di Andrea Crocetta (Replant srl – Progetto pilota Legno Energia Nord Ovest 2022 (PSR Regione Piemonte 2014-2020 Mis. 16.2)
La filiera legno-energia è spesso individuata come una pratica vantaggiosa per il clima, l’economia locale e la gestione territoriale. Tali benefici possono essere certamente tanto concreti quanto durevoli nel tempo, tuttavia, non sono assumibili a priori ma la loro validità dipende nettamente dal contesto realizzativo, ovvero dalle caratteristiche effettive della filiera legno-energia come realmente impostata.
Esistono in realtà molteplici filiere legno-energia, distinte per tipologia e qualità del combustibile prodotto (legna da ardere, cippato, pellet), per produzione energetica (termica, elettrica) e ovviamente per organizzazione della rete di imprese e soggetti coinvolti e per tipologie impiantistiche. Le differenti filiere possono essere parallele, integrate o anche antitetiche tra loro. La conoscenza di effetti e rapporti tra le possibili filiere è un elemento essenziale nella pianificazione sia territoriale, sia economico-sociale.
In Piemonte, un rilievo primario tra le filiere legno-energia l’hanno la produzione ed il consumo di legna da ardere e la produzione e il consumo di cippato di legno; ruolo secondario ha invece la filiera del pellet, il cui consumo è piuttosto elevato nel settore residenziale ma la cui produzione è, come in genere in Italia, sostanzialmente estera.
La filiera (o meglio l’insieme di possibili filiere) legno-energia che può avere caratteristiche ed esiti territoriali più differenziati è, con buona probabilità, quella di produzione e consumo del cippato di legno. È auspicabile analizzare tale “insieme di possibili filiere” in base alle tre declinazioni della sostenibilità.
Il presente articolo intende proporre uno schema di prima valutazione, anche solo qualitativa, rivolto ad amministratori e pianificatori. L’applicazione, come caso studio, è condotta sull’esempio virtuoso del Comune di Pomaretto (TO), comune montano piemontese che in meno di dieci anni di adesione al Patto dei Sindaci ha trasformato i propri consumi energetici: coibentazione completa degli edifici pubblici, conversione a led dell’illuminazione pubblica, installazione di impianti FV sufficienti a coprire l’intero fabbisogno elettrico comunale. Da settembre 2017 nel comune è inoltre attivo un piccolo impianto di teleriscaldamento a cippato. Tale impianto risulta di notevole interesse per gli aspetti ambientali, il consenso raggiunto tra i cittadini, le scelte organizzative e gestionali, le ricadute economico-sociali locali.
Metodi e analisi dei risultati
Nell’ambito del progetto pilota Legno Energia Nord Ovest 2022 (PSR Piemonte 2014-2020, Mis. 16.2) ci si è posti l’obiettivo di creare un possibile schema di parametri essenziali per valutare le filiere a cippato, di rapida applicazione e in grado di dare a decisori politici e pianificatori territoriali una indicazione, qualitativa, delle potenzialità di una data filiera. Non si tratta, per il momento, di un metodo quantitativo e/o comparativo, tuttavia, lo si è voluto proporre affiancato dall’applicazione per il caso studio di Pomaretto che costituisce indubbiamente uno scenario realizzativo di livello alto e che può fungere da primo benchmark. Nel dettaglio, i criteri identificati sono riportati di seguito, classati per ambito di sostenibilità [AMB-ambientale, ECO-economico, SOC-sociale]:
- [AMB] provenienza del combustibile. Posto come requisito preliminare ed obbligatorio l’utilizzo sostenibile delle risorse forestali, il vantaggio climatico-ambientale delle filiere energetiche da biomasse legnose è tanto maggiore quanto minori sono le distanze di trasporto del combustibile;
- [AMB] impiego efficiente della risorsa energetica. Il vantaggio climatico-ambientale delle filiere è proporzionale alla capacità di scalzare combustibili fossili; pertanto, esso è funzione sia dell’efficienza d’uso (risparmio energetico negli usi finali convertiti a rinnovabili), sia dell’efficienza di produzione (rateo di trasformazione dell’energia chimica del legno in energia termica e/o energia elettrica non dissipate ed effettivamente utilizzate);
- [AMB] equilibrio territoriale dei fabbisogni. La sostenibilità ambientale di una nuova filiera, nonché dell’insieme di tutte le filiere che insistono su un territorio, implica che i fabbisogni di biomasse siano inferiori alla capacità di carico degli ecosistemi forestali, ovvero all’entità delle produzioni sostenibili ritraibili dalle foreste dell’area;
- [AMB] impatto emissivo. All’interno del bacino padano, area notoriamente critica per la qualità dell’aria, un impianto a combustibile solido, oltre ad essere conforme, come requisito preliminare ed obbligatorio, a norme tecniche e limiti emissivi, è tanto più virtuoso quanto in grado di minimizzare il proprio bilancio emissivo. Tale minimizzazione può essere condotta sia a livello puntuale (riducendo con pratiche gestionali o con soluzioni tecnologiche le emissioni a camino), sia a livello territoriale (agendo su altre fonti per migliorare il bilancio emissivo sino a renderlo positivo);
- [ECO] valorizzazione dell’energia prodotta e del combustibile in ingresso. La corretta valorizzazione dell’energia rinnovabile prodotta e l’organizzazione della gestione d’impianto devono essere tali da poter trasferire risorse economiche dal ricco mercato energetico al bosco e alla sua gestione, che costituiscono il motore primo dei benefici ambientali delle filiere;
- [ECO] massimizzazione degli usi durevoli del legno. Ogni filiera forestale è tanto più redditizia e capace di conservare stabilità nel tempo, quanto più riesce a selezionare quota parte del legname abbattuto destinandolo ad impieghi da opera; anche in ottica ambientale, oltreché economica, le filiere legno-energia devono pertanto sempre meno essere filiere esclusive ma evolvere verso una cooperazione con filiere da opera. Affinché ciò possa avvenire l’impresa forestale ha perlomeno tre strategie da adottare: in primo luogo, operare una selezione in bosco o in piazzale cui far seguire una gestione separata dei materiali; in secondo luogo in termini di indirizzo del mercato, adottare innovazioni che consentano di utilizzare come opera assortimenti di legname precedentemente destinati all’energia; in terzo luogo quale strumento organizzativo, dare priorità negli usi energetici agli scarti di lavorazione in segheria;
- [SOC] attivazione di imprese locali. A seconda delle loro impostazioni, le filiere forestali possono coinvolgere o meno imprese locali (es. riferendosi ad un territorio che può essere quello di approvvigionamento del legname) e, nel primo caso, essere motore o meno di uno stimolo alla crescita aziendale;
- [SOC] partecipazione della popolazione. Sul tema di impianti a biomassa di dimensioni medie o grandi, quali possono essere quelli a cippato, l’attenzione della cittadinanza è estremamente elevata; percorsi partecipativi territoriali possono garantire impianti che non solo tutelino le esigenze di sicurezza sanitaria ed ambientale della popolazione, ma che riescano ad essere realizzati in tempi e gestiti con modalità tali da garantire la corretta remunerazione degli interessi imprenditoriali e, in ultimo quindi, la rispondenza di manufatti e conduzione alle prescrizioni autorizzative.
I parametri così proposti intercettano le principali criticità e potenzialità delle filiere energetiche basate sul cippato di legno. I singoli criteri sono di seguito discussi e contestualizzati nel caso di Pomaretto.
Provenienza del combustibile. Le biomasse forestali possono essere considerate climaticamente neutre in quanto la combustione libera CO2 in cui il carbonio è comunque di origine biogenica (ciclo terrestre superficiale e di breve periodo del C); tuttavia le lavorazioni (sensu lato) e in particolare i trasporti, data la bassa densità energetica e la presenza di acqua nel legno combustibile, incidono significativamente sul bilancio carbonico finale. Nel caso di Pomaretto gli approvvigionamenti derivano tutti da fonti controllate PEFC, in cui il tracciamento in catena di custodia copre dal taglio boschivo sino alla produzione di energia certificata per sostenibilità forestale (secondo caso in Europa); il tragitto percorso dal legno a partire dal bosco sino alla centrale è inferiore a 20km per il 95% delle forniture, il 100% di queste provengono comunque da un raggio di 35km.
Impiego efficiente della risorsa energetica. Alcune soluzioni impiantistiche prevedono comunque significative dissipazioni (energia termica nel caso di produzioni elettriche) o dispersioni (reti di teleriscaldamento eccessivamente estese) dell’energia prodotta, già fatta salva la realizzazione ad arte dei manufatti. Nel caso di Pomaretto il cippato di legno ha sostituito il metano nell’alimentazione della rete; in 5 stagioni termiche non sono mai entrate in funzione le caldaie di backup a metano. Il rapporto tra energia dispacciata ed estensione della rete è 4 volte lo standard minimo richiesto nel protocollo di qualità austriaco-svizzero QM, garantendo una minima dispersione della rete; i consumi elettrici di rete sono stati ridotti del 95% con progressivi interventi di efficienza. L’impianto inoltre funziona esclusivamente nei mesi di climatizzazione invernale, massimizzando lo sfruttamento utile dell’energia dal legno. Sul fronte dei consumi pubblici il Comune, negli anni, ha ridotto drasticamente i propri fabbisogni (v. oltre).
Equilibrio territoriale dei fabbisogni. Frequentemente le nuove progettualità a cippato vengono corredate da piani di approvvigionamento che stimano la biomassa potenzialmente ritraibile sul territorio, ma non prendono in considerazione né i fabbisogni di altri impianti esistenti nelle prossimità, né, tantomeno, i consumi domestici di legna da ardere (la cui produzione in molti casi gravita sui medesimi assortimenti -o su quota parte di essi- conteggiati per la produzione di cippato). Nel caso di Pomaretto la producibilità annua sostenibile della Val Germanasca (area di approvvigionamento) supera il totale dei consumi di legna da ardere e di cippato in essere.
Impatto emissivo. Generalmente l’approccio al contenimento delle emissioni è di tipo tecnologico (prestazioni del generatore, filtri e sistemi di abbattimento) che garantiscono la loro piena efficacia però solo in presenza di attenta e costante manutenzione; le strategie gestionali di investimento sulla qualità del combustibile (che quindi deve incrementare di valore ed essere garantito da certificazioni per costanza delle proprie caratteristiche), che garantiscono anche la piena e duratura funzionalità degli apparati tecnologici, perlopiù non sono attuate data la frequente separazione tra proprietari/gestori degli impianti e produttori/fornitori del combustibile; il miglioramento del bilancio emissivo territoriale non è generalmente preso in considerazione, non essendo prescritto nelle autorizzazioni. Nel caso di Pomaretto la continuità aziendale tra produzione del combustibile e proprietà dell’impianto ha consentito di improntare il contenimento delle emissioni sulla qualità del combustibile e su una precisa gestione di impianto; questo ha condotto ad ottenere sia, già da subito e senza filtri, emissioni pari alla metà dei limiti di legge (con incrementi di inquinanti locali non rilevabili nei monitoraggi ambientali effettuati da ARPA), sia la possibilità di poter comunque ancora drasticamente ridurre le emissioni, installando un domani sistemi di filtrazione con certezza di prestazioni stabili nel tempo. A Pomaretto si è inoltre sperimentato un sistema volontario di compensazione delle maggiori polveri emesse nel passaggio da metano a cippato; in tale ambito l’azienda gestrice si è incaricata di offrire (al prezzo del mero isolante, peraltro detraibile) un servizio di coibentazione di solai di abitazioni riscaldate con stufe a legna, di modo da ridurne i consumi energetici e le emissioni di polveri, sino a compensare totalmente le emissioni dell’impianto di teleriscaldamento e raggiungere un bilancio emissivo territoriale positivo.
Valorizzazione dell’energia prodotta e del combustibile in ingresso. Il mancato trasferimento di valore dall’energia al cippato è uno dei vulnus principali di molte filiere inefficaci/migliorabili, in cui i produttori di cippato, sebbene l’energia abbia remunerazioni consistenti, non riescono invece ad aver margini significativi, con conseguenze sia sulle potenzialità di sviluppo aziendale, sia sulla sostenibilità delle attività svolte. Nel caso di Pomaretto, l’organizzazione aziendale consente una valorizzazione del cippato in ingresso a prezzi pari a quelli della legna da ardere, ovvero con valori 2-3 volte superiori alle medie di mercato ma semplicemente in linea con una formazione dei costi definita mediante le comuni metodiche di economia aziendale.
Massimizzazione degli usi durevoli del legno. L’organizzazione di molte filiere di cippato, incentrata sulla produzione di ingenti volumi a basso costo, rende sostanzialmente antieconomico, per le imprese forestali, operare una selezione dei materiali. Il risultato di tale sistema è duplice: da un lato le imprese non operano selezione nei lotti forestali “da energia” e vengono avviati a combustione assortimenti che potrebbero avere usi durevoli, dall’altro le imprese che sempre più si specializzano nel settore energetico (che resta quota maggioritaria del mercato del legno locale) sempre meno sono in grado di innovare in termini di seconda selezione da materiali, da energia a impieghi da opera. Nel caso di Pomaretto la remunerazione del combustibile e le caratteristiche delle imprese partner (che hanno proprie segherie) garantisce sia la massima e sempre maggiore selezione del legno per impieghi durevoli, sia l’impiego prioritario degli scarti di segheria come fonte per la produzione di cippato, con quindi impieghi in cascata.
Attivazione di imprese locali. La capacità reale di coinvolgere imprese locali, dando loro strumenti economici e responsabilità in grado di stimolarne la crescita imprenditoriale è il principale innesco delle ricadute economiche sui territori. Nel caso di Pomaretto il ruolo delle imprese locali non è solo di compartecipazione, ma bensì di innesco e finanziamento della progettualità, quindi con un coinvolgimento di grado decisamente elevato.
Partecipazione della popolazione. Frequentemente i cittadini sono messi a conoscenza delle progettualità su impianti a cippato solo nel corso della fase di pubblicizzazione dei procedimenti autorizzativi se non addirittura nella fase realizzativa; si tratta di una pratica deleteria sia per la buona convivenza democratica, sia, sovente, anche per gli interessi imprenditoriali. La migliore soluzione sarebbe l’integrazione di processi partecipativi come elemento del progetto stesso. Nel caso di Pomaretto questo non è stato possibile e il gradimento dell’impianto da parte dei cittadini è stato il frutto di una conquista progressiva, dal momento che il passaggio da metano a impianto termico a cippato è stato segnato dalla proposta di realizzazione di un pirogassificatore, che ha suscitato vivaci proteste nella popolazione ed è poi stata abbandonata. La società che ha costruito e gestisce l’impianto a cippato è subentrata dopo tale fase, trovando in parte della cittadinanza una netta opposizione. A questo punto sono stati gli aspetti organizzativi e gestionali ad essere risolutivi, puntando sull’informazione e sulla piena trasparenza, pur avendo tempi di realizzazione serrati, dettati dalla disponibilità di alcuni finanziamenti regionali.
Conclusioni
Nel complesso la checklist proposta appare una traccia efficace per l’esame dei principali nodi di una filiera energetica basata sul cippato di legno. Senza pretesa di completa esaustività o di preciso raffronto tra opzioni differenti, si ritiene possa essere uno schema utile per focalizzare l’attenzione su elementi critici e potenzialità, sia in funzione di miglioramento delle ipotesi progettuali, sia in termini di aiuto nella scelta tra progettualità diverse.
Nello specifico dell’applicazione di riferimento su Pomaretto è utile considerare, come ricaduta di un sistema ben organizzato, sostenibile e solido nel tempo, gli effetti in termini vantaggio per la spesa pubblica. Nell’immagine che segue si raffrontano i consumi energetici termici degli edifici pubblici di Pomaretto, progressivamente ridotti grazie a interventi di efficienza, con l’andamento della spesa, relativo prima all’alimentazione del teleriscaldamento a gas metano, poi a cippato.
Fig. 1 – Schema consumi-costi della centrale di Pomaretto
Risulta evidente che il corretto e migliore approccio ad impianti di teleriscaldamento a cippato, come del resto per tutte le rinnovabili, è la combinazione di risparmio energetico e shift della produzione a fonti rinnovabili. Tale approccio esita in una progettualità non solo vantaggiosa in termini di sostenibilità locale, ma anche di riduzione della spesa pubblica e sua protezione dalle oscillazioni del mercato energetico, che diverranno probabilmente sempre più frequenti.
Per approfondimenti :
www.legnoenergia.org
Parole chiave: legno-energia, cippato, bilanci territoriali