A cura di Roberto Cullino, Banca d’Italia – sede di Torino
Il Rapporto annuale della Banca d'Italia sull’economia del Piemonte, pubblicato in giugno, è stato quest’anno focalizzato soprattutto sull’analisi dell’impatto della pandemia di Covid-19. Come di consueto il Rapporto contiene anche approfondimenti su aspetti strutturali dell’economia regionale. L’epidemia ha colpito il Piemonte in una fase congiunturale già di marcato indebolimento. Il suo impatto è stato molto rilevante e presumibilmente più intenso della media nazionale. l nuovo indicatore congiunturale Regio-coin Piemonte elaborato dalla Sede di Torino della Banca d’Italia, già su valori negativi nel 2019, ha fatto segnare nel primo trimestre di quest’anno un brusco calo, scendendo al livello più basso da marzo 2009.
Anche le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. Il credito al settore privato non finanziario, d’altro lato, è tornato a crescere nei primi 4 mesi del 2020, riflettendo la dinamica di quello alle imprese. Alla vigilia dello scoppio dell’epidemia il sistema produttivo regionale presentava nel complesso una situazione economico-finanziaria e una capacità di resilienza rafforzate rispetto all’inizio del decennio; anche le condizioni finanziarie delle famiglie risultavano abbastanza solide; per contro, le Amministrazioni locali piemontesi presentavano nel loro insieme un disavanzo di bilancio e un debito elevato; il sistema sanitario, in particolare, si caratterizzava per una dotazione di personale e di posti letto simile a quella media delle regioni del Nord, mentre elementi di debolezza si registravano nel numero di posti letto in terapia intensiva e nella rete territoriale.
I principali indicatori
La pandemia di Covid-19 ha colpito l’economia piemontese in una fase di marcato indebolimento ciclico, riconducibile soprattutto all’industria, che aveva fatto registrare già nel 2019 un calo della produzione in gran parte dei comparti di specializzazione della regione.
Figura 1 Fonte: Istat e Banca d’Italia. (1) Per il periodo 2007-2018 il PIL di fonte Istat è riportato come variazione media trimestrale, per comparabilità con l’indicatore Regio-coin. La costruzione dell’indice segue la metodologia presentata in M. Gallo, S. Soncin e A. Venturini, Ven-ICE: un nuovo indicatore delle condizioni dell’economia del Veneto, Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, 498. Il lavoro adatta l’approccio usato per la costruzione di Ita-coin in V. Aprigliano e L. Bencivelli, Ita-coin: un nuovo indicatore coincidente per l’economia italiana, Banca d’Italia, Temi di discussione, 935. |
La pandemia ha avuto ripercussioni pesanti sull’attività economica, presumibilmente più intense della media italiana. Le stime della Banca d'Italia indicano che la quota di valore aggiunto delle attività produttive sospese dai provvedimenti governativi sia stata pari in Piemonte a poco meno del 30 per cento (tenendo conto anche delle relazioni tra imprese della stessa filiera e del fatto che alcune attività sono state svolte mediante lo smart working). Tale quota è superiore a quella media nazionale. Anche lo shock di domanda seguito allo scoppio dell’epidemia è stato particolarmente intenso in Piemonte, a causa della sua specializzazione nelle produzioni di beni di consumo durevole e di beni capitali, la cui richiesta è bruscamente calata, e per l’importanza delle esportazioni, che hanno risentito del crollo del commercio internazionale. Il nuovo indicatore congiunturale Regio-coin Piemonte, elaborato dalla Sede di Torino della Banca d’Italia sulla base di metodologie analoghe a quelle degli indicatori Ita-coin ed Euro-coin, ha fatto segnare nel primo trimestre un brusco calo, scendendo al livello più basso da marzo 2009 (fig. 1).
Le imprese
L’attività delle imprese, in particolare di quelle industriali, aveva iniziato a risentire degli effetti negativi della pandemia già prima della sua diffusione in Italia, a causa della riduzione della domanda estera e delle difficoltà nelle catene di fornitura internazionali. Con l’arrivo dell’epidemia in Italia le imprese sono state colpite da un duplice shock: di offerta a causa della sospensione delle attività non essenziali e di domanda per la brusca caduta degli ordini interni e delle esportazioni. Secondo l’indagine straordinaria condotta dalle Filiali della Banca d’Italia tra aprile e maggio, nel primo semestre del 2020 il fatturato delle aziende industriali si sarebbe ridotto di circa un quinto; per il complesso dell’anno l’80 per cento delle imprese prevede una flessione dei ricavi, a cui si assocerebbe una riduzione degli investimenti. Secondo la stessa indagine, poco meno del 90 per cento delle aziende di servizi ha subito un calo dell’attività, con una flessione media del fatturato nel primo semestre di circa il 20 per cento, ma con cali molto più intensi nei servizi di alloggio e ristorazione e nel commercio. L’epidemia ha colpito fortemente anche il settore delle costruzioni.
La resilienza del sistema produttivo regionale dovrebbe comunque essersi rafforzata nell’ultimo decennio grazie al miglioramento complessivo della situazione economico-finanziaria delle aziende. Tra il 2011 e il 2018 decennio sono aumentate infatti la redditività e la patrimonializzazione, è calato il grado di indebitamento, è cresciuta l’incidenza delle passività a medio e lungo termine ed è diminuita la quota di aziende finanziariamente vulnerabili (fig. 2).
Figura 2
Grado di indebitamento delle imprese piemontesi e aziende con profili di vulnerabilità
(valori percentuali)
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Fonte: elaborazioni su dati Cerved Group. Campione aperto di società di capitali. Per gli aspetti metodologici cfr. le Note metodologiche del Rapporto annuale sull’economia del Piemonte.
(1)Rapporto fra i debiti finanziari e la somma dei debiti finanziari e del patrimonio netto. – (2) Vengono considerate vulnerabili le imprese: classificate come rischiose da Cerved Group (ossia con z-score pari a 7, 8 o 9); con un leverage superiore al 75 per cento; con un peso degli oneri finanziari sul MOL superiore al 50 per cento oppure con un MOL negativo in presenza di oneri finanziari.
Nel 2019 si era interrotto il recupero dell’occupazione iniziato nel 2014. Con l’insorgere dell’emergenza sanitaria le condizioni del mercato del lavoro sono peggiorate. In base a elaborazioni della Banca d'Italia, le sospensioni delle attività non essenziali avrebbero coinvolto oltre un terzo degli occupati piemontesi, valore superiore alla media nazionale. Nel primo trimestre del 2020 l’occupazione è lievemente calata e la partecipazione al lavoro si è ridotta. L’ampliamento della possibilità di ricorso alla Cassa integrazione, l’utilizzo di ferie e permessi e il blocco temporaneo dei licenziamenti stanno attenuando l’impatto della crisi sul numero di occupati. Tuttavia, le elaborazioni condotte sui dati relativi ai contratti attivati e cessati nel settore privato evidenziano che dal 1° febbraio al 25 maggio il numero di nuove posizioni lavorative è sceso notevolmente, soprattutto per la riduzione delle assunzioni. La contrazione delle nuove posizioni lavorative ha riguardato soprattutto la componente a tempo determinato ed è stata particolarmente pronunciata per il comparto dei servizi turistici e del tempo libero, che fanno ampio ricorso a contratti a termine e stagionali.Il mercato del lavoro e le famiglie
Le misure per contenere l’epidemia hanno interessato un’ampia quota di famiglie della nostra regione. Stime della Banca d'Italia indicano che oltre la metà dei piemontesi vive in famiglie che hanno almeno un componente impiegato in uno dei settori oggetto delle misure di sospensione dell’attività, una quota più alta di circa 7 punti percentuali alla media nazionale; in oltre un quarto dei casi (più che in Italia) tutti gli occupati della famiglia lavorano in tali settori. D’altro lato, i piemontesi che vivono in famiglie in cui non c’è nessun lavoratore a tempo indeterminato e che pertanto potrebbero essere più esposti al rischio occupazionale legato all’emergenza sanitaria hanno rappresentato nel 2019 quasi il 25 per cento del totale, una quota inferiore alla media italiana.
Le famiglie piemontesi giungono all’appuntamento con la crisi Covid-19 con un livello di indebitamento più basso di quello medio nazionale (a sua volta contenuto nel confronto internazionale); la diffusione delle famiglie in condizioni di fragilità finanziaria è esigua nel confronto italiano (fig. 3). Rispetto all’inizio dello scorso decennio la quota di attività finanziarie più liquide e meno esposte alle tensioni sui mercati è aumentata (a poco meno di un terzo), a fronte di una riduzione di quella delle attività più soggette a oscillazioni dei corsi e dei rendimenti (a meno della metà del totale).
Figura 3
Grado di indebitamento e vulnerabilità finanziaria delle famiglie piemontesi
(valori percentuali)
Fonte: segnalazioni di vigilanza, Istat, Conti economici territoriali, e Prometeia (pannello a); Istat, Indagine sulle condizioni di vita delle famiglie, 2018 (pannello b). Per gli aspetti metodologici cfr. Note metodologiche del Rapporto annuale sull’economia del Piemonte.
(1) Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è al lordo degli ammortamenti. – (2) I dati relativi al reddito per la regione e la macroarea per il 2019 sono stimati su dati Prometeia. – (3) Le famiglie vulnerabili sono definite come quei nuclei con un reddito equivalente inferiore al valore mediano e un servizio del debito superiore al 30 per cento del reddito disponibile. Per le modalità di rilevazione dell’indagine il dato sul reddito è riferito all’anno precedente a quello in cui essa viene svolta. Le famiglie vulnerabili “ad alto rischio” sono quelle in cui il capofamiglia è un lavoratore autonomo o un lavoratore dipendente con contratto a tempo determinato; le famiglie “a basso rischio” sono tutte quelle non considerate nel primo caso.
Il credito
Dopo la riduzione del 2019, il credito alle imprese nei primi quattro mesi del 2020 è tornato a crescere, in parallelo con il progressivo dispiegarsi degli effetti delle misure pubbliche di sostegno alla liquidità delle aziende. Per contro, il credito alle famiglie ha fatto registrare un indebolimento sia nel segmento dei mutui sia in quello del credito al consumo. Il mercato regionale del credito è caratterizzato da tassi di deterioramento dei prestiti molto bassi e inferiori a quelli precedenti la crisi economico-finanziaria del 2008-09 sia per le imprese che per le famiglie. In particolare, il miglioramento della qualità del credito alle aziende è stato più intenso della media italiana e ha riflesso una ricomposizione degli affidamenti verso imprese finanziariamente più solide. Alla bassa incidenza dei prestiti deteriorati si associano elevati livelli del loro tasso di copertura nei bilanci delle banche; queste ultime affrontano la crisi in condizioni significativamente rafforzate rispetto al passato.
L’operatore pubblico locale
Alla vigilia dello scoppio dell’epidemia il sistema sanitario piemontese disponeva di una dotazione di personale e di posti letto superiore alla media delle regioni a statuto ordinario e simile a quella del Nord, mentre il numero di posti letto in terapia intensiva era inferiore a entrambe le aree di confronto. Anche la rete territoriale, sul cui potenziamento le regioni sono chiamate a investire nel prossimo futuro, risultava più debole. Per fronteggiare l’emergenza, oltre all’assunzione di personale aggiuntivo, sono stati creati nuovi posti letto in terapia intensiva, senza i quali non sarebbe stato possibile soddisfare la domanda nei momenti di picco dell’epidemia. Il monitoraggio tramite il ricorso a test presso la popolazione si è intensificato in Piemonte con maggiore lentezza rispetto alla media del Nord, influendo sul ritardo con cui il numero dei casi positivi ha iniziato a stabilizzarsi rispetto alle altre regioni.
L’epidemia impatta negativamente sui bilanci degli enti pubblici territoriali sia dal lato delle spese che delle entrate. Nel complesso gli enti piemontesi presentavano all’inizio del 2019 un disavanzo di bilancio, in larga misura ascrivibile alla Regione, mentre la quasi totalità dei Comuni (con la rilevante eccezione di quello di Torino) era in avanzo. Per quanto riguarda i Comuni, in particolare, stime della Banca d'Italia indicano che la perdita di gettito delle entrate tributarie ed extra tributarie dovuta all’epidemia è stata pari sino al mese di maggio a circa il 5 per cento delle entrate correnti annue, valore superiore alla media nazionale. L’elevato livello del debito del complesso delle Amministrazioni locali piemontesi, nonostante la contrazione in atto dal 2012, potrebbe limitare i margini di azione delle politiche locali di sostegno al sistema economico.
Per approfondimenti :
si rimanda al documento del Rapporto, consultabile all’indirizzo:
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2020/2020-0001/index.html
Parole chiave: economia, Piemonte, covid 19