Intervista alla Dirigente Maria Antonietta Roma - di Carla Nanni (IRES Piemonte)
Con l’arrivo della pandemia da Covid-19, nel febbraio del 2020 le scuole sono state costrette a chiudere fino al termine dell’anno scolastico e ad attivare la didattica a distanza. Nell’estate il virus ha continuato a circolare, su livelli minimi, per poi rialzare la testa – come sappiamo – nel mese di ottobre.
La riapertura delle scuole è stata preceduta ed accompagnata da un ampio dibattito pubblico e un lavoro a tutti i livelli di governance, con l’emanazione di linee guida del Ministero dell’Istruzione e altra normativa per permettere il funzionamento delle scuole in sicurezza.
Per dar conto di come si è svolto il difficile inizio delle lezioni in presenza, nell’anno scolastico 2020/21, proponiamo l’intervista alla professoressa Maria Antonietta Roma, dirigente dell’Istituto comprensivo “Baricco” di Torino. L’Istituto è costituito da tre sedi di scuola dell’infanzia, due sedi di scuola primaria e una sede di scuola secondaria di primo grado, per un totale di 1.200 iscritti.
Professoressa Roma, come è stato l’avvio dell’anno scolastico 2020/21 nelle sedi che fanno parte dell’istituto comprensivo di cui è dirigente?
Prof.ssa Roma: È stato un avvio complesso dal punto di vista organizzativo. Abbiamo lavorato tutta l’estate con comunicazioni che ci arrivavano una dietro l’altra, a volte non chiare e, soprattutto, in continua evoluzione, come è giusto che fosse, perché il quadro si stava evolvendo. Dovevamo avere una visione proiettata verso il futuro, non semplice. Quindi diciamo che fino alla fine di agosto, non è stato facile capire come iniziare. Poi, con i pochi punti fermi che avevamo, ogni scuola ha organizzato il rientro. É vero che c’erano dei riferimenti normativi da parte del Ministero dell’Istruzione, da parte del Governo e del Ministero della Salute, però è anche vero che poi è stata lasciata all’autonomia delle scuole l’iniziativa di applicare queste linee, all’interno, appunto, di ogni contesto specifico. È stato un lavoro di insieme in cui si è tenuto conto anche del punto di vista dei docenti, del personale ATA [amministrativo, tecnico e ausiliario, ndr], delle RSPP [Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, ndr], del medico competente, dei genitori. Soprattutto ho ascoltato i genitori, il mio Consiglio di circolo: ho preferito avere questa base di partenza insieme ai docenti. Quindi è stato elaborato un protocollo che ha cercato di salvaguardare la salute di tutte le persone, di tutti gli attori all’interno della scuola.
Questi passaggi sono stati definiti in maniera chiara proprio ai primi di settembre, quando il personale è rientrato e si attendeva l’inizio della scuola.
È stato un avvio complesso perché abituare genitori e bambini, allievi, studenti ad una organizzazione diversa rispetto a quella di partenza non era semplice. Però la comunicazione è stata efficace e quindi ha funzionato già dal primo giorno di scuola. Tutti gli attori della scuola, bambini, famiglie, personale ATA e docenti, hanno immediatamente risposto a quelle che erano le indicazioni: poche chiarissime e soprattutto molto, molto pratiche, non astratte, molto concrete.
Nei giorni precedenti l’apertura abbiamo lavorato alla segnaletica all’interno e all’esterno della scuola: indicazioni concrete che hanno aiutato tanto.
Quali sono i punti principali del protocollo Covid prodotti per la riapertura in sicurezza della scuola?
Prof.ssa Roma: Abbiano fatto tutte le entrate scaglionate, non solo orari differenziati ma anche ingressi diversi a seconda della struttura dei plessi, con grandissima collaborazione da parte di tutti, del personale ATA, delle maestre e dei genitori, perché ognuno fa la sua parte in questi ingressi. Addirittura nella scuola dell’infanzia i genitori non entrano più dentro il plesso, quindi abbiamo lavorato, per esempio, sull’autonomia dei bambini, anche quelli più piccoli: i bambini entrano e imparano subito a cambiarsi le ciabattine, a mettersi il grembiulino, a spogliarsi…
La misurazione della temperatura è partita già dal primo giorno. Quando è arrivata l’ordinanza di Cirio[1] il giorno prima dell’apertura della scuola, noi non eravamo impreparati perché avevo già stabilito che i collaboratori scolastici misurassero la temperatura e quindi avevamo già acquistato i termoscanner. È andata bene perché l’avevo previsto: gli acquisti all’interno della scuola hanno un iter molto complesso.
Io credo che chi ha compiti di direzione in qualunque contesto, dalla scuola a contesti anche più ampi, deve cercare di avere una visione d’insieme e deve proiettarsi nel futuro, non può vedere soltanto l’immediato e, soprattutto, deve prendere decisioni anche impopolari. Ad esempio, all’interno del protocollo, ho imposto la mascherina per tutta la durata della giornata scolastica, anche in posizione statica. Questa iniziativa è stata assunta da poche settimane anche dagli organi istituzionali. Io, pur andando incontro – lo sapevo già – ad osservazioni e anche a ripercussioni, ho comunque preso queste decisioni. Quindi i nostri bambini, tutto il personale e anche i genitori che sono entrati nel cortile per gli accessi, hanno indossato la mascherina dal primo giorno di scuola per tutta la giornata e per tutta l’attività scolastica. Però, ripeto chi prende decisioni deve avere una visione d’insieme, anche se sono decisioni impopolari, non importa, vanno comunque prese… ma occorre avere cognizione di causa, sapere cosa si sta facendo, valutare la situazione, il contesto, pensare alle conseguenze, anticiparle e decidere.
Per quanto riguarda gli spazi, abbiamo una gestione articolatissima con orari per l’accesso ai servizi igienici – questi bambini passano tantissimo tempo in bagno a lavarsi le mani – e agli spazi esterni, che sono assolutamente consigliati: anzi cerchiamo di uscire proprio il più possibile, anche durante l’inverno: se ci sono delle giornate molto belle e fuori si sta benissimo, le nostre scuole hanno gli spazi attrezzati; è già prevista una turnazione, per cui possono uscire tranquillamente.
Naturalmente c’è un’organizzazione per l’uscita dalla classe e la gestione per la fruizione dei corridoi. Detto così sembra molto rigido… poi in realtà, dopo pochi giorni, è diventata una procedura assolutamente naturale
Non abbiamo usato segnaletica all’interno della scuola perché riteniamo che queste regole debbano entrare nel modus vivendi di ciascuno: quindi è inutile mettere tante frecce per terra … ognuno deve sapere che deve mantenere la distanza, che deve stare a destra del corridoio e della scala mentre sale e scende. Dopo le prime prove tecniche, anche per i bambini è diventata… un’abitudine normale, quando si muovono sanno come farlo.
Nel protocollo c’è stato un grosso lavoro, invece, per le aule e la disposizione dei banchi. Abbiamo dovuto rivedere tutta la disposizione delle aule a seconda della capienza e del numero degli allievi. E poi blindare, bloccare la disposizione dei banchi perché ci sono state tutte le misurazioni in modo che i banchi fossero alla giusta distanza. Però, nonostante questo ho imposto anche la mascherina in posizione statica, in modo che ci fosse una doppia garanzia.
Non abbiamo avuto problemi di aule. Solo in un caso abbiano dovuto ricavare degli spazi che erano destinati ad un’altra fruizione, perché erano gli spazi della scuola dell’infanzia e noi li abbiamo inglobati nella scuola primaria, perché fanno parte dello stesso plesso; ma non sono dovuta ricorrere a spazi esterni come hanno dovuto fare altri dirigenti.
Per i casi Covid applichiamo il protocollo che ci è stato indicato: se c’è un caso a scuola, abbiamo un‘auletta dove teniamo temporaneamente il bambino finché non arriva il genitore, senza traumi perché lo facciamo in assoluta naturalezza. Poi segnaliamo il caso all’Asl per quelli che sono gli adempimenti di competenza.
Quali sono state le maggiori criticità affrontate con l’avvio delle lezioni in presenza?
Prof.ssa Roma: Il primo aspetto critico riguarda il reperimento del personale: sia i docenti sia il personale ATA. A differenza degli altri anni le operazioni da parte dell’Ufficio Scolastico, purtroppo, si sono protratte a lungo- quest’anno è tutto più complesso - e quindi è stato molto, molto difficile, e lo è ancora, trovare i supplenti. Le scuole sono partite con l’organico non completo, in alcune scuole l’orario è ancora ridotto, noi abbiamo garantito l’orario con la mensa [il tempo pieno] fin dalla seconda settimana di scuola, ma con grandissime difficoltà e facendo un grande sforzo. Un aspetto critico riguarda, quindi, il personale anche perché, con il passare delle settimane, possono verificarsi delle assenze. I docenti sono eccezionali, normalmente vengono a scuola anche quando non stanno bene, ma quest’anno non possono e, quindi, al primo accenno di raffreddore serio devono stare a casa qualche giorno. Oltre alle cattedre che non erano coperte, pertanto, ci sono le assenze temporanee oppure l’isolamento fiduciario - che dura un paio di settimane -, oppure l’attesa del tampone. Queste sono grosse criticità.
L’altra criticità è la difficoltà di relazionarsi con l’Asl, per il sovraccarico di lavoro di questo momento. Per tutti i dirigenti scolastici è molto difficile perché in alcuni casi bisogna prendere delle decisioni prima ancora che l’Asl si esprima e questo non è semplice. Ad esempio, quando noi abbiamo un bambino positivo in classe (spesso questi bambini risultano positivi perché fanno il tampone per altri motivi, perché hanno i genitori positivi, ecc) io sono costretta a mettere tutta la classe in didattica digitale integrata, quindi a casa, assumendomi io la responsabilità di questa scelta.
Con la seconda ondata sono riprese le lezioni a distanza anche per la secondaria di primo grado: come sta andando nella sua scuola?
Prof.ssa Roma: Direi bene. Io al momento ho le seconde e le terze classi della secondaria di primo grado, che sono a casa e poi le poche classi - per fortuna sono veramente poche - che sono in situazione di isolamento per casi Covid, nella primaria e anche nella scuola dell’infanzia.
La didattica digitale integrata sta andando bene, intanto perché i docenti hanno l’esperienza di quest’inverno durante il primo lockdown. Devo dire che i docenti hanno reagito, allora e anche adesso, di nuovo con un grande impegno. Si è vista una crescita professionale dei docenti, perché la didattica digitale integrata non è semplice da gestire, è complessa, è altro rispetto alla didattica in presenza; i docenti in questi mesi si sono formati, hanno continuato a lavorare. Nella mia scuola, per esempio, ha funzionato benissimo la peer education, il rapporto tra pari, perché c’è stata formazione interna da parte del team della didattica digitale integrata e soprattutto c’è stato un lavoro di supporto reciproco: chi sapeva far qualcosa, chi sa far qualcosa lo insegna agli altri. E si stanno impegnando moltissimo, anzi, secondo me questa situazione, nella criticità e nel male, ha riacceso l’entusiasmo da parte dei docenti perché si sono trovati ad affrontare una situazione nuova e complicata: quando tutta la classe è a casa è un fatto, ma quando i docenti devono insegnare anche con un sistema misto, con il singolo che lavora da casa e la classe in presenza, è tutto più complesso ma è una bellissima cosa.
Noi abbiamo normato la didattica digitale integrata, abbiamo redatto un documento molto articolato, responsabilizzando i ragazzi che sono a casa.
Come è stata la collaborazione con le famiglie?
Prof.ssa Roma: propongo di estendere la domanda a tutta la comunità educante. La partenza è stata difficile perché poche famiglie, per fortuna poche, hanno contestato l’organizzazione. Alcune famiglie hanno avuto bisogno di un confronto, quindi la scuola nelle prime settimane ha lavorato sul confronto rispetto alle perplessità, anche dei singoli, in modo da chiarire quella che era la posizione della scuola.
Però devo dire che, salvo rarissimi casi, c’è stata una grande collaborazione da parte di tutti: i docenti che si sono impegnati tantissimo e si stanno impegnando, le famiglie ciascuna per la sua parte. Ad esempio: tenere il bambino a casa perché il genitore ha la febbre o è in attesa di un tampone, quindi senza ancora un provvedimento dell’Asl [che obbligherebbe il bambino a stare a casa, ndr] è un’assunzione di responsabilità da parte del genitore: è importante, che mi chiamino e mi dicano: “guardi per qualche giorno tengo mio figlio a casa”. Io ricevo tutte queste telefonate in modo da capire come gestire la situazione.
Vorrei anche sottolineare l’impegno del personale ATA. I collaboratori scolastici hanno, in numero ridotto soprattutto all’inizio, lavorato moltissimo per riaprire la nostra scuola e anche la segreteria. All’inizio eravamo pochi rispetto al numero necessario e non hanno guardato l’orario né il carico di lavoro; hanno veramente fatto tanto per la scuola, se la scuola ha aperto è grazie a loro, se ha aperto “fisicamente” è grazie a loro. Le nostre scuole sono state ribaltate [per la sanificazione, ndr], i nostri docenti hanno dovuto rivedere il setting della classe, svuotare armadi, buttare via roba, per questioni igieniche bisognava lasciare gli spazi liberi. I collaboratori scolastici hanno lavorato tantissimo e gli assistenti amministrativi idem.
Le volevo chiedere una sua riflessione sulle implicazioni di questa esperienza, ancora in corso, prodotta dalla pandemia sulla scuola.
C’è la voglia di garantire ai ragazzi due cose: da una parte l’istruzione d’accordo, ma dall’altra anche la possibilità di una situazione di normalità all’interno dell’emergenza. La scuola, secondo me, in questo momento, ha un riconoscimento che non ha mai avuto, siamo sullo stesso piano dei medici ed è molto importante: e noi ci riconosciamo in questo ruolo fondamentale per garantire il sistema.
L’IC Baricco è comunità educante, il concetto di alleanza educativa assume veramente un senso; in questo momento non è soltanto un concetto sulla carta, perché ognuno di noi sta mettendo un pezzettino per completare il puzzle e ha questo senso di responsabilità molto grande e, soprattutto, il senso di appartenenza che è fondamentale per la scuola. Posso contare su famiglie, genitori, docenti e personale ATA che mi ascoltano quando propongo, perché questo è importante, sono stata fortunata o forse abbiamo anche creato il clima di lavoro giusto. Io penso che se il sistema sta tenendo, nella mia scuola ma anche in altre, è perché proprio ognuno fa la sua parte, questo è fondamentale. Ci potrebbe essere l’organizzazione migliore ma se non vengono spiegate le regole e non vengono introiettate e soprattutto sentite come qualcosa di importante per tenere insieme il sistema, è inutile.
Il senso di questa esperienza è far crescere la scuola e dare un senso di responsabilità a tutti quelli che sono all’interno della scuola, in modo da non far credere che il compito sia sempre del dirigente, del docente o del personale ATA, ma di tutti, anche dei bambini: ogni bambino, compatibilmente alla sua età, contribuisce a tenere insieme questo sistema.
Con tutte le preoccupazioni che ci sono state, sono contenta e, soprattutto, spero che ci tengano aperti, noi dirigenti abbiamo organizzato tutto e possiamo tenere aperto se da fuori ci supportano, perché comunque nonostante le sospensioni e tutto il resto, la scuola va avanti sempre.
[1] DPGR 95 del 9 settembre 2020, con il quale si raccomanda “a tutte le scuole di ogni ordine e grado del Piemonte di adoperarsi con ogni mezzo a disposizione al fine di procedere alla misurazione della temperatura corporea agli studenti prima dell’inizio dell’attività didattica”.