Coniugare innovazione e sostenibilità ambientale: il caso dell’Environment Park di Torino

    Intervista a Matteo Beccuti, CEO di Environment Park 

     

    Environment Park è un Parco Scientifico e Tecnologico attivo da oltre 20 anni sui temi ambientali. Oltre a gestire il campus, un’area di 30.000 metri quadri con circa 70 imprese insediate, laboratori e infrastrutture ad accesso aperto, è anche un centro di competenza focalizzato su innovazione e sostenibilità.  Lavora con le pubbliche amministrazioni e con le imprese che cercano soluzioni. 

    Dottor Beccuti ci può illustrare  le  principali aree di attività di Environment Park?

    La nostra attività parte da Torino, sede di Environment Park,   e si sviluppa in tutto il Piemonte, senza peraltro arrestarsi ai confini regionali: partecipiamo infatti a reti e progetti su scala nazionale, europea e internazionale.

    In questo momento, per dare un’idea, partecipiamo a una ventina di progetti europei sui temi di nostra competenza e finanziati su vari programmi, tra cui H2020 è il maggiore, seguito dal programma Interreg.

    Environment Park è perciò una realtà complessa ma con un obiettivo chiaro e coerente: radicato nel territorio, agisce da ormai più di 20 anni per favorire la sostenibilità ambientale di enti pubblici (Comuni, Autorità, Regione, Ministeri, Commissione Europea…) e privati. In particolare, per quanto concerne le imprese, lavoriamo con loro sia sui progetti come partner (siamo anche noi un’impresa che opera in regime di mercato), sia su commesse (in questo caso come consulenti o fornitori di servizi per le imprese), sia nell’ambito del Polo di Innovazione CLEVER. Il Polo di Innovazione, che gestiamo insieme al Consorzio Uni.Ver di Vercelli, è un’aggregazione di circa 170 soggetti del territorio: sono imprese e centri di ricerca interessati a investire nell’eco-innovazione, cioè in cambiamenti di prodotto o di processo sostenibili da un punto di vista ambientale (e di solito anche economico, poiché la maggiore attenzione alla gestione delle risorse normalmente comporta anche risparmi).

    Per sintetizzare una realtà articolata, l’area di attività principale di Environment Park è la sostenibilità ambientale e le principali declinazioni settoriali sono: chimica verde e economia circolare, green building ed efficienza energetica, idrogeno, tecnologie al plasma e ingegneria dei materiali, nonché la gestione delle infrastrutture fisiche del Parco (compresi i laboratori).

    Quando un’impresa o una pubblica amministrazione arriva da noi con un’idea, un’esigenza, un problema o una proposta, il nostro compito è cercare delle soluzioni personalizzate: sia per quanto riguarda le infrastrutture, sia nel project management, che può partire dall’orientamento verso le fonti di finanziamento più appropriate o dalla ricerca di partner per i progetti, passando per i test e le misurazioni in laboratorio, le analisi e la reportistica e arrivando, infine, alla valorizzazione dei risultati dei progetti. Possiamo cioè seguire i nostri partner in tutto il ciclo di vita di progetti incentrati su innovazione e ambiente.

    Per fare ciò, Environment Park si è dotato nel tempo di un team interno di circa 30 persone che quotidianamente interagisce con imprese, fornitori, centri di ricerca, Enti Pubblici, associazioni, mettendo a fattor comune una competenza costruita con esperienze decennali e con una passione che contraddistingue questa società sin dai primi passi.

    Nello stesso tempo, le interazioni e gli stimoli provenienti dall’esterno, ci danno la possibilità, da un lato di vedere ciò che sta accadendo al tessuto produttivo locale, e, dall’altro, di intercettare i trend e approfondire le policy locali ed europee legate alle clean technologies.

     

    In un periodo di incertezza e scarsità di risorse, quali trend avete intercettato in reazione al contesto?

    Il primo fattore che sta emergendo con forza è l’importanza della partnership e della collaborazione nei processi di innovazione. In un contesto che vede le risorse sempre più scarse, appare sempre più necessario “unire le forze”.

    Questa tendenza è riscontrabile sia a livello micro che macro: in tutti gli ambiti, molti attori stanno manifestando la necessità, in un mondo complesso e in continua e sempre più rapida evoluzione, di collaborare insieme ad altre realtà qualificate e complementari per affrontare le difficoltà.

    Come accennavo prima, il nostro è spesso un ruolo che parte dall’ascolto delle esigenze e delle necessità dei diversi attori e ciò ci porta a svolgere un’azione di matchmaking per mettere in contatto tra di loro, ad esempio, piccole imprese e centri di ricerca. Ma questo tipo di richiesta, che da anni gestiamo in particolare nel nostro ruolo di Soggetto Gestore del Polo di Innovazione CLEVER, sta diventando più diffusa e riguarda non solo le PMI, ma anche le imprese più grandi.

    Faccio alcuni esempi di collaborazioni funzionali all’innovazione: innanzi tutto, come già accennavo, tutti i progetti in cui partecipano gli associati al Polo di Innovazione sono progetti in cui le imprese interagiscono con i centri di ricerca pubblici o privati, molto spesso inoltre sono progetti collaborativi, in cui cioè più imprese si uniscono in ATI[1] o ATS[2] per lavorare insieme. C’è una grande domanda di progetti collaborativi sul nostro territorio e una forte propositività nell’ambito delle clean technologies, nonostante il periodo oggettivamente difficile.

    Anche i progetti regionali chiamati “di Piattaforma”, che ci vedono coinvolti nel settore della bioeconomia, sono progetti con partenariati molto ampi (spesso oltre 20 partner) e molto attivi, che uniscono proprio competenze diverse per raggiungere impatti significativi in ambito di innovazione.

     

    In analogia con quanto fanno gli associati ai nostri Poli, anche i Soggetti Gestori dei 7 Poli di Innovazione Regionale, tra cui CLEVER[3], stanno lavorando in maniera sempre più congiunta e coordinata, proprio nell’ottica di mettere a fattor comune alcune competenze e servizi trasversali e ampliare l’impatto sul territorio.

     

    Un’altra rilevante novità “collaborativa”, che in questo caso nasce dall’ambito accademico, è costituita dalle piattaforme tematiche lanciate dal Politecnico di Torino (nei settori di Manifattura 4.0, Energia & Acqua, Economia Circolare, Rivoluzione Digitale, Mobilità 3D, Rigenerazione Urbana-Territoriale e tutela del patrimonio), con l’obiettivo di portare l’Ateneo all’interno del tessuto produttivo della città e del territorio, in stretta collaborazione con laboratori e centri già attivi in ambiti chiave per l’economia e la società. Environment Park è stato scelto come ente promotore della Piattaforma Economia Circolare del Politecnico di Torino, proprio nell’ottica di supportare il Politecnico nella creazione di un collegamento ancora più sinergico e funzionale tra la ricerca scientifica sviluppata nei dipartimenti e nei laboratori e le necessità di innovazione delle aziende.

    Tutto ciò si manifesta anche a livello nazionale, ad esempio nella nostra partecipazione al Cluster tecnologico nazionale Energia, che vede riuniti molti atenei, centri di ricerche e grandi imprese di tutta Italia.

    Infine, la tendenza internazionale a lavorare su reti tematiche è sempre più spiccata: anche in questo caso si vanno a cercare partner qualificati con cui confrontarsi e collaborare per agire in maniera aggiornata e all’avanguardia sui temi che maggiormente caratterizzano il nostro lavoro di innovazione per cui il territorio ci vede come punto di riferimento, quali l’idrogeno, l’efficienza energetica, l’economia circolare e la bioeconomia.

    In sintesi, perciò, la scarsità di risorse contingente in primis, unita alla percezione crescente della complessità dei problemi che dobbiamo affrontare come singoli e come organizzazioni, ci porta a cercare collaborazioni con realtà qualificate che ci permettano di migliorare la qualità di ciò che facciamo e aumentare la portata degli impatti delle nostre azioni.

    Questa necessità di collaborazione sentita dalle imprese e dalle istituzioni è riscontrabile anche da parte della cittadinanza?

    Certamente! Un altro tema emergente che riscontriamo è il crescente desiderio da parte dei cittadini di essere coinvolti, di comprendere le sfide ambientali del nostro tempo e di partecipare alla creazione di soluzioni innovative. Tale coinvolgimento ha successo tanto più è reso tangibile, concreto e legato ad una partecipazione attiva.

    Questo interesse crescente da parte della cittadinanza diventa ancora più evidente se si considerano le recenti manifestazioni che hanno mobilitato milioni di studenti in tutto il mondo accomunati dalla volontà di far comprendere ai politici e alla classe dirigente l’urgenza con cui è necessario agire per evitare il collasso ambientale, annunciato dalla comunità scientifica se si perseguisse uno scenario emissivo BAU (Business As Usual). In questo quadro, come Environment Park, continuiamo a proporre sempre più convintamente iniziative volte ad incontrare i cittadini, mettendo a disposizione spazi e competenze. Rispondiamo positivamente alle tante richieste di visite ai nostri laboratori e alle tecnologie installate nel parco e, a prescindere dalle conoscenze pregresse dei visitatori, notiamo un interesse crescente, genuino e consapevole a toccare con mano quali siano le tecnologie e i risultati della ricerca nel campo dell’innovazione per la sostenibilità. Il parco diventa un modo per rendere accessibile la complessità, un luogo dove, a scala ridotta, cerchiamo di restituire una rappresentazione realistica delle sfide e dei limiti, in chiave ambientale, che il mondo della ricerca e delle imprese sta cercando di affrontare.

    Inoltre, grazie alla disponibilità di spazi e la collaborazione del nostro network organizziamo con continuità iniziative, primo fra tutte il Climathon, durante le quali i cittadini lavorano all’ideazione di soluzioni innovative di problemi ambientali. Anche in questo caso l’interesse e la partecipazione sono crescenti: nel 2019 il Climathon di Torino, l’hackaton internazionale dove per 24 ore in diverse città del mondo cittadini divisi in gruppi studiano un problema ambientale del loro territorio e provano a proporre una soluzione innovativa, ha riscontrato un record di partecipazione e Torino si è classificata prima città come numero di partecipanti. Quest’anno abbiamo dovuto fare tutto in digitale e limitare il numero di partecipanti per motivi organizzativi, ma avendo ricevuto tante candidature (oltre 100), abbiamo dovuto procedere ad una selezione.

    Infine, anche l’Europa riconosce il crescente ruolo dei cittadini nella transizione energetica e ambientale. Termini quali citizens science o citizens engagement sono ormai elementi imprescindibili da tenere in considerazione nella partecipazione a bandi di finanziamento europei, anche laddove essi si riferiscano a progetti scientifici di ricerca applicata. L’idea che sottintende tale approccio è che l’innovazione per essere efficace e impattante, tanto più se ambientale, derivi da un processo di contaminazione che deve tenere insieme i centri di ricerca, i policy makers, ma anche i cittadini.

    Come Environment Park vediamo il nostro lavoro pienamente in linea con le indicazioni europee, confermate da esigenze che osserviamo empiricamente sul nostro territorio. In conclusione, siamo sicuri che riusciremo a vincere le sfide del nostro tempo solo se saremo capaci di innovare insieme, come comunità, senza lasciare nessuno indietro.

     

    [1] ATI – Associazione Temporanea D’Impresa

    [2] ATS – Associazione Temporanea di Scopo

    [3] www.poloclever.it

     

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