di Sarah Bovini Responsabile Ufficio Studi e Statistica, Unioncamere Piemonte
Nel 2022 la crescita dell’economia mondiale ha evidenziato un rallentamento, attestandosi al +3,2%, ben al di sotto delle previsioni dell'inizio dello scorso anno. Lo sviluppo dei vaccini e un sostegno monetario, fiscale e finanziario senza precedenti avevano reso possibile nel 2021 una ripresa globale vigorosa, che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l’aumento generalizzato del costo della vita e la flessione dell'attività in Cina hanno frenato, riducendo pesantemente le prospettive di crescita internazionali. Anche l’espansione del commercio mondiale è diminuita.
La netta ripresa dei viaggi internazionali è stata, infatti, controbilanciata da un calo del volume degli scambi globali di merci. La frenata del ritmo espansivo è stata diffusa, pur assumendo intensità differenti nelle diverse aree geoeconomiche.
Nonostante il non facile contesto socio-economico nel 2022 l’Italia ha realizzato una buona performance, registrando, grazie ad una tenuta sul finire dell’anno delle esportazioni e degli investimenti, un aumento del Pil a valori concatenati più elevato di quello della media dell’Area euro (+3,5%). Nel confronto con i principali partner europei il risultato italiano è stato inferiore a quello della Spagna (+5,5%) e superiore a quello di Francia (+2,6%) e Germania (+1,9%).
L’Italia ha quindi proseguito sulla strada della ripresa, pur manifestando anch’essa una decelerazione rispetto all’anno precedente. Dopo una contrazione del PIL del 9,0% nel 2020 ed un’espansione del 7,0% nel 2021 ha segnato, infatti, un +3,7% nel 2022, tornando ai livelli pre-pandemici. Come altri Paesi europei, ha subito gli effetti dello shock dei prezzi dell’energia, ma è riuscita ad iniziare a diversificare i propri approvvigionamenti puntando sui Paesi africani, al fine di ridurre la propria dipendenza dall’energia russa. I prezzi al consumo hanno registrato complessivamente una crescita media annua dell’8,1%, segnando l’aumento più elevato dal 1985 (+9,2%). La crescita dei prezzi è stata spinta soprattutto dall’andamento dei prezzi degli energetici, ma anche da quello dei generi alimentari.
I primi mesi del 2023 hanno evidenziato ancora una tenuta per il nostro Paese, sintomo che nell'affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, così come quelle della pandemia, l'economia italiana ha mostrato una confortante capacità di reazione.
Secondo gli ultimi dati messi a disposizione dall’ISTAT il Prodotto interno lordo italiano è aumentato nel periodo gennaio-marzo 2023 dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 1,9% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre nel II trimestre a livello congiunturale si è registrata una flessione (-0,3%) e a livello tendenziale un incremento di debole intensità (+0,6%). Alla luce di questi primi risultati, la crescita acquisita del Pil per l’intero 2023 è pari al +0,8%.
A livello piemontese, in base a dati di Prometeia, nel 2022 il Prodotto interno lordo si è attestato intorno ai 145 miliardi di euro a valori correnti, il 7,7% della ricchezza prodotta a livello nazionale, valore superiore rispetto non solo ai 136 miliardi del 2021, ma anche ai livelli del periodo pre-covid quando, a valori correnti, il PIL piemontese era pari a 138 miliardi di euro.
La crescita evidenziata a livello regionale nel 2022 è stata il risultato di dinamiche positive in tutti i principali settori ad eccezion fatta per l’industria (-0,1%), che ha mostrato una sostanziale stazionarietà in termini di valore aggiunto rispetto all’anno precedente, periodo in cui aveva segnato una crescita a doppia cifra. Le costruzioni (+9,6%) e i servizi (+4,6%), hanno realizzato le dinamiche migliori, seguiti dal comparto agricolo (+3,0%).
Sul fronte del tessuto imprenditoriale nel 2022, dopo il brusco stop del 2020 e il rimbalzo del 2021 la vitalità del tessuto imprenditoriale piemontese torna stagnante. Rallenta la nascita di nuove imprese (-8,3%) e aumentano le chiusure (+7,5%).
Il comparto manifatturiero piemontese ha confermato la propria solidità. La crescita media della produzione manifatturiera per l’intero 2022 è stata pari al 3,4%, confermando che, nonostante le difficoltà provenienti dal conflitto bellico e indotte dal caro energetico, il tessuto industriale manifatturiero regionale ha mantenuto un trend espansivo, seppur di intensità minore rispetto a quanto evidenziato nel 2021.
Alla ripresa produttiva si è associata una crescita dell’interscambio commerciale. Il Piemonte con un valore delle esportazioni pari a 59,0 miliardi di euro, ha segnato un aumento a valori correnti del 18,5% rispetto al 2021, ottenendo un risultato in linea con quello nazionale (+20,0%). Grazie alla crescita a doppia cifra delle vendite oltre confine, il Piemonte si è confermato la quarta regione esportatrice con una quota del 9,4% delle esportazioni complessive nazionali. Come avvenuto nel 2021 anche nel 2022 la performance piemontese delle vendite oltre confine è stata decisamente positiva per tutti i principali settori export-oriented e verso tutti i più rilevanti partner commerciali della regione.
Buone notizie anche sul fronte occupazionale, quelli del 2022 sono stati 12 mesi di ripresa per il mercato del lavoro. L’anno a livello piemontese si è chiuso con una crescita del 1,0% del numero di occupati rispetto al 2021, grazie alle dinamiche espansive del comparto edile e dei servizi. Il tasso di occupazione è risultato in aumento, passando dal 65,0% del 2021 al 66,3% del 2022 e parallelamente è diminuito dal 7,5% al 6,6% il tasso di disoccupazione.
Concentrando l’attenzione sui risultati disponibili a livello regionale per i primi mesi dell’anno in corso emerge come lo stock di imprese complessivamente registrate a fine giugno 2023 ammonti a 424.995 realtà imprenditoriali, confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane, con il 7,1% delle imprese nazionali.
Il bilancio tra nuove iscrizioni e cessazioni si traduce in un tasso di crescita debolmente positivo, pari al +0,42%, dato in linea sia rispetto a quanto registrato a livello nazionale (+0,47%) nel trimestre in esame, sia nei confronti del risultato piemontese del II trimestre 2022 (+0,42%). Analizzando i risultati settoriali emerge come tutti i principali comparti mostrino tendenze positive nel periodo aprile-giugno 2023, in particolar modo quello edile, gli altri servizi e la filiera turistica. Uno sviluppo di debole entità ha caratterizzato le imprese del commercio e dell’industria in senso stretto, mentre orientato alla stabilità è apparso l’andamento del tessuto imprenditoriale agricolo.
Nei primi mesi del 2023 il comparto manifatturiero regionale ha confermato la propria solidità segnando dinamiche ancora positive nei principali settori di specializzazione e nella maggior parte delle realtà territoriali. Complessivamente nel periodo gennaio-marzo 2023 la produzione industriale regionale ha segnato una crescita dell’1,4% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. La crescita della produzione industriale è stata accompagnata da un andamento positivo sia degli ordinativi interni (+1,4%) che, in misura maggiore, degli ordinativi provenienti dal mercato estero (+11,1%). Il fatturato totale ha segnato un +3,7% e la componente estera ha mostrato un incremento del 3,6%. Il grado di utilizzo degli impianti è sceso dal 71,5% del I trimestre 2022 al 67,4% del periodo gennaio-marzo 2023.
LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA IN PIEMONTE
Fonte: Unioncamere Piemonte, Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera piemontese
Tutti i principali settori della manifattura regionale hanno mostrato nel I trimestre 2023 una crescita della produzione industriale ad eccezione del comparto della chimica plastica e dell’elettricità ed elettronica. La performance migliore è stata quella della filiera dei mezzi di trasporto, frutto di dinamiche differenziate all’interno del comparto: più elevato l’incremento segnato dalla componentistica autoveicolare, minore - ma più intenso della crescita media regionale - l’aumento della produzione di autoveicoli, in contrazione, invece, il settore aerospaziale. Al secondo posto per intensità espansiva si collocano le aziende dei metalli, seguite dalle realtà della meccanica e del tessile e abbigliamento e dell’industria alimentare.
Anche sul fronte del commercio estero i risultati dei primi tre mesi del 2023 appaiono ancora fortemente positivi. Il valore delle esportazioni piemontesi di merci ha raggiunto quota 15,8 miliardi di euro, registrando una crescita sostenuta rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+16,8%), dinamica che appare tuttavia ancora condizionata dai rialzi dei prezzi diffusi a livello merceologico. Nello stesso periodo il valore delle merci importate è stato pari a 11,7 miliardi di euro, il 10,4% in più rispetto al trimestre gennaio-marzo 2022, portando il saldo della bilancia commerciale a +4,1 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,9 dell’anno prima. La performance delle vendite oltre confine di prodotti locali conferma, inoltre, il Piemonte come quarta regione esportatrice, con una quota del 9,9% dell’export nazionale.
Con un aumento del 33,6% rispetto al I trimestre 2022, i mezzi di trasporto, trainati dagli autoveicoli, si confermano il principale comparto dell’export regionale, assicurandone una quota del 23,8%. Seguono la meccanica e i prodotti alimentari e delle bevande, che generano rispettivamente il 18,0% e il 12,4% del valore delle vendite regionali oltre confine. Appaiono, inoltre, determinanti, i contributi forniti dagli articoli in gomma e materie plastiche e dai prodotti tessili. Tra i principali settori di specializzazione l’unico segno negativo è quello registrato dai metalli, che scontano una flessione tendenziale delle esportazioni del 6,7%.
Nel periodo gennaio-marzo 2023 il bacino dell’Ue 27 ha attratto il 60,6% dell’export regionale, mentre il 39,4% si è diretto verso mercati extra-Ue 27.
Complessivamente le esportazioni verso i paesi comunitari sono cresciute del 25,2% rispetto allo stesso trimestre del 2022. I più importanti mercati dell’area per le merci piemontesi si confermano quello francese e quello tedesco, con quote pari al 16,0% e 14,7%. Le esportazioni dirette in Francia e Germania hanno registrato, nel I trimestre 2023, aumenti su base annua superiori al dato medio regionale (rispettivamente +33,3% e +25,5%). Risultano di gran lunga superiori alla media regionale anche le variazioni delle esportazioni dirette in Spagna (+27,5%), Polonia (+28,8%) e Romania (+21,4%), prossime al dato medio piemontese le dinamiche registrate in Belgio (+17,4%) e nei Paesi Bassi (+18,0%).
Le esportazioni verso i Paesi extra-Ue 27 registrano nel complesso un aumento di intensità minore (+5,8%) rispetto a quello messo a segno entro i confini comunitari. Gli Stati Uniti si confermano il principale mercato di sbocco al di fuori dell’Ue-27, generando una quota dell’8,5% dell’export regionale, seguiti da Regno Unito e Svizzera, che assicurano rispettivamente il 4,5% e il 3,6% del valore totale delle vendite oltre confine. La performance esibita dall’export piemontese appare vivace nel mercato statunitense (+28,2%), positiva, ma meno intensa, in quello britannico (+8,7%), negativa nel vicino mercato elvetico (-4,5%).
La sintesi di tutti gli indicatori disponibili a livello territoriale fornisce il quadro di un Piemonte che ha mantenuto nel corso nel 2022 livelli di crescita significativi, evidenziando dinamiche decisamente positive per quanto riguarda il commercio estero. Ha tenuto la manifattura, nonostante le crescenti difficoltà, e anche il mercato del lavoro ha mostrare significativi miglioramenti. Nei primi mesi del 2023 l’economia regionale, così come quella nazionale ed europea, ha segnato un consistente rallentamento che ha caratterizzato più l’industria rispetto ai servizi a causa delle forti incognite che gravano su consumi e investimenti.