Di Filomena Berardi, Ires Piemonte, Piergiorgio Iacobelli, Art-Er Emilia-Romagna, Renato Pannella, Sei Plus
“Mai più soli” è tra i leit-motiv scanditi dal paradigma che ambisce a riconfigurare i processi di innovazione. Che si tratti di politiche per l’innovazione, o di strategie intraprese autonomamente da soggetti indipendenti, la modalità collaborativa è quanto, in buona misura, viene sempre più caldeggiata dalle prime e perseguita dalle seconde[1], se in cerca di una soluzione che risponda a un fabbisogno di innovazione. Ma perché “mai più soli”?
Secondo Chesbrough (2003) che ha coniato il termine “Open Innovation, OI”, le imprese possono e debbono fare ricorso a idee esterne, così come a quelle interne, se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche.Se non presente tra agli asset interni al perimetro dell’organizzazione aziendale, la conoscenza va cercata tra i soggetti esterni detentori del know-how necessario, compiendo il passo da un sistema aziendale chiuso, a uno aperto, organizzato in reti, modificandone la catena del valore. Questo processo comporta un’integrazione delle fonti di innovazione “tradizionali” (il sistema semichiuso dei fornitori, le Università e centri di ricerca) con quelle definite “Open” (Sviluppo congiunto, Basato su sottoscrizione, Rete globale aperta)[1].
Per le imprese, la complessità di questo approccio è da gestire sotto vari aspetti: in primis, attraverso una strategia adeguata; di non minor importanza, gli strumenti chiave che si sono sviluppati nell’ultimo decennio e rendono realizzabile e sostenibile quanto descritto, ovvero le piattaforme web-based (Eupolis, 2015): infrastrutture digitali in grado di connettere tra loro i sistemi diversi ed esporli agli utenti attraverso interfacce semplificate ed integrate, generalmente un’app mobile o un sito web.
Potendo raggiungere una platea molto ampia di potenziali detentori di know-how specifico, le piattaforme consentono di strutturare e aprire la domanda di innovazione lungo le reti che si formano con gli ingaggi virtuali.
Uno degli scopi di questo contributo è mettere a fuoco una delle trasformazioni forse più dirompenti verificatesi lungo la catena del valore in ambito OI: la nascita di diversi operatori specializzati, “i broker dell’innovazione” , la cui missione è quella di collegare i vari mondi della OI (Provedel, 2007). A questo proposito, nei paragrafi successivi verranno presentate due piattaforme, “Eroi” piattaforma per l’OI della Regione Emilia-Romagna e “ToTem”, la piattaforma torinese di lancio per start-up, che seppur nelle differenze di obiettivi e metodi, condividono alcune caratteristiche che le posizionano molto similmente nel panorama delle piattaforme per l’OI. Ulteriore scopo, è aprire delle riflessioni preliminari che toccano la questione di quanto sia davvero aperta l’Open Innovation delle piattaforme: lungi dal rintracciare nella semplificazione del soluzionismo tecnologico[2] la prospettiva che ne giustificherebbe la loro adozione acritica, è opportuno specificare che le piattaforme web-based non rappresentano affatto degli spazi neutrali. Si pensi alle parole-manifesto di Trebor Sholz (2014), che ha coniato il concetto di “platform cooperativism”: “applichiamo il potere della nostra immaginazione tecnologica per mettere in pratica forme di collaborazione e cooperazione” per cogliere quanto lo spazio del possibile, nell’ambito delle piattaforme web-based, possa essere rimodellato da forme di proprietà ben diverse tra loro. L’estensione va dai modelli di business ben rodati dei giganti della Silicon Valley alle proposte di soggetti di ben altra natura come i sindacati, le città, e soprattutto le cooperative, che se in grado di clonare il cuore tecnologico di Uber, Airbnb, potrebbero promuovere modi peer-to-peer di fruizione dei servizi (Martinelli, 2018) e offrire modelli alternativi di organizzazione sociale per affrontare le sfide contemporanee.
Similmente, anche nel panorama della piattaforme web-based per l’Open Innovation, possiamo ritrovare una molteplicità di forme proprietarie e architetture che inquadrano diverse tipologie di collaborazione che si possono generare tra gli utenti. Nel prossimo paragrafo, ne verranno presentati alcuni.
“Catturare la conoscenza”: le piattaforme web-based per OI
Innanzitutto, nel mondo delle piattaforme, il paradigma dell’OI si caratterizza per le modalità con cui il committente (denominato seeker) viene connesso con l’inventore/innovatore (solver). Infatti, la connessione tra questi due attori:
- avviene grazie a una richiesta specifica, che costituisce la cosiddetta “challenge” (vedi fig.1), attorno alla quale ruota l’innesco dei processi di Open Innovation. Le piattaforme, in questo senso, servono proprio a diffondere “le challenge” al fine di ottenere risposte dagli innovatori.
- è cross-sector perché il settore che offre la soluzione potrebbe non fare parte della filiera del committente
- può andare oltre la relazione di scambio della soluzione e confluire piuttosto in una modalità non estrattiva ispirata ad un’idea di creazione di valore estesa alle comunità ospitate dalla piattaforma.
Fig.1: Esempio di schermata dell’utente registrato in una piattaforma OI (Open Innovation Lombardia). Visibile il riquadro “challenge”.
A questo proposito, la piattaforma non rappresenta infatti soltanto un dispositivo informatico, ma è soprattutto un modello gestionale, organizzativo e sociale.
Sebbene la definizione di “piattaforma” sia ben lungi dall’essere univoca, in ambito OI è possibile identificare alcuni elementi che inquadrano le diverse tipologie di collaborazione che si possono generare tra gli utenti.
Le piattaforme possono essere infatti: gratuite o a pagamento per gli utenti. Nel primo caso la gratuità per gli utenti è garantita da forme di sostegno pubbliche, come potrebbe avvenire in una piattaforma Regionale, o pubblico-private. Nel secondo caso, divengono cruciali i servizi che gli utenti sono disposti a pagare, solitamente offerti da un operatore privato. Esempi di alcune piattaforme gestite da operatori privati sono Atizo, NineSigma, Yet2.com, Yourencore.
Basate su un ruolo più o meno direttivo degli intermediari (broker) che operano nella piattaforma, rispetto alla gestione della domanda di innovazione. Infatti, l’intermediario può essere completamente delegato dal “seeker” sulla scelta del “solver”[3] oppure non intervenire nel processo di matching, venendo piuttosto assimilato a un “facilitatore” con ben altre funzioni. In questo caso, le comunità dei vari “seeker” e “solver” possono interagire direttamente, gestendo in maniera autonoma la domanda di innovazione (Controlled vs Distributed system): a gestione gerarchica o piatta del processo di innovazione (Hierchical vs Flat), (Pisano &Vergani, 2008) a seconda se sia l’impresa proponente ad assumere tutte le decisioni relative all’innovazione (strategia, proprietà del brevetto) o se nel processo decisionale vengano, in varia misura, coinvolti tutti partecipanti dell’interazione, ovvero anche gli innovatori che offrono una soluzione; con una soluzione raggiunta attraverso un rapporto di collaborazione (collaboration) oppure attraverso una transazione spot (transaction), e se per iniziativa del seeker (seeker pull) oppure del solver (solver push).
Questa sistematizzazione non ha un carattere di esaustività, ma consente di aprire le prime riflessioni sulle implicazioni di policy e sulla natura dei modelli organizzativi che soggiacciono alla piattaforma.
Per esempio, se le piattaforme sono impostate con un rigida separazione tra “seeker” e “solver”, si possono soffrire gravi limitazioni: in una piattaforma eccessivamente controllata, un utente che si registra come seeker, potrebbe non avere la possibilità di passare al ruolo di solver a seconda dei casi[4]. Questo scambio di ruoli è consentito invece nelle piattaforme “distribuite”, dove ogni attore può invece sia fornire che acquisire soluzioni innovative a seconda della “challenge” che si pone.
Per fornire un altro esempio, nello scenario in cui la relazione tra “seeker” e “solver” non sia libera ma mediata, l’intermediario può rapidamente indirizzare il solver, grazie alla sua esperienza nella risoluzione dei problemi, ma d’altra parte potrebbero non stabilirsi un gran numero di relazioni tra le comunità di “seeker” e “solver” e lo scambio tra le due comunità potrebbe risultare fin troppo ingessato.
Uno scambio rigidamente mediato, tra l’altro, disincentiverebbe le “dinamiche circolari” di ricerca delle soluzioni che potrebbero invece essere agevolate da un ambiente aperto agli scambi continui, molto più interconnesso, in linea con l’idea che il modello lineare attribuito a Vannevar Bush sia sostanzialmente ben superato, e messo in discussione addirittura da una rilettura attenta dei suoi testi (Leyden & Menter, 2018)
Come operano le piattaforme per l’OI? Due esempi a confronto.
Che cos’è EROI |
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Portale online gratuito
Community di innovatori
Profilazione per aree di interesse
Riuso Nazionale
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EROI è una piattaforma gratuita, di proprietà della Regione Emilia-Romagna e gestita e animata da ART-ER, con un business model totalmente freemium che non monetizza in nessun modo il traffico generato e non prevede nessun tipo di costo per gli utenti che decidono di iscriversi.
EROI è un portale on line disponibile all'indirizzo eroi.art-er.it Permette il matching digitale tra chi:
EROI - Emilia-Romagna Open Innovation è una comunità digitale aperta a tutte le persone che vogliono trovare soluzioni e scambiare competenze e si pone l’obiettivo di sensibilizzare gli attori dell'ecosistema regionale, a partire dalle imprese, verso i processi di open innovation
L'accesso allo strumento avviene previa registrazione e permette una profilazione dell’utente sulla base delle aree di interesse prioritarie da questo segnalate.
Per la realizzazione di EROI la Regione ha deciso di non procedere nella creazione di un nuovo strumento ma, in un'ottica di efficienza ed efficacia dell'intervento, di utilizzare e personalizzare – a valle di un processo importante di co-desing con i pricipali attori dell’innovazione - un software open source (oggi in uso anche in altre regioni come Lombardia e Campania).
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Perché EROI in Emilia Romagna |
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EROI per connettere l’ecosistema
Palestra di open innovation |
Attraverso EROI la Regione ha dotato il proprio ecosistema dell'innovazione, già strutturato e composto da realtà attive nella ricerca e nei servizi a supporto, di uno uno spazio aggiuntivo, in questo caso digitale, per facilitare i contatti e lo sviluppo di progettualità condivise e di sistema. EROI si propone in particolare come una modalità all’avanguardia di comunicazione e di connessione dell’ecosistema dell’innovazione con le imprese.
Se le grandi imprese hanno la forza di avviare percorsi anche molto strutturati di open innovation (da call for ideas a vere e proprie azioni di corporate venture capital) quelle più piccole possono trovare nella piattaforma EROI un contesto iniziale, una palestra, dove fare matching con innovatori in modo immediato, flessibile e gratuito. |
Quali sono le funzionalità principali |
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Soddisfare bisogni, proporre soluzioni, aggiornarsi e interagire
Mentor
Animatore
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La piattaforma è pensata per accompagnare gli utenti iscritti in processi di innovazione collaborativa che gli stessi possono gestire in autonomia.
La piattaforma permette a ciascun iscritto di: - avanzare un bisogno di innovazione lanciando una sfida alla comunità di EROI - proporre una soluzione ad una sfida avanzata da un altro utente - essere aggiornato su notizie ed eventi dedicati all’innovazione - interagire con gli altri utenti direttamente o nell'ambito di gruppi - conoscere esperienze di successo di collaborazione ricerca impresa.
In questo percorso l’utente è affiancato dal mentor scelto in fase di iscrizione che lo consiglia e aiuta nel miglior utilizzo dello strumento.
Per un supporto nella ricerca di temi soluzioni alle proprie sfide d’innovazione, l’utente ha a disposizione un animatore. La funzione di animatore può essere assegnata anche agli attori che nell'ecosistema regionale che già favoriscono processi di collaborazione tra mondo della ricerca e mondo delle imprese (ART-ER, Tecnopoli, Clust-er, Centri per l'innovazione). |
Il futuro di EROI |
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Centralità di EROI
Porta di accesso unitaria
Integrazioni di policy
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L’obiettivo di EROI è quello di posizionarsi come nodo centrale all’interno dell’ecosistema e nel rapporto con gli stakeholder che lo compongono (università, centri di ricerca, competence center, incubatori, startup, makerspace, imprese, etc.).
In questa ottica EROI dovrà provare sempre di più configurarsi come la porta d’accesso digitale alle opportunità e ai servizi regionali negli ambiti della ricerca e dell’innovazione. L’iscrizione ad EROI dovrà poter permettere agli utenti di accedere, in coerenza ai principi dell’open innovation, alle comunicazioni regionali, ai processi di ascolto e di consultazione partecipativi, alla mobilitazione di conoscenze, all’implementazione di misure e al loro monitoraggio.
Per favorire questa evoluzione, all’interno di EROI dovrà essere facilitata l’integrazione tra le policy regionali. Il suo sviluppo dovrà pertanto essere condiviso in forma sinergica con i vari servizi regionali interessati. |
Che cos’è ToTem |
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Portale online gratuito
Community di innovatori
Riuso Nazionale
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Torino Tech Map è il portale dove è possibile reperire tutte le risorse utili alle startup innovative e agli aspiranti imprenditori del territorio torinese. Il nome Torino Tech Map si condensa nell’acronimo ToTeM: come tutte le tribù, anche quella delle startup di Torino, ora, ha il suo spirito guida.
Fintech, robotica, intelligenza artificiale, energie rinnovabili sono solo alcune delle anime dell’ecosistema innovativo torinese: ToTeM le vuole raccontare tutte, con semplicità e immediatezza. La piattaforma è aperta ai contributi di chiunque – istituzioni, associazioni, enti di formazione o aziende privata – voglia rafforzare il sistema dell’innovazione torinese ed essere punto di ancoraggio di ogni startupper in cerca di specifiche risorse che possano guidarlo nel percorso dall’idea al progetto.
Non è previsto un riuso nazionale ma un allineamento in questo senso doterebbe gli ecosistemi italiani regionali di un unico punto di ingresso per gli startuppers simile in tutte le Regioni. |
Perché ToTem in Piemonte |
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ToTem per connettere l’ecosistema
Palestra di open innovation |
Attraverso ToTem l’ecosistema dell'innovazione può contare di uno uno spazio aggiuntivo, in questo caso digitale, per facilitare i contatti, ma soprattutto permettere a chi si affaccia ad esso di poter attingere alle risorse a disposizione. ToTem propone in particolare come una modalità all’avanguardia di comunicazione e di connessione tra startuppers con l’ecosistema dell’innovazione piemontese.
Se le imprese strutturate hanno la forza di avviare percorsi anche inziali di open innovation (dai primi contatti a call for ideas a vere e proprie) gli startuppers possono trovare nella piattaforma ToTem un contesto iniziale, una palestra, dove fare matching tra i propri bisogni di definizione e strutturazione e gli strumenti propri all’ecosistema dell’innovazione.
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Quali sono le funzionalità principali |
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Soddisfare bisogni, proporre soluzioni, aggiornarsi e interagire
Mentor/ Animatore |
Chi naviga su torinotechmap.it può trovare quattro sezioni principali: 1. Ecosistema con una serie di schede dettagliate sugli attori che compongono il tessuto innovativo della città di Torino, divisi in categorie: investitori, incubatori, acceleratori, enti di formazione, spazi di coworking, associazioni e partner; 2. News con notizie, interviste, reportage e curiosità dal mondo tech di Torino e del mondo; 3. Risorse formative suddivise, a seconda della fase di sviluppo del progetto che si intenda realizzare, in Ideate, Build e Launch e realizzate dalla nostra redazione in collaborazione con professionisti di svariati settori vicini al mondo dell’innovazione; 4. Calendario con una selezione di eventi del territorio torinese legati all’innovazione e alle startup come festival tecnologici, incontri formativi, occasioni di networking e fiere tematiche.
Durante il suo percorso l’utente può essere affiancato dal un mentor scelto in fase di iscrizione che lo consiglia e aiuta nel miglior utilizzo dello strumento. |
Il futuro di ToTem |
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Centralità di ToTem
Porta di accesso unitaria
Integrazioni di policy
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Nei mesi a venire verrà implementato, in fase di test, un algoritmo che saprà riconoscere, grazie ad alcune domande, i bisogni degli utenti che navigano all’interno della piattaforma suggerendo loro le sezioni e le nuove pubblicazioni più adatte ai loro profili.
Inoltre, verrà pubblicata una mappatura delle startup attive sul territorio torinese che andranno ad aggiungersi alle altre categorie già presenti nell’ecosistema e verranno messe a punto delle nuove campagne di comunicazione con lo scopo di acquisire e fidelizzare sempre un maggior numero di utenti. Per favorire questa evoluzione, anche ToTem dovrà essere facilitata l’integrazione tra le policy regionali. Il suo sviluppo dovrà pertanto essere condiviso in forma sinergica con i vari servizi regionali interessati. |
Conclusioni
Una prima analisi delle due piattaforme descritte sembra suggerire come la caratteristica di gratuità e la relazione non mediata (distributed) tra gli utenti delle piattaforme, ambiscano non solo ad aprire al ventaglio di proposte mirate alla soluzione della “challenge” , ma a configurare dei veri e propri sistemi aperti, dove l’innesco dei processi di open innovation non si esaurisce con l’arrivo della soluzione finale, ma può generare dei veri e propri processi di apprendimento. Questo è possibile grazie al fatto di poter interagire con gli altri utenti direttamente, sia in forma singola che in gruppi, e alla caratteristiche delle piattaforme di servire non unicamente come “erogatori” di soluzioni ma di ospitare spazi digitali popolati da comunità aperte.
Da notare che quando il “broker” interviene nel processo di inoltro della richiesta alla comunità dei solutori “filtrando” l’insieme delle soluzioni sulle quali ricadrà la scelta del committente, nella logica del servizio offerto, il vantaggio che se ne potrà ricavare è quello di indirizzare velocemente il committente verso la soluzione, ma a discapito dei processi di scambio libero tra comunità aperte.
A seguito di questa premessa, si pongono degli spunti di riflessioni da approfondire:
- Mentre per i gestori privati appare cruciale l’individuazione dei servizi che possono essere fatti pagare agli utenti, una piattaforma pubblica per l’Open Innovation, grazie alla presenza di un finanziatore pubblico, potrebbe spostare il trade-off verso l’offerta del migliore servizio possibile, con l’obiettivo strategico di creare un sistema ben coordinato di attori e fonti di innovazione. Ne potrebbe emergere la funzione di catalizzatore per l’ecosistema dell’innovazione, oltre che verificarsi una parziale sovrapposizione concettuale fra le pratiche dell’e-government e quelle dell’Open Innovation che aprirebbero scenari di grande interesse pubblico.
- In un'ottica di efficienza ed efficacia dell'intervento, anche altre Regioni potrebbero riutilizzare la piattaforma di Open Innovation sviluppata dalla Regione Lombardia, Emilia-Romagna e Campania . Il vantaggio è quello della riconoscibilità delle interfacce e della uniformità dei modelli di interazione tra comunità che popolano i vari ecosistemi, che consentirebbero un allineamento delle varie Regioni Italiane su un fronte d’azione comune.
- Particolare attenzione andrebbe posta sulle resistenze all’utilizzo di uno strumento digitale avanzato da parte delle PMI italiane. Pur non essendo questa la sede per approfondire i casi emblematici di policy di Open Innovation, si vuole menzionare che La Regione Piemonte è stata in realtà la prima Regione in Italia a sperimentare una policy per l’OI. Lo ha fatto attraverso una gara internazionale lanciata nell’anno 2009 che ha prodotto un vincitore, NineSigma. L’operatività è durata tre anni, dal 2010 al 2013 e la misura di sostegno finanziario regionale è stata offerta alle PMI degli allora 12 Poli d’Innovazione in Piemonte del periodo di programmazione 2007/2013. Le PMI potevano accedere ad “una rete internazionale di conoscenze” utilizzando il servizio di “technology push” come offerto dall’azienda Broker vincitrice della gara (Eupolis, 2015). I risultati sono stati modesti perché le PMI che hanno aderito al programma sono state poche. Diventerà quindi cruciale in una piattaforma di tipo Regionale un’efficace comunicazione della “value proposition”, ai fini di una corretta interpretazione del valore aggiunto di un’eventuale piattaforma regionale
- Ulteriore questione è la proprietà dei dati generati dal traffico della piattaforma. Nel caso delle piattaforme private la proprietà dei dati è rimessa al proprietario della piattaforma e non a quella degli utenti che li generano. A chi verrebbe rimesso il controllo della gestione dei dati in una piattaforma pubblica? In questo senso, si pone senz’altro la questione della sovranità digitale, e di un approccio all’identità digitale che restituisca centralità all’utente nell’amministrazione della sua stessa identità; un innovazione di questo tipo potrebbe essere implementata grazie all’utilizzo di tecnologie blockchain.
- Le piattaforme Open Innovation possono essere aperte a tutti gli attori dell’innovazione, non solo ad imprese. È un fattore incoraggiante per organizzazioni di diversa natura che possono intercettare le comunità ospitate dalle piattaforme e contribuire a svincolare l’innovazione da quella matrice meramente tecnologica, che ha rappresentato per la maggior parte delle imprese la pietra miliare di una corsa al progresso dal traguardo sempre più incerto.
Bibliografia
Chesbrough, H. W. (2003). Open innovation: The new imperative for creating and profiting from technology. Harvard Business Press.
Eupolislombardia (2015). Rapporto di Ricerca. Open Innovation.
Leyden, D. P., & Menter, M. (2018). The legacy and promise of Vannevar Bush: rethinking the model of innovation and the role of public policy. Economics of Innovation and New Technology, 27(3), 225-242.
Martinelli, F. (2018). Lavoro e le piattaforme digitali: nuove forme di segregazione sociale o nuove modalità di innovazione cooperativa?.
Provedel, R. (2007). L’innovazione aperta: come catturare le idee dal mondo attraverso i broker dell’innovazione. Mondo digitale, 1.
Pisano, G. P., & Verganti, R. (2008). Which kind of collaboration is right for you. Harvard business review, 86(12), 78-86.
Scholz, T. (2014). Platform cooperativism vs. the sharing economy. Big data & civic engagement, 47, 47-52.
Tavakoli, F. (2015). Open innovation and enabling role of policy makers: the case of Lombardy region.
[1] La classificazione delle varie fonti di innovazione è di R.M. Davis, Director di NineSigma. How to make innovation work in your company, 2006
[2] Ideologia egemone che assegna ai modelli economici, produttivi e sociali presenti nella Rete una naturalità indiscutibile e una superiorità rispetto ad altre possibili vie di sviluppo sociale e economico
[3] Il seeker è colui che formula una domanda di innovazione e il solver chi fornisce una soluzione
[4] Come nelle catene del valore, ciascuna impresa è sia fornitrice che cliente, è possibile che per una rete per l’innovazione si possa, a seconda dei casi, domandare o offrire una soluzione a una determinata necessità
[1] La tendenza all’innovazione integrata, soprattutto nelle grandi imprese è confermata dal 53,2% delle aziende che ha sviluppato nuovi prodotti e, contestualmente, innovazioni organizzative o di marketing, nel periodo 2014-2016 (Istat, 2018).