. All’estremo opposto si trova la provincia di Asti, che va male su quasi tutti gli aspetti visti ad eccezione della diffusione di open data (praticata da oltre il 40% degli enti rispondenti), maggiore anche di quella delle PA del Cuneese e del Torinese.

    Interessante anche il dato Istat che indica come la percentuale di imprese che hanno avuto rapporti online con la PA sia in Piemonte del 73,6% contro una media nazionale del 69,8%.

    Imprese. Sempre l’OSSERVATORIO ICT regionale ha una sezione dedicata all’analisi della digitalizzazione del tessuto produttivo[8]. Ne risulta che sebbene spesso presenti (il 96,8% di imprese dei settori industria e servizi con più di dieci addetti dispongono di collegamento a banda larga; sono il 94,5% in Italia), in molti casi le tecnologie ICT non sono adeguatamente applicate ai processi di produzione e valorizzate per la crescita delle performance aziendali.

    I  margini di miglioramento sono quindi molto ampi e vanno - banalmente - dalla presenza di siti web (solo il 76,3% ne dispone in Piemonte; 72,1 % in Italia) alla presenza di addetti che fanno uso di servizi digitali (47,9% per il Piemonte;  49,9% per l’Italia) e alla presenza di personale dedicato ad attività informatiche e ICT[9].

     

    Conclusioni

    L’analisi della situazione del Piemonte nel momento in cui è esplosa l’emergenza covid-19 lasciano presagire impatti economici asimmetrici non solo dal punto di vista dei settori coinvolti ma anche dei territori. Sebbene in miglioramento, il livello di infrastrutturazione e digitalizzazione resta molto diversificato. In alcuni territori di montagna, in particolare, la specializzazione turistica unita alla carenza di connessioni internet e alla presenza di un numero elevato di persone anziane con una limitata alfabetizzazione informatica si presenta come un ulteriore, preoccupante fattore di indebolimento. La banda ultralarga è infatti essenziale non solo per lo sviluppo economico ma anche per diffondere servizi e supplire almeno in parte all’isolamento montano. Questa esigenza si scontra però con ritardi e lassismi persistenti, nonostante i molti proclami e gli appelli giunti da più parti: UNCEM ancor prima dell’esplodere della crisi aveva lanciato una survey nazionale per individuare i comuni montani con problemi di copertura di rete; e insieme con ANCI ha più volte sollecitato il governo sull’urgenza del Piano BUL.

    In estrema sintesi indicazioni di policy utili per una programmazione non emergenziale della digitalizzazione del paese dovrebbero innanzitutto prevedere la conclusione dei lavori di realizzazione dell’infrastruttura di base e delle opportune integrazioni. In particolare occorrerebbe realizzare una migliore integrazione tra le reti ad alta velocità di connessione del pubblico e quelle del privato. E’ il caso della rete 5G FWA (Fixed Wireless Access) di Linkem che con Open Fiber ha avviato a  metà marzo una sperimentazione delle potenzialità del collegamento tra rete a fibra ottica e protocolli wireless finalizzata a  portare la banda ultralarga anche laddove è impraticabile realizzare una rete cablata. Questo mix  di reti di ultima generazione è probabilmente il più appropriato per garantire anche in territori molto frammentati come quelli italiani pervasività, velocità e stabilità nell’erogazione di servizi digitali.

    In secondo luogo, cogliendo la necessità imposta dall'epidemia occorrerebbe formare i cittadini e gli operatori pubblici all’utilizzo consapevole degli strumenti digitali, e operare per sviluppare piani e applicativi efficaci per creare una pubblica amministrazione digitale snella e in grado di compensare in parte gli svantaggi fisici del territorio. La gestione dell’emergenza sanitaria da covid-19 ha da questo punto di vista portato alla luce gravi negligenze organizzative e disfunzioni anche tecniche nella gestione dei dati e dei flussi di comunicazione. Per alcune di esse[10] si è già provveduto. Per esempio il CSI ha da pochissimo predisposto per Regione Piemonte una nuova piattaforma a disposizione dell’Unità di Crisi regionale per tracciare e monitorare in tempo reale tutte le attività che riguardano i pazienti affetti da Covid 19. Ma per generare impatti significativi il ripensamento deve essere sistemico e coinvolgere tutti i territori e tutti gli strati della società.

    Infine, la vera sfida che si apre con la fase 2 dell’emergenza sanitaria riguarda l’identificazione di quali servizi, quali contenuti far viaggiare sulle nuove infrastrutture in fase di realizzazione. Di che cosa avranno più bisogno i cittadini e i lavoratori piemontesi? Quali azioni occorre mettere in campo per incrementare il valore aggiunto funzionale allo sviluppo delle attività produttive e di servizio? Quali servizi per la cittadinanza e le famiglie (ad esempio smartworking, telemedicina e didattica on line)? O, ancora (come si immaginava prima del  Decreto del 10 marzo)  come rispondere alla richiesta di contenuti digitali di intrattenimento? Tutto ciò rimanda, ancora una volta, alla necessità di un approccio integrato al tema del digitale che passi attraverso politiche convergenti su specifici obiettivi e l’azione coordinata di più strumenti di intervento.

     

    [1] Un internet exchange è la “struttura” in cui i produttori di contenuti si scambiano il traffico dati.

    [2] Dashboard creata per il monitoraggio quotidiano del progetto BUL da parte del COBUL con dati estratti dalla piattaforma Geo4wip, strumento informatico operativo condiviso tra Infratel (Società in-house del MISE, preposta all’attuazione del Piano italiano per la Banda Ultralarga) e Open Fiber.

    [3] La copertura per gli accessi NGA è rappresentato dalle Unità immobiliari (UI), dalle Famiglie nel caso dell’Europa (secondo DESI 2019) e i dati ricavati dalle dichiarazioni degli operatori privati nella consultazione pubblica 2019.

    [4] La comune ADSL trasmette a 20 megabyte al secondo.

    [5] Dashboard creata per il monitoraggio quotidiano del progetto BUL da parte del COBUL con dati estratti dalla piattaforma Geo4wip, strumento informatico operativo condiviso tra Infratel (Società in-house del MISE, preposta all’attuazione del Piano italiano per la Banda Ultralarga) e Open Fiber.

    [6] Indicatori territoriali per le politiche di sviluppo

    [7] Cfr. “Rilevazione sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle Pubbliche amministrazioni”. Sono stati intervistati 1273 enti e il tasso di risposta è stato del 93.5%. http://www.osservatorioict.piemonte.it/it/pa.html.

    [8] http://www.osservatorioict.piemonte.it/it/imprese.html

    [9] Fonte: Istat statistica sperimentale. integrazione tra registro esteso “frame sbs” e l’indagine campionaria sulle “ict”

    [10] Si fa riferimento in particolare ai problemi di comunicazione tra medici di base, strutture sanitarie territoriali e unità sovraordinate di gestione dell’emergenza sanitaria (in particolare il sisp-servizio igiene e sanità pubblica dell’ALS di Torino) messi in luce dall’inchiesta del programma Rai Report, andata in onda il 20/04/2020.

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