Gli effetti dell’emergenza sanitaria sul sistema imprenditoriale regionale

    Di Sarah Bovini - Responsabile Ufficio Studi e Statistica Unioncamere Piemonte

    Il 2020 è stato un anno di crisi con pochi precedenti nella storia recente. Nel 2009 l’attività produttiva e il commercio mondiale avevano subito una ancor più intensa battuta d’arresto, la cui natura era però prettamente finanziaria. La crisi del 2020 appare, invece, una crisi indotta dall’emergenza sanitaria.

    A seguito della diffusione della pandemia COVID-19 in tutto il mondo, l’attività economica è crollata, registrando cali trimestrali di oltre un quinto in alcune economie avanzate ed emergenti. Il Pil globale è diminuito significativamente nel 2020 (-3,4%), accompagnato da un crollo del commercio internazionale del 7,2%

    Già a partire dal I trimestre 2020 la crisi pandemica, a causa di un blocco parziale delle attività, ha colpito pesantemente anche il nostro Paese e la nostra regione, con una conseguente contrazione congiunturale del Pil e con cadute dei consumi privati, degli investimenti e delle esportazioni.

    Il secondo trimestre è stato quello del blocco totale, il primo lockdown, il Pil si è ridotto del 13% rispetto al trimestre precedente. Tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in diminuzione, così come tutti i principali comparti produttivi hanno evidenziato andamenti congiunturali negativi.

    La seconda parte dell’anno, grazie ad un allentamento delle misure restrittive nei mesi estivi, ha segnato cali meno intensi e tentavi di ripresa arrestati, nei mesi autunnali, dal nuovo peggioramento della pandemia.

     

    Il tessuto imprenditoriale piemontese

    L’impatto della crisi sanitaria sulle imprese italiane nel 2020 non è stato così disastroso come ci si poteva aspettare. La demografia dell’imprenditoria, infatti, non è variata molto rispetto agli scorsi anni: la situazione che si delinea è caratterizzata piuttosto da una stasi su tutto il territorio nazionale.

    In questo contesto, anche il sistema imprenditoriale piemontese non ha segnato una contrazione proporzionale alle difficoltà vissute (-2.143 unità sul 2019).

     

    Tabella 1. Sistema imprenditoriale piemontese, 2020 confronto con il 2019

    Imprese piemontesi

    Attive

    Sospese

    Inattive

    Procedure concorsuali

    Scioglimento Liquidazione

    Totale Sedi registrate

    Val. ass. 2020

    379.135

    731

    28.439

    5.185

    12.824

    426.314

    Var. % 2020- 2019

    -0,3

    -0,4

    -1,7

    -6,9

    0,4

    -0,5

    Var. ass. 2020-l 2019

    -1.314

    -3

    -485

    -386

    45

    -2.143

    Fonte: Unioncamere

    All’interno del plesso delle imprese registrate, nel 2020, sono le imprese inattive quelle che mostrano la contrazione in termini assoluti più consistente, pari a -1,7% (-485 unità). A tale flessione si aggiunge quella delle imprese con procedure concorsuali del -6,9% (-386 unità), e delle imprese sospese (-0,4%), mentre crescono dello 0,4% le procedure di scioglimento o liquidazione. A fronte di queste dinamiche, le imprese attive, ovvero quelle effettivamente operative, alla fine del 2020 si attestano a 379.135 unità, pari all’88,9% dell’intero plesso registrato.

    Il tessuto imprenditoriale piemontese nel 2020 appare quindi paralizzato dall'incertezza perché l'andamento della pandemia non consente ancora di guardare al futuro. Gli imprenditori da un lato non possono scommettere su nuove aperture e su nuove attività, dall’altro anche le chiusure sono bloccate nell’attesa di capire quale sarà l’evoluzione della situazione economica e in che modo i ristori consentiranno di traghettare alcune realtà aziendali verso periodi migliori

    Per stabilire l’entità degli effetti prodotti dalla crisi pandemica sul tessuto imprenditoriale, sarà necessario attendere le risultanze dell’anno in corso.

    Il virus ha portato anche qualcosa di positivo, ha accelerato processi fondamentali per lo sviluppo e la crescita del tessuto imprenditoriale. Il lockdown ha, infatti, spinto il processo di trasformazione tecnologica e digitale delle nostre imprese ed ha ridato una centralità al comparto industriale, mettendo in luce la forza del nostro tessuto manifatturiero incentrata su competenze tradizionali e capacità di adattamento al cambiamento.

    Survey sulle risposte delle imprese manifatturiere sull’impatto dell’emergenza sanitaria

    Successivamente al primo lockdown il sistema camerale piemontese ha effettuato dei monitoraggi ad hoc proprio sulle aziende della manifattura regionale analizzando l’impatto dell’emergenza sanitaria.

    Le dichiarazioni di andamento delle imprese intervistate evidenziano le marcate difficoltà affrontate dal sistema produttivo nel corso del 2020.

     

    Figura 1. Azioni attivate dalle imprese manifatturiere per rispondere ai cambiamenti indotti dalla pandemia

     

    Fonte: Unioncamere Piemonte, 194ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese

     

    Nella prima parte dell’anno gli ordinativi sono crollati per 85 imprese su 100, 11 aziende su 100 hanno vissuto una sostanziale stabilità, mentre circa il 4% ha visto un aumento. La filiera tessile e i mezzi di trasporto, in questa fase, hanno registrato i cali più elevati, hanno tenuto meglio la chimica/plastica/farmaceutica e il comparto alimentare. Gli ordinativi provenienti dal mercato estero hanno patito meno, per 4 imprese su 10, infatti, sono rimasti stabili.

    Anche il fatturato totale ha registrato, nella prima metà del 2020, una flessione per l’86% delle aziende manifatturiere, mentre il calo è stato registrato da oltre un’impresa su due per la componente estera.

    A fronte di queste difficoltà i due terzi del tessuto produttivo regionale ha deciso di introdurre cambiamenti nei comportamenti aziendali per fronteggiare la crisi determinata dall’emergenza sanitaria.

    Oltre la metà delle imprese manifatturiere piemontesi ha modificato la propria struttura organizzativa. Il 41,3% delle realtà intervistate ha mutato le modalità di approvvigionamento, produzione e distribuzione, mentre un’impresa su quattro non ha rilevato alcun impatto.


    Figura 2. Azioni attivate dalle imprese manifatturiere per rispondere ai cambiamenti indotti dalla pandemia

    Fonte: Unioncamere Piemonte, 194ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese

     

    Nella fase più acuta della pandemia, per lo meno a livello di misure restrittive, il 90% delle realtà manifatturiere piemontesi ha ridotto la produzione; la percentuale è risultata più elevata e si attesta intorno al 97% per i settori della meccanica, dei mezzi di trasporto e della filiera del legno. Il 4% delle aziende ha convertito la produzione o cambiato l’attività, quota che sale al 22% per le aziende della filiera del tessile abbigliamento, mentre un 6%, in controtendenza, l’ha dovuta incrementare (per l’alimentare e la chimica l’incidenza risulta più che doppia).

     

    La catena di fornitura

    Durante le restrizioni imposte per far fronte all’epidemia è emerso tra le industrie manifatturiere del nostro territorio un problema di natura logistica relativo alla catena fornitura.

    Il 58,8% delle industrie manifatturiere ha subito un rallentamento della catena di fornitura, oltre un’azienda su due ha vissuto l’interruzione della catena di fornitura, mentre una quota del 17,3% non ha evidenziato problemi di approvvigionamento.

    Parallelamente si è riscontrato un crescente interesse nei confronti delle iniziative di back- reshoring, ovvero quelle decisioni che prevedono il rientro nel paese di origine dell’azienda di attività di produzione precedentemente delocalizzate in paesi esteri, sia nella forma di produzione in stabilimenti di proprietà, che di acquisto da fornitori locali.

    Nel III trimestre 2020 il sistema camerale piemontese ha approfondito anche questa tematica con le aziende manifatturiere intervistate. È emerso che, in passato, parte delle imprese del nostro territorio aveva delocalizzato principalmente in Cina o altri Paesi asiatici e nell’Europa dell’est. Il 35% di queste aziende ha deciso di riportare del tutto o in parte la produzione in Italia o ha in previsione di farlo nel breve periodo. La principale motivazione è riconducibile alla difficoltà di coordinamento, seguita dalla scarsità della manodopera estera e dal maggior valore aggiunto del Made in Italy.

    Tra le principali problematiche emerse durante il periodo pandemico le imprese manifatturiere piemontesi hanno messo al primo posto i problemi sorti con i clienti e la cancellazione degli ordini, circa il 42% delle aziende ha evidenziato di aver riscontrato queste difficoltà.

    Le chiusure forzate delle attività imposte per la gestione dell’emergenza, al fine di contenere il diffondersi dell’epidemia, hanno rappresentato il secondo grande problema del 2020 per le realtà manifatturiere piemontesi.

    Alle chiusure e al calo degli ordinativi si sono aggiunti problemi finanziari e di liquidità (15%) e problemi organizzativi (5%).

    Figura 3. Principali effetti negativi della pandemia sulle imprese manifatturiere piemontesi

    Fonte: Unioncamere Piemonte, 195ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese

     

    I risvolti occupazionali

    Nel 2020 l’emergenza sanitaria e le misure introdotte per contenerla hanno portato alla sospensione delle attività di interi settori produttivi, generando, anche nella nostra regione, uno shock senza precedenti sia sulla produzione di beni e servizi sia, di conseguenza, sul mercato del lavoro. Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione hanno, tuttavia, evitato che le ricadute su occupazione ed economia assumessero toni drammatici.

    A livello occupazionale il 72,6% delle aziende manifatturiere ha attivato ammortizzatori sociali o strumenti di sostegno, senza i quali l’impatto sull’occupazione manifatturiera sarebbe stato molto più devastante. Per quasi un’azienda su 4 è stato attivato, o è in fase di attivazione, il lavoro agile. Sono state sospese le assunzioni previste in un caso su 10, mentre l’8% delle imprese si è vista costretta a ridurre l’organico e il 6,2% a non rinnovare i contratti in scadenza.

    Figura 4. Effetti indotti dalla pandemia sull’occupazione nelle imprese manifatturiere piemontesi

    Fonte: Unioncamere Piemonte, 195ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese

     

    Per concludere: strategie per il futuro

    Per il futuro le aziende prevedono di dover cercare nuovi clienti e approcciare nuovi mercati, a volte quelli più lontani che stanno indirizzandosi prima verso la ripresa.

    Una nuova organizzazione del lavoro, anche con l’utilizzo di modalità smart in via ordinaria, sarà nei progetti di almeno un’azienda su 4.

    Il 23,7% è orientato a creare nuovi prodotti o servizi, mentre circa una realtà su 10, a fronte dei problemi riscontrati nella fase emergenziale nella catena di fornitura, sta valutando di ricorrere a nuovi fornitori.

     

    Figura 5. Strategie per il futuro delle imprese manifatturiere piemontesi

    Fonte: Unioncamere Piemonte, 194ª Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese

     

    È un contesto ricco di incognite, ma allo stesso tempo non privo di opportunità, le imprese del tessuto imprenditoriale regionale dovranno partire da un equilibrio diverso da quello esistente nel periodo pre-covid per trovare nuove strade e canali di sviluppo.

     

     

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