Sarah Bovini, responsabile Ufficio Studi e Statistica, Unioncamere Piemonte
Il percorso di recupero intrapreso dall’economia mondiale nel terzo trimestre del 2020, è proseguito nella prima metà di quest’anno, anche se in maniera disomogenea tra paesi avanzati ed emergenti, a causa delle differenze nel progresso delle campagne vaccinali. A luglio la Commissione europea ha espresso rinnovato ottimismo sulla ripresa economica, in particolare quella relativa alla zona euro, il cui prodotto interno lordo è stimato in crescita del 4,8% già nel 2021 e del 4,5% nel 2022, trend che consentirebbe alla Ue di tornare ai livelli pre-pandemici già alla fine dell’anno in corso.
Il consolidamento della crescita dell’area comunitaria è riconducibile a una serie di elementi: il miglioramento dell'attività economica nei primi mesi del 2021; una strategia vaccinale efficace in molti paesi membri; un ritorno della mobilità nell'area Schengen grazie anche al nuovo certificato vaccinale digitale e, non ultimo, un recupero sostenuto del commercio internazionale.
Le prospettive per l’area restano molto favorevoli come confermato dall’Economic Sentiment Indicator (ESI) della Commissione europea che a luglio ha toccato un nuovo massimo storico. Tra le principali economie, si segnalano incrementi per Germania, Francia e Italia e una flessione in Spagna.
Nel nostro Paese le stime di crescita appaiono incoraggianti. In particolare ci si attende un incremento del PIL del 5,0% nel 2021 e del 4,2% nel 2022.
I dati Istat più recenti sull’economia nazionale mostrano che l’Italia ha evidenziato un maggiore dinamismo rispetto ai principali paesi europei nel II trimestre 2021. Il Pil ha segnato un deciso aumento (+2,7% la variazione congiunturale che segue il lieve incremento del trimestre precedente). Il dato ha sintetizzato un forte recupero del valore aggiunto nei servizi di mercato e una crescita nell’industria. Anche le esportazioni, trainate dalla ripresa del commercio mondiale, hanno mostrato un deciso aumento negli ultimi mesi.
I dati relativi al clima di fiducia di imprese e consumatori inducono a pensare che la fase di ripresa dei ritmi produttivi dovrebbe proseguire anche nella seconda parte dell’anno.
All’interno del contesto nazionale il Piemonte ha mostrato una notevole dinamicità. Secondo le stime del Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio nel secondo trimestre il PIL della regione dovrebbe aver registrato una crescita del 17,3%. Una variazione calcolata considerando lo stesso periodo del 2020, i mesi più difficili del primo lockdown in cui la maggior parte delle aziende erano state costrette a fermare l’attività. Nonostante la crescita sia in gran parte frutto del confronto con un periodo così negativo, le stime del II trimestre 2021 ci lasciano pensare che non solo il Piemonte stia uscendo dalla crisi pandemica ma che lo stia facendo più velocemente delle media delle altre regioni italiane, grazie alla forte vocazione manifatturiera e alla tradizionale propensione ai mercati internazionali. Per il consolidamento di questo trend risulta inoltre decisiva la disponibilità a tornare a spendere delle famiglie, che nei mesi più duri della pandemia avevano aumentato la propensione al risparmio.
Il tessuto imprenditoriale
Dal lato del tessuto imprenditoriale regionale la reazione immediata alla crisi indotta dal Covid 19 è stata una sostanziale paralisi, tradottasi in un forte rallentamento sia delle iscrizioni che delle cessazioni di aziende, tendenza proseguita anche nei primi mesi del 2021 a causa del perdurare delle incertezze dello scenario economico, tra attese sull’evoluzione della pandemia e prospettive di rilancio legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
A partire dal II trimestre 2021, in base ai dati del Registro imprese delle Camere di commercio, emerge come si sia iniziata a registrare un’accelerazione delle aperture di nuove attività grazie alla ripresa del clima di fiducia dopo il periodo più nero della pandemia. Si è tornati quasi, in tema di natalità imprenditoriale, ai ritmi pre-covid, anche se è ancora presto per parlare di un consolidato ritorno alla normalità.
Fig. 1- Iscrizioni e cessazioni delle imprese 2009-2021
Fonte: Unioncamere Piemonte su dati InfoCamere
Le nuove realtà imprenditoriali iscrittesi in Piemonte nel II trimestre 2021 ammontano a 6.637 unità a fronte di 3.527 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio). Il saldo è apparso positivo per circa 3.110 unità. Lo stock di imprese complessivamente registrate a fine giugno 2021 ammonta così a 428.622 unità, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,0% delle imprese nazionali.
Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si è tradotto in un tasso di crescita del +0,73%, migliore rispetto a quanto registrato in pre-pandemia nel II trimestre del 2019 (+0,40%) e analogo al risultato medio nazionale del trimestre in esame (+0,74%).
Il ritorno a una dinamica delle aperture più in linea con il periodo pre-pandemico appare più marcato guardando ad alcune delle forme giuridiche assunte dalle neo-imprese.
A conferma di un trend ormai consolidato, infatti, il bilancio del tessuto imprenditoriale appare particolarmente positivo per le imprese costituite in forma di società di capitale, che hanno registrato nel II trimestre 2021 un tasso di crescita del +1,15%. Aumentano in misura superiore alla media regionale anche le ditte individuali (+0,87%). In crescita dello 0,51% le altre forme e stabili le società di persone (-0,03%).
Valutando i tassi annuali di variazione percentuale dello stock delle imprese registrate per settori di attività economica, si osserva come tutti i comparti abbiano mostrato tendenze espansive nel periodo aprile-giugno 2021. La performance migliore appartiene alle costruzioni (+1,26%), seguite dagli altri servizi (+0,96%) e dal commercio (+0,81%). Il turismo segna un tasso del +0,62%, mentre industria in senso stretto (+0,35%) e agricoltura (+0,28%) evidenziano dinamiche meno intense.
Già negli anni precedenti la pandemia, grazie ad efficaci misure di politica economica tra le quali impresa 4.0, le aziende piemontesi hanno mostrato una crescente propensione all’innovazione che ha concesso loro di esser maggiormente resilienti nei periodi di difficoltà ed incrementare il proprio livello di competitività sui mercati internazionali.
La produzione manifatturiera
Nel periodo gennaio-marzo 2021 è tornato il segno più per la produzione manifatturera regionale. L’output si incrementa a livello medio piemontese del 5,0% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Si tratta di un incremento frutto dei risultati positivi evidenziati dalla maggior parte dei settori e delle realtà territoriali. A livello di dimensione di impresa la crescita caratterizza tutte le classi dalle micro alle grandi aziende.
All’incremento del 5,0% della produzione manifatturiera piemontese si sono associati, nel trimestre in esame crescite anche per tutti gli altri indicatori. Il fatturato totale ha registrato un aumento del 6,2% sul I trimestre 2020, grazie soprattutto al trend positivo a doppia cifra evidenziato dai metalli e dai mezzi di trasporto. Il fatturato estero cresciuto del 3,1%, sostenuto dal ritmo espansivo dei metalli e dell’elettricità ed elettronica. Sul fronte degli ordinativi, lo sviluppo sul mercato interno si attesta al +5,4% rispetto all’analogo periodo del 2020. Su questo risultato incide pesantemente la crescita del 16,1% registrata dai mezzi di trasporto. La variazione tendenziale degli ordinativi esteri risulta pari a +3,4%, frutto di una forte contrazione segnata dalla filiera tessile più che controbilanciata dall’aumento evidenziato dalle aziende dell’elettricità e dell’elettronica e da quelle dei metalli. Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 64,2%, ovviamente superiore al 57,0% del I trimestre 2020, ma ancora inferiore rispetto al 66,2% del I trimestre 2019.
Fonte: Unioncamere Piemonte
A livello settoriale risultano in ripresa i trend di tutti i comparti ad eccezione del tessile e abbigliamento (4,6%) e dell’alimentare (-1.9%). Se per la filiera tessile si tratta di una prosecuzione, sebbene attenuata, della crisi vissuta nel 2020 per l’alimentare va invece evidenziato che il confronto a livello produttivo viene effettuato su un I trimestre 2020 in cui il settore registrava ancora una tenuta. Il segno più caratterizza tutte le altre manifatturiere. In particolare i metalli segnano l’incremento più elevato (+11,4%), seguiti dai mezzi di trasporto (+7,8%). La crescita per le industrie meccaniche si attesta al 6,4% mentre quella della filiera del legno e delle aziende dell’elettricità e dell’elettronica risulta ripetitivamente pari a +5,4% e +5,2%.
Analizzando il campione delle imprese manifatturiere sotto il profilo dimensionale emerge come le medie imprese (50-249 addetti) siano quelle che registrano una crescita più consistente (+6,6%), seguite dalle imprese di grandi dimensioni (250 addetti e oltre) che incrementano la produzione del 5,9% rispetto all’analogo periodo del 2020. Le aziende di piccole dimensioni (10-49 addetti) evidenziano uno sviluppo della produzione (+3,4%) inferiore alla media complessiva regionale e le micro realtà (2-9 addetti) mostrano di aver intrapreso più lentamente il percorso di crescita (+1,6%).
Il dato stimato su II trimestre 2021 conferma ed amplifica ulteriormente il ritmo espansivo registrato nei primi tre mesi. Produzione è fatturato delle aziende manifatturiere piemontesi cresceranno a doppia cifra grazie soprattutto al contributo fornito dal comparto dei mezzi di trasporto e dalla metalmeccanica.
In questo contesto di rilancio del nostro territorio un elemento determinante è rappresentato dalla crescita delle esportazioni, che nei primi sei mesi del 2021 hanno evidenziato un ritorno alla competitività delle imprese piemontesi.
Fonte: Unioncamere Piemonte su dati Istat
Importazioni ed esportazioni
La ripresa delle vendite oltre confine in questi primi mesi del 2021, accompagnata da indicatori positivi provenienti anche da produzione industriale ed ordinativi, ha evidenziato un graduale recupero del tessuto produttivo piemontesi che va però letto alla luce del confronto con un anno, il 2020, che per tutti gli indicatori socioeconomici è stato negativo. Dal confronto delle esportazioni del I trimestre 2021 con il I trimestre 2019 (periodo pre-covid) emerge, infatti, ancora una flessione (-1,4%), sebbene di entità non elevata.
Nel I trimestre del 2021 il valore delle esportazioni piemontesi di merci è stato pari a 11,4 miliardi di euro, il 6,4% in più rispetto al I trimestre 2020, periodo in cui iniziava a sentirsi l’effetto delle prime restrizioni dovute al diffondersi della pandemia. Nello stesso lasso temporale, il valore delle importazioni di merci è cresciuto del 6,7%, attestandosi a quota 8,2 miliardi di euro. Il saldo della bilancia commerciale si è confermato positivo per 3,2 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 3,1 miliardi di euro del I trimestre 2020.
Il Piemonte anche sul fronte del commercio estero, in questa prima parte del 2021, segna una dinamica migliore rispetto alla media nazionale (+4,6%). Confrontando, inoltre, il risultato con quello delle principali regioni esportatrici del Paese emerge come, anche in questo caso, la nostra regione superi, in termini di intensità di crescita, quanto registrato da Lombardia (+3,5%), Veneto (+4,9%) ed Emilia Romagna (+6,1%).
Nonostante la Toscana, quinta regione per export, segni una crescita del 11,7%, il Piemonte si conferma la quarta regione esportatrice, con una quota del 9,7% delle esportazioni complessive italiane, incidenza analoga rispetto al 9,6% segnato nello stesso periodo dell’anno precedente.
La ripresa delle vendite piemontesi oltre confine riguarda, in questi primi tre mesi del 2021, la maggior parte dei settori di specializzazione. Unica eccezione è quella della filiera del tessile e abbigliamento, che mostra, purtroppo, ancora un calo di forte entità (-15,7%). Appare stabile il risultato segnato dalla chimica (-0,2%), mentre crescono ad un ritmo inferiore a quello medio regionale la gomma-plastica (+2,9%) e il comparto alimentare (+1,7%). La meccanica mette a punto un recupero delle esportazioni dell’8% rispetto all’analogo periodo del 2020, superata in termini di intensità di crescita dai mezzi di trasporto (+16,7%) e dal settore dei metalli e dei prodotti in metallo (+19,1%).
All’interno del comparto dei mezzi di trasporto (primo per quota sull’export regionale), va evidenziata la crescita dell’export di autoveicoli (+55,0%) e della componentistica autoveicolare (+9,5%), ancora in calo il settore aerospaziale (-45,5%).
Nel periodo gennaio-marzo 2020 il bacino dell’Ue 27 ha attratto il 57,8% dell’export regionale mentre il 42,2% si è diretto verso mercati extra-Ue 27. Complessivamente le esportazioni verso i mercati comunitari sono cresciute dell’8,7% rispetto allo stesso trimestre del 2020. I più importanti mercati dell’area per le merci piemontesi si confermano quello francese e quello tedesco, con quote rispettivamente pari a 14,8% e 14,0%. La ripresa delle esportazioni piemontesi verso questi due mercati è risultata particolarmente intensa nel I trimestre 2021 e si è concretizzata in una crescita dell’11,1% verso la Francia e del 7,5% verso la Germania. Superiore alla media totale anche la variazione delle esportazioni dirette in Spagna (+7,4%), nei Paesi Bassi (+12,6%) e in Austria (+7,7%).
Le esportazioni verso i Paesi extra-Ue 27, a causa della flessione delle vendite sul mercato britannico (-11,5%), hanno registrato un incremento più modesto (+3,3%) rispetto a quello evidenziato per l’area comunitaria. Alla crescita del 2,9% delle vendite verso gli USA segue quella del 2,2% registrata verso la Svizzera. Molto intensa la ripresa delle vendite in Cina (+35,0%) e in Brasile (+44,9%), ancora negativo il dato della Corea del Sud (-4,1%).
Il quadro che emerge è quindi quello di una ripresa diffusa di tutti i principali indicatori economici a livello regionale. La speranza, più che concreta, che non si tratti solo di un rimbalzo, ma di un trend espansivo di medio lungo periodo è confermata dal fatto che già nei mesi estivi servizi, consumi privati e turismo si sono aggiunti all’industria manifatturiera, al comparto edile e agli investimenti nel trainare la crescita.
Nonostante il permanere di incognite legate alla risalita dei contagi a causa della diffusione di nuove varianti del virus, all’andamento dell’inflazione, alla carenza di materie prime, nonché alle rinnovate tensioni geopolitiche internazionali la ripresa dell’economia della nostra regione sembra quindi ormai destinata a consolidarsi.