Sarah Bovini - Responsabile Ufficio Studi e Statistica Unioncamere Piemonte
Secondo l’ultimo European Innovation Scoreboard[1], classifica che fotografa le performance in ricerca e innovazione dei Paesi Ue, pubblicato dalla Commissione europea il 23 giugno 2020, l’Unione ha rafforzato la propria capacità d’innovazione rispetto all’inizio del decennio, ma continua a perdere posizioni rispetto ai principali concorrenti mondiali. L’Italia, nonostante la crescita dell’indice d’innovazione negli ultimi anni, presenta ancora consistenti debolezze strutturali in materia di ricerca e innovazione.
Fig. 1 - Regioni europee per grado di innovazione
Si colloca al 18° posto della classifica con 83 punti (100 è il valore medio europeo nel 2019), nel gruppo degli innovatori moderati, ossia quei Paesi per i quali l’indice complessivo di innovazione è compreso tra il 50% e il 90% della media UE.La Commissione europea non si ferma al dato nazionale, ma calcola anche il Regional Innovation Scoreboard[2], tramite il quale è possibile valutare complessivamente come una regione si colloca in termini di innovazione in un panorama europeo. Con un indice pari a 83,61 il Piemonte, come l’Italia, viene classificato come innovatore moderato, pur manifestando risultati migliori per alcuni dei tasselli che compongono l’indice. La nostra regione appare forte nella spesa privata in ricerca e sviluppo e nell'occupazione nei settori manifatturiero a medio-alta tecnologia e ad alta intensità di conoscenza, mentre le principali carenze riguardano la popolazione con istruzione terziaria e la scarsa collaborazione tra le PMI innovative.
Fonte: Unioncamere Piemonte su dati European Commission
Confrontando i risultati dell’indice regionale di innovazione del 2019 con quelli del 2011, per le principali regioni italiane emerge come il trend sia stato migliorativo per tutte le realtà. In Piemonte in particolare l’indice ha registrato un aumento di 5,6 punti. La nostra regione risulta, tuttavia, meno brillante rispetto a Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Il dato è superiore al risultato Toscano, anche se lo scarto tra le due regioni si è notevolmente ridotto rispetto al 2011. Appare quindi fondamentale per il Piemonte lavorare sull’irrobustimento della presenza di innovazione nel tessuto imprenditoriale locale. A tal proposito particolare attenzione va prestata a due forme di impresa con forti potenzialità di crescita: le startup innovative e le PMI innovative.
Sono trascorsi otto anni dall’avvio della politica dedicata alle Startup innovative (Decreto Legge 179/2012, "Decreto Crescita 2.0"), e oltre cinque dall’analoga iniziativa a favore delle PMI innovative (Decreto Legge 3/2015, "Investment Compact") e questa tipologia di aziende, sebbene lentamente, si sta diffondendo. La politica industriale italiana a introdotto alcune misure specifiche di sostegno per supportare queste imprese durante il loro ciclo di vita al fine di sviluppare un ecosistema dell’innovazione dinamico e competitivo.
Attraverso i dati del registro imprese è possibile ottenere una fotografia aggiornata, seppur non ancora esaustiva, di queste realtà in Italia e nella nostra regione.
Startup innovative
Le startup innovative sono soprattutto micro-imprese, vantando un valore della produzione medio di poco superiore a 184,7 mila euro. Ciò è anche dovuto al ricambio costante cui è soggetta questa popolazione: per definizione, le imprese “best-performer”, più consolidate per età e fatturato, tendono progressivamente a perdere lo status di startup innovative. Fra l'altro, come fisiologico, le startup innovative mostrano un’incidenza più elevata della media di società in perdita (oltre il 52,6% contro il 30,9% complessivo). Tuttavia, le società in utile mostrano valori particolarmente positivi in termini di redditività e valore aggiunto. Inoltre, le startup innovative presentano un tasso di immobilizzazioni – uno dei principali indicatori della propensione a investire delle aziende – di circa sette volte più elevato rispetto alle altre aziende comparabili
Ai sensi della normativa di riferimento (DL 179/2012, art. 25, comma 2) una startup innovativa è una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetti i seguenti requisiti oggettivi:
- è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni
- ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia
- ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
- non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di negoziazione
- non distribuisce e non ha distribuito utili
- ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
- non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda
- Infine, una startup è innovativa se rispetta almeno 1 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:
- sostiene spese in R&S e innovazione pari ad almeno il 15% del maggiore valore tra fatturato e costo della produzione;
- impiega personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);
- è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato.
In Italia, al primo giorno di gennaio, le startup innovative iscritte nell’apposita sezione del registro imprese delle Camere di commercio sono risultate 11.899, pari al 3,2% di tutte le società di capitali di recente costituzione. La Lombardia ne ospita oltre un quarto (il 27%). La sola provincia di Milano, con 2.282, rappresenta il 19,2% del totale, più di qualsiasi altra regione. Superano quota mille il Lazio con 1.383 (11,6%), in gran parte localizzate a Roma (1.237, pari al 10,4% nazionale) e la Campania, con 1.053, pari all'8,9% del totale nazionale. Segue il Veneto (974 e 8,2% del totale nazionale). A breve distanza compare, al quarto posto, l’Emilia-Romagna, con 932 startup (7,8%), seguita dal Piemonte, con 659 (5,5%). In coda figurano la Basilicata con 108 (0,9%), il Molise con 75 (0,6%) e la Valle d’Aosta con 22 (0,2%) startup innovative. La Liguria ne conta 187 (1,57%).
La regione con la maggiore densità di imprese innovative è il Trentino-Alto Adige, dove circa il 5,4% di tutte le società costituite negli ultimi cinque anni è una startup. Seguono in graduatoria il Friuli-Venezia Giulia (5,4%) e la Valle d’Aosta (4,9%). Chiudono la classifica la Sicilia e la Puglia (entrambe con poco più del 2%) e la Sardegna con l’1,9%
Come rilevato dall'Osservatorio di Mise, Infocamere e Unioncamere, i soci di capitale delle startup innovative, rispetto al trimestre precedente, sono lievemente aumentati (+0,5%) attestandosi ad oltre quota 56 mila. Elevata la rappresentazione di imprese fondate da under-35 (il 19,0% del totale), mentre risultano sottorappresentate le imprese femminili: 13,1%, contro un 21,5% registrato nel complesso delle società di capitali
La quasi totalità di queste realtà nasce come s.r.l. (il 91,7% come società a responsabilità limitata e il 7,3% come società a responsabilità limitata semplificata), solo lo 0,6% sceglie la forma della S.p.A. e lo 0,5% quella della società cooperativa.
Oltre il 76,3% delle startup innovative piemontesi si concentra nei servizi il 17,6% nell’industria/artigianato, il 4,2% nel commercio, l’1,4% nel turismo e lo 0,6% in campo agricolo.
All’interno della componente dei servizi tra le attività più frequenti per le start-up innovative emergono Produzione Software (38,9%) e Ricerca Scientifica e Sviluppo (13,3%), seguite da un 8,2% impegnato in Servizi d’informazione e Altri Servizi, mentre per il resto emerge una distribuzione disomogenea, ma caratterizzata da attività ad alta componente di specializzazione tecnica e know-how intangibile.
Il 64,8% delle startup innovative piemontesi ha sede nel capoluogo regionale, segue Cuneo con il 17,1% e Novara, con una quota pari a 7,1 punti percentuali. L’incidenza di Alessandria e Biella è circa del 4%; Verbania (1,7%), Vercelli (0,9%) ed Asti (0,6%) hanno un peso molto più ridotto.
Pmi innovative
Le startup innovative «mature», che mantengono il loro carattere innovativo, possono diventare «PMI innovative» e godere di un set di strumenti di policy molto simile. Questa fattispecie, infatti, nasce con una logica sequenziale, per supportare le imprese anche nella fase di scale-up.
Ai sensi della normativa di riferimento (DL 3/2015, art. 4) una PMI (Piccole e Media Impresa) innovativa è quindi una società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, che rispetta i limiti dimensionali delle piccole e medie imprese e i parametri riguardanti l'innovazione tecnologica.
Le PMI innovative devono rispondere ai seguenti requisiti:
- residenza in Italia, o in altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma con sede produttiva o filiale in Italia;
- meno di 250 fra dipendenti e collaboratori;
- fatturato annuo non superiore ai 50 milioni di euro
- aver effettuato la certificazione dell'ultimo bilancio e dell'eventuale bilancio consolidato;
- non essere quotata su un mercato regolamentato;
- non essere contestualmente iscritta alla sezione speciale delle startup innovative.
- Infine, una PMI è innovativa se rispetta almeno 2 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:
- ha sostenuto spese in R&S e innovazione pari ad almeno il 3% del maggiore valore tra fatturato e costo della produzione
- impiega personale altamente qualificato (almeno 1/5 dottori di ricerca, dottorandi o ricercatori, oppure almeno 1/3 con laurea magistrale)
- è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di un software registrato
Le PMI Innovative iscritte alla sezione speciale del Registro Imprese a fine 2020 sono complessivamente in Italia 1.776. Oltre il 63% delle PMI innovative si concentra in sole cinque territori: Lombardia (28,0%), Lazio (10,1%), Emilia-Romagna (9,6%), Campania (8,1%) e Piemonte (7,4%).
La nostra regione si trova, quindi, in quinta posizione, tra le regioni italiane, con “appena” 131 PMI Innovative. Come per le startup innovative anche per le PMI innovative piemontesi la forma giuridica principale è quella della s.r.l. (91%), maggiore la presenza di S.p.A. rispetto alle startup. Per le PMI infatti la forma di società per azioni raggiunge l’8,5% del totale.
Oltre una PMI innovativa su due è una micro azienda (0-9 addetti), il 30% delle realtà è di piccole dimensioni (10-49 addetti), l’8,5% di medie dimensioni (50-249 addetti)
Per quanto riguarda i settori e le attività di interesse, le PMI innovative sono attive soprattutto nei rami dei servizi (76,2%) e dell’industria/artigianato (20,8%); solo il 2,3% si dedica al commercio e lo 0,8% al turismo.
A livello territoriale il 73,1% delle PMI innovative ha sede a Torino, segue la Provincia di Cuneo con l’8,5% e al terzo posto Alessandria, con una quota del 6,2%; Asti e Biella registrano entrambe un’incidenza del 3,1%, mentre Verbania si attesta all’1,5%.
Considerazioni finali
Il tessuto imprenditoriale regionale sta vivendo un periodo particolarmente difficile, anche a causa delle ricadute negative indotte dalla pandemia di Covid 19. Esistono tuttavia processi strutturali che anche nell’ambito dell’innovazione vedono il Piemonte connotato da una crescita minore delle regioni limitrofe del nord. E’ una dinamica che sui tempi medio-lunghi colloca la regione in un rank medio-alto nel confronto con il resto delle regioni italiane e in una dimensione di forza rispetto alle regioni deboli e di debolezza rispetto a quelle più forti. Investire nella nascita e nello sviluppo di realtà imprenditoriali innovative può essere quindi una delle strade utili per modificare questo processo e rilanciare un tessuto che necessita, ora più che in passato, di incrementare la propria produttività e di ammodernarsi dal punto di vista tecnologico per tornare a competere in un contesto non solo nazionale ma europeo e mondiale.
[1] L’Innovation Scoreboard è elaborato tenendo conto di 27 indicatori di performance, distinguendo dieci aree specifiche di innovazione in quattro macro-categorie (contesto generale, investimenti, attività di innovazione e impatti). Si va dagli indicatori classici, come il numero dei laureati in età compresa tra i 25 e i 34 anni e la percentuale degli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo in rapporto al prodotto interno lordo, ad altri più puntuali, quale il numero delle imprese che erogano formazione professionale per sviluppare o aggiornare le competenze digitali dei propri dipendenti.
[2]Il Regional Innovation Scoreboard è un'estensione regionale del quadro europeo di valutazione dell'innovazione, che valuta i risultati delle regioni europee in materia di innovazione su un numero limitato di indicatori (17 dei 27 totali). Copre 238 regioni in 23 paesi dell'UE, Norvegia, Serbia e Svizzera. Inoltre, Cipro, Estonia, Lettonia, Lussemburgo e Malta sono incluse a livello nazionale.