Di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.(1) - Università Cattolica di Milano
IntroduzioneL'articolo presenta i risultati di un'indagine sugli adolescenti stranieri inseriti nei percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) della provincia di Torino (Santagati, 2011). La ricerca è stata realizzata nell'ambito di un accordo di collaborazione tra il Servizio Formazione Professionale della Provincia di Torino e il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università degli Studi di Torino, con la finalità di favorire l'inserimento e la permanenza di giovani stranieri nella formazione professionale, ambito poco studiato in Italia rispetto alla più diffusa analisi dell'impatto delle migrazioni sul sistema scolastico nei suoi differenti ordini e gradi (Besozzi, Colombo, 2009).
La ricercaSi tratta di un'indagine pluriennale (2006-2010), finanziata nel tempo dall'Università di Torino, dal Comune e dalla Provincia di Torino, realizzata in collaborazione con il Servizio Formazione Professionale della Provincia. Essa si è focalizzata, da un lato, sugli adolescenti stranieri che vivono una serie di svantaggi nel loro percorso formativo, indicati dalle difficoltà di accesso all'istruzione superiore, dalla "canalizzazione formativa" nelle filiere professionalizzanti, dai ritardi e dagli insuccessi scolastici, dagli elevati rischi di dispersione (Colombo, Santagati, 2010). Dall'altro lato, l'attenzione è rivolta alla formazione professionale che fatica ad affermarsi come canale alternativo ed equivalente all'istruzione, nonostante nell'ultimo decennio si sia sviluppata sempre più nella direzione di rispondere alle sollecitazioni presenti nei documenti europei. In questi ultimi, si ribadisce la necessità di innalzare la qualità della formazione e di offrire, ai più giovani, competenze spendibili nel mercato del lavoro, garantendo maggiori opportunità a gruppi particolarmente svantaggiati come gli immigrati (Lodigiani, 2008). In questo scenario si colloca, pertanto, la sfida che la formazione professionale sta affrontando nel nostro paese, ovvero il passaggio cruciale da ambito in cui si concentra un'utenza particolarmente fragile a laboratorio innovativo in cui si costruiscono chance per l'inserimento professionale e la cittadinanza sociale.
La ricerca, attraverso una metodologia quali-quantitativa, ha preso in esame la presenza degli allievi stranieri nel sistema di istruzione e formazione professionale della Provincia di Torino: si tratta di circa un migliaio di studenti, ovvero il 15% del totale degli iscritti ai corsi annuali e di qualifica finanziati con i bandi Diritto dovere e obbligo di istruzione e formazione professionale (Provincia di Torino, 2009). L'indagine si è proposta di cogliere i nodi problematici e le potenzialità dei percorsi e delle politiche formative per i giovani stranieri, analizzando il processo di integrazione dal punto di vista dell'utenza straniera – della domanda di formazione degli allievi e delle loro famiglie – e dalla prospettiva dell'offerta formativa, espressa nelle politiche della società d'accoglienza. L'itinerario ha permesso di precisare un modello analitico multidimensionale dell'integrazione formativa, articolato sui diversi livelli: personale – relativo agli atteggiamenti e al ruolo dell'allievo nel processo di integrazione; relazionale – concernente la qualità delle relazioni vissute all'interno dei contesti formativi; istituzionale – riguardante la proposta educativa e le prassi delle istituzioni formative sviluppate a favore degli allievi stranieri.
L'indagine ha mostrato come la formazione professionale rappresenti un laboratorio di convivenza interetnica e di cittadinanza, una concreta chance per l'integrazione dei giovani stranieri, spesso caratterizzati da biografie discontinue e percorsi formativi irregolari (conseguenti ad esempio a: interruzioni di frequenza, inserimenti in classi inferiori all'età anagrafica, mancato riconoscimento di corsi di studio frequentati all'estero, pendolarismo, ecc.), causati dalla migrazione, e che necessitano di particolare supporto nelle transizioni. Di fronte ai bisogni specifici di questi allievi, la formazione professionale utilizza e riadatta utilmente le proprie pratiche e strategie formative, secondo le modalità consuete di personalizzazione della relazione formativa (accompagnamento, tutoring, alternanza scuola-lavoro, percorsi individualizzati), che si rivelano particolarmente efficaci.
Al contempo la presenza crescente di questi allievi, motivati ad apprendere e a ottenere buoni risultati costituisce, senza dubbio, un'opportunità per il sistema formativo, sollecitando la formazione professionale a non rinviare più la questione di costituirsi come un canale "di fatto" equivalente e alternativo al sistema di istruzione, investendo sempre più nel miglioramento della qualità della propria offerta formativa e garantendo a tutti gli allievi i livelli di apprendimento necessari per la continuazione degli studi e per ulteriori qualificazioni. Tali prospettive – connesse con la fruizione piena del diritto allo studio non solo per gli stranieri, ma per tutti gli studenti – sollecitano il sistema di istruzione e formazione professionale a investire anche sulla necessaria collaborazione tra istituzioni, con positive ricadute non solo per gli studenti stranieri.
Gli esiti della ricerca offrono anche indicazioni per la governance dei processi formativi sia agli attori coinvolti (operatori, famiglie, studenti, ecc.) sia ai decisori politici. Il percorso di collaborazione tra Università e Provincia di Torino, tra l'altro, ha evidenziato l'importanza del legame tra conoscenza e governo di un fenomeno complesso come quello dell'immigrazione, nella consapevolezza che tale nesso va potenziato nella direzione di un continuo scambio tra il livello della ricerca e quello delle prassi e delle politiche formative.
In primo luogo, l'indagine è stato lo strumento che ha offerto la possibilità di aumentare le conoscenze, raccogliendo dati, raffinando progressivamente tecniche e strumenti di rilevazione: così si è cercato di fare con lo studio della presenza dei giovani stranieri nella formazione professionale, a partire da fonti primarie e secondarie. A partire da questo contributo di ricerca, sarebbe utile continuare con il monitoraggio dei dati sugli allievi stranieri nei diversi contesti territoriali (comunali, provinciali, regionali), garantendo una costante comparazione tra il sistema dell'istruzione e quello della formazione professionale.
Ad un secondo livello, si è evidenziata la spendibilità dell'indagine per la formazione degli operatori impegnati con gli allievi stranieri: i risultati sono stati discussi in un confronto continuativo con i referenti della Provincia di Torino e con il gruppo provinciale per la formazione professionale dei migranti (composto dai rappresentanti di tutte le Agenzie Formative che realizzano attività formative a favore dei cittadini migranti), in una riflessione condivisa durante tutto il percorso.
In terzo luogo, la ricerca ha contribuito all'individuazione e alla diffusione di buone pratiche e modelli di intervento nei percorsi formativi degli adolescenti italiani e stranieri, offrendo visibilità a prassi troppo spesso sconosciute e legate a piccoli gruppi di lavoro, consentendo di monitorare i risultati raggiunti e creando un nesso indispensabile tra il livello decisionale e gli ambiti di realizzazione.
Infine, l'indagine è stata il punto di partenza per discutere del miglioramento e della trasformazione delle realtà formative, impegnate con gli adolescenti nei corsi per l'assolvimento dell'obbligo: il suo ruolo è stato cruciale come ulteriore stimolo al cambiamento, poiché in grado di dar conto della validità del lavoro sul campo, delle pratiche e delle politiche.
Conclusioni
In conclusione, due sono state le principali raccomandazioni per le politiche che sono scaturite dall'indagine. Senza dubbio, è fondamentale considerare l'allievo straniero una risorsa per l'intero sistema formativo, in quanto la presenza dello straniero sollecita le politiche formative a riconoscere i percorsi irregolari e discontinui diffusi tra molti giovani, a decostruire pregiudizi e stereotipi che agiscono nell'orientamento, a valorizzare le molteplici risorse di cui sono portatori gli allievi nonché a intervenire sugli svantaggi, a porsi l'obiettivo del successo formativo come traguardo raggiungibile per tutti, fondato su un legame reciproco tra formazione e lavoro che contrasta le discriminazioni e costruisce spazi di partecipazione e cittadinanza. D'altro canto è strategico, considerare la formazione professionale una chance per le nuove generazioni, soprattutto se incrementa e moltiplica le possibilità di scelta e formazione, se si assume fattivamente la responsabilità del successo formativo degli allievi, se governa i processi formativi costruendo relazioni con il mondo del lavoro e con il sistema sociale nel suo complesso, valorizzando le differenze dei singoli e preoccupandosi dell'uguaglianza di opportunità formative in termini di risultati raggiunti.
La ricerca è presentata nel volume Formazione chance di integrazione. Gli adolescenti stranieri nel sistema di istruzione e formazione professionale (Santagati, 2011).
Bibliografia
Besozzi E., Colombo M., Tra formazione e lavoro. Giovani stranieri e buone pratiche nel sistema della formazione professionale regionale, Milano, Fondazione Ismu, Regione Lombardia, Orim, 2009.Colombo M., Santagati M., Interpreting social inclusion of young immigrants in Italy, in "Italian Journal of Sociology of Education", vol. 4, n. 1, 2010, pp. 9-48.
Lodigiani R., Welfare attivo. Apprendimento continuo e nuove politiche del lavoro in Europa, Trento, Erickson, 2008.
Provincia di Torino - Assessorato al Lavoro e Formazione Professionale, Le politiche di formazione professionale e del lavoro promosse e realizzate dalla Provincia di Torino, in Osservatorio interistituzionale sugli stranieri in Provincia di Torino, Rapporto 2009, Torino, Città di Torino, Prefettura di Torino, 2009.
Santagati M., Formazione chance di integrazione. Gli adolescenti stranieri nel sistema di istruzione e formazione professionale, Milano, FrancoAngeli, 2011.
Nota 1: Ricercatrice in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la facoltà di Scienze della formazione dell'Università Cattolica, insegna Sociologia dell'educazione e di Sociologia delle politiche formative. È responsabile del Settore educazione della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità). E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.