La Qualità dell’Ambiente in Piemonte

    A cura di Pina Nappi*, Arpa Piemonte

    La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, in applicazione dell’Agenda 2030 dell’Onu e dei suoi 17 Obiettivi, è stata approvata dal CIPE  il 22 dicembre 2017. Le Regioni sono tenute a dotarsi di un proprio documento strategico che sia coerente e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi del documento nazionale. La Relazione sullo Stato dell’Ambiente rappresenta uno degli strumenti regionali di riferimento per leggere e conoscere l’ambiente, per individuare la posizione e l'impegno del Piemonte verso lo sviluppo sostenibile e per supportare la costruzione di politiche integrate.

    In questo articolo si analizza sinteticamente la qualità delle matrici ambientali (aria, acqua, territorio) con un accenno alla problematica dei cambiamenti climatici. 

    Clima e cambiamenti climatici

    L’anno 2019 in Piemonte è stato il 5° più caldo degli ultimi 62 anni, con una temperatura media di circa 10,6°C e un’anomalia termica media attorno ad +1,5°C rispetto alla climatologia del periodo 1971-2000. L’anno chiude la decade più calda sulla regione a partire dagli anni ’60. A giugno va evidenziata l’eccezionale ondata di calore dei giorni 26-29 giugno nel corso della quale il 46% dei termometri della rete di Arpa Piemonte hanno registrato il primato assoluto di temperatura massima. In particolare, il 27 giugno 2019 ha fatto registrare la più elevata temperatura media misurata sul Piemonte dal 1958, superando l’11 agosto 2003 (figura 1).

    Le ondate di calore hanno determinato nell’intero periodo monitorato significative variazioni della percentuale di decessi osservati rispetto all’atteso.

    L’apporto delle precipitazioni totali annue è stato pari a 1.295 mm, con un surplus, rispetto alla climatologia del 1971 - 2000, di 245 mm (pari al 23%). Da metà ottobre a fine novembre, l’anomalia di precipitazione è passata da -25% a +20% rispetto alla media annua, grazie a due eventi pluviometrici intensi: 19-24 ottobre  e 22-25 novembre 2019. 

    Durante l’anno sono stati registrati sulla regione 86 giorni di foehn, nuovo primato del nuovo millennio, superando così il precedente valore massimo di 84 registrato nel 2009 e nel 2017.

    Numerosi studi evidenziano come la catena alpina sia interessata da fenomeni di amplificazione delle variazioni climatiche, che hanno comportato un riscaldamento di 1,2°C nell'ultimo secolo, decisamente superiore rispetto alla media globale. Nel dicembre 2019 si è verificato un crollo di roccia di grandi dimensioni nel settore della parete nordest del Monviso; si può ipotizzare che, oltre alla fratturazione della roccia, abbia rivestito un ruolo determinante nell'innesco del processo la degradazione del permafrost. I dati del monitoraggio del permafrost in Piemonte evidenziano infatti una tendenza di incremento delle temperature nel sottosuolo tanto che il permafrost è in fase di degradazione anche a 3000 m di quota.

                                                                                                                                                                            

    Figura 1 Temperatura giornaliera, media Piemonte - anno 2019

     

    Fonte: Arpa Piemonte

    Le aree rosse rappresentano i valori registrati nel 2018 sopra la media (linea nera continua) mentre le aree blu i valori del 2019 inferiori alla media. L’area in giallo rappresenta i valori di tutto il periodo che si trovano tra il 5° e il 95° percentile. Si evidenzia come le aree rosse interessino la maggior parte dell’anno.

    Aria

    Sebbene negli ultimi decenni le emissioni di molti inquinanti atmosferici siano diminuite in modo sostanziale, determinando una migliore qualità dell’aria ambiente, a causa della complessità del fenomeno dell’inquinamento, i livelli di alcuni inquinanti risultano ancora troppo elevati e i problemi legati alla qualità dell’aria persistono.

    Nel bacino padano gli inquinanti che continuano a costituire una criticità sono il particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e l’ozono, entrambi riconosciuti come i principali responsabili degli effetti che l’inquinamento atmosferico produce sulla salute umana, nonché il biossido di azoto (NO2). Il benzo(a)pirene, inquinante dalle accertate proprietà cancerogene, che negli ultimi anni risultava in aumento, nel 2019, complice una meteorologia particolarmente favorevole, non ha presentato superamenti del valore obiettivo in nessun punto di misura.

    In particolare il 2019 è risultato come il 2018 un anno con valori di PM10 tra i più bassi misurati storicamente in Piemonte e il valore limite annuale del PM10 è stato rispettato in tutto il territorio regionale. Ciononostante, il limite giornaliero è stato superato in circa il 39% delle stazioni.

    Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2 ) i valori più elevati sono stati misurati prevalentemente nelle stazioni di traffico. I superamenti del valore limite annuale per la protezione della salute umana (40 µg/m3) si sono verificati nelle stazioni di Torino - Consolata e Collegno - Francia (TO), stazioni collocate in contesti di intenso traffico veicolare e di intensa antropizzazione del territorio.

    A differenza dei precedenti, l’ozono, inquinante prevalentemente estivo, ha evidenziato un peggioramento dei dati e del valore obiettivo a lungo termine sulle 8 ore. In particolare, nel 2019 si è registrato un aumento della percentuale di stazioni interessate dai superamenti, passata da quasi il 75% del 2018 al 83% del 2019, accompagnato anche da un aumento dei valori dei superamenti nella maggioranza dei punti di misura. Il numero medio dei giorni nei quali è superato il valore obiettivo denota una tendenza alla diminuzione per le zone rurali e suburbane mentre evidenzia un incremento nelle zone urbane.

     

    Figura 2 - Ozono. Giorni di superamento dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana - anni 2003-2019

    Fonte: Arpa Piemonte

     

    Acqua

    Nell’ultimo triennio di classificazione disponibile 2014-2016, la situazione dei corpi idrici superficiali - fiumi evidenzia uno stato chimico Buono del 91% dei casi e uno stato ecologico tra Elevato e Buono del 39%. Lo stato di qualità dei corpi idrici superficiali non buono è determinato in prevalenza da impatti sulle comunità biologiche piuttosto che dalla presenza di sostanze pericolose.

    Tra gli elementi che concorrono alla valutazione biologica della risorsa, particolarmente significativo è il monitoraggio della fauna ittica che ha verificato nei nostri fiumi sia la presenza di specie di interesse comunitario e conservazionistico, come la Trota marmorata o la Lampreda padana, sia la presenza di specie invasive come il Siluro o il Barbo europeo che hanno anche evidenziato un’espansione rispetto agli scorsi anni.

    Le acque monitorate sono risultate balneabili al 100% e soddisfano gli obiettivi di qualità. Delle 77 zone controllate, 58 sono classificate Eccellenti, 14 Buone, 3 Sufficienti e 2 Scarse.

     

    Territorio

    Paesaggio: il Piemonte presenta ancora un grande patrimonio di paesaggi rurali storici legati a pratiche agricole tradizionali, evolutesi sulla base di tecniche ingegnose, diversificate e a basso o nullo ricorso ad energie non rinnovabili e che ne hanno consentito, attraverso i secoli, il continuo adattamento alle condizioni ambientali ed economiche, spesso difficili. Nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, costituito presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ad oggi non figurano territori piemontesi, ma sono state avanzate tre candidature: i Paesaggi terrazzati viticoli alle falde del Mombarone (Anfiteatro Morenico di Ivrea), i Ciabòt d’Alta Langa e gli Alpeggi della Raschera.

    Aree protette: la percentuale di territorio protetto in Piemonte è pari al 18,08% dell’intero territorio regionale, valore inferiore al dato nazionale che si situa al 21,6%. Le aree protette sono 104 per un totale di 152.013 ettari, che, sommati ai due Parchi Nazionali: il Gran Paradiso e la Val Grande, che interessano complessivamente una superficie di 48.527 ettari, costituiscono una superficie complessiva di 200.540 ettari.

    Biodiversità: il territorio piemontese è caratterizzato da una grande varietà di specie animali e vegetali. Studi recenti condotti su tutto l’arco alpino hanno evidenziato che le Alpi sud-occidentali sono l’area che ospita la più elevata diversità floristica e il maggior numero di specie endemiche e rare della flora di alta montagna di tutte le Alpi. Ciononostante la grande varietà di specie animali e vegetali presenti sul territorio si trova oggi fortemente minacciata dal degrado ambientale.

    Consumo di suolo: si stima per il Piemonte un consumo di suolo complessivo di circa 172.000 ettari pari quindi al 6,78 % della superficie totale regionale. Il valore percentuale risulta inferiore al dato nazionale, che si colloca al 7.64% e tra i più bassi del nord-Italia, in particolare, rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (13,01%) e Liguria (8,32%). L’incremento di suolo consumato nel 2018 è stato di 223 ettari, denotando una flessione di tale valore sia rispetto al 2017 sia al 2016. Se rapportato alla popolazione, il consumo di suolo annuale netto pro capite per il Piemonte si è attestato a un + 0,5 m2/ab, valore tra i più bassi a livello nazionale ma comunque positivo nonostante il trend demografico recessivo che ha interessato la nostra regione anche nel 2018.  La rete di monitoraggio della qualità dei suoli è costituita da 1.050 stazioni di monitoraggio distribuite sia su maglie sistematiche sia in stazioni localizzate con criteri di rappresentatività. Per quanto riguarda la contaminazione diffusa del suolo in Piemonte, le criticità maggiori sono legate alla presenza di aree estese caratterizzate da elevate concentrazioni di cromo, nichel e cobalto di prevalente origine naturale.

    Nella figura 3 sono riportati i valori riscontrati di cromo e nichel in campioni prelevati nelle stazioni di monitoraggio nel comune di Torino. La carta è stata ottenuta incrociando i risultati dei modelli predittivi geostatistici con le unità cartografiche della carta dei suoli del Piemonte 1:250.000. L'origine dei due contaminanti (cromo e nichel) è principalmente naturale, attribuibile al substrato litologico e/o ai sedimenti che hanno contribuito alla formazione del suolo. Occorre però tenere in considerazione che i valori riscontrati possono “mascherare” forme di contaminazione antropica da deposizione superficiale anche di intensità rilevante. 

     

    Figura 3 - Aree omogenee di concentrazione con  valori medi indicativi per cromo (Cr) nichel (Ni) nei suoli del torinese

    Fonte: Arpa Piemonte - Rete di monitoraggio ambientale dei suoli (Dati aggiornati dicembre 2019)

     

     *Gli autori dei singoli argomenti sono riportati nel documento: Relazione sullo stato dell’ambiente in Piemonte 2020 http://relazione.ambiente.piemonte.it

    Approfondimenti

    L’intero documento sullo Stato dell’Ambiente in Piemonte 2020 è consultabile all’indirizzo:

    http://relazione.ambiente.piemonte.it

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