Editoriale: Come va il Piemonte 2021

    di Cristina Bargero e Fiorenzo Ferlaino

    Il consueto numero di Politiche Piemonte, dopo l’interruzione estiva, ‘Come va il Piemonte?’ (che aggiorna la dinamica congiunturale anno dopo anno) fa seguito al numero di giugno che ha trattato la situazione pandemica in Piemonte, i cambiamenti in atto e le risposte date, in breve “la resilienza regionale” nei settori più importanti interessati dal lockdown. Questo numero, si sofferma invece sulla dinamica economico-sociale e ambientale del 2020 e del primo semestre del 2021. Un’analisi quindi congiunturale che interessa più di un’intera annualità e due periodi, quello del lockdown, e quello del più recente rebounding, molto diversi tra loro.

    La catastrofe economica prodotta dal lockdown è bene espressa dall’articolo di Roberto Cullino di Banca d’Italia: “la pandemia di Covid-19 ha inciso molto negativamente sull’economia del Piemonte. Secondo le stime della Banca d'Italia il PIL nel 2020 si sarebbe contratto di poco più del 9 per cento, in misura lievemente superiore alla media italiana”. Tutto questo si è chiaramente riversato sull’occupazione che, come mette in evidenza anche l’analisi dell’IRES e l’articolo di Stefano Aimone, ha visto i lavoratori indipendenti calare del -6,6% nel 2020, rispetto al 2019, mentre più contenuto è stato l’impatto sul lavoro dipendente (-1,6%), grazie agli ammortizzatori sociali e al blocco dei licenziamenti. Ben peggiori i dati strutturali: chiaramente sono aumentate le disuguaglianze e sono diminuiti gli stimoli a “andare avanti”, come sembra leggersi dalla crescita delle richieste di “reddito di cittadinanza” (soprattutto tra i giovani) e dalla crescita dei NEET (quota di popolazione di età compresa tra 15 e 29 anni che non è né occupata, né inserita in un percorso di istruzione o di formazione). Tutto ciò va associato, come se non bastasse, alle debolezze strutturali dell’economia piemontese riconducibili alla dinamica decrescente della produttività, alla scarsa competitività dei servizi, alla bassa qualità del capitale umano e al declino demografico presente da lungo tempo e solo parzialmente compensato dai flussi migratori.

    Il periodo di apertura, seguito al  lockdown e come evidenziato dall’articolo di Sarah Bovini,  presenta una dinamica del tutto opposta, caratterizzata dal rebounding, dal rimbalzo, nella quasi totalità dei settori. Fanno eccezione il tessile e l’alimentare, in un contesto generale che vede il Piemonte muoversi positivamente più delle altre regioni. Sebbene il rebounding non sia tale da recuperare il terreno perso, sicuramente segna una dinamica del tutto differente rispetto all’anno scorso. Se una valutazione va data alle politiche di contenimento del virus e di rilancio dell’economia questa non può che essere, nell’insieme, che positiva, sia per quanto riguarda l’azione nazionale che quella regionale.

    A livello ambientale la pandemia ha contribuito a accelerare alcuni processi di medio-lungo periodo. Come descritto da Elisa Bianchi di ARPA Piemonte, i valori rilevati dalla rete di qualità dell'aria nel 2020 sono tra i più bassi tra quelli storicamente misurati in Piemonte, continua a migliorare la qualità delle acque dei fiumi e dei laghi, nonché quello delle acque balneabili, si presenta “buona” la situazione del consumo di suolo con un valore percentuale che risulta inferiore al dato nazionale, tra i più bassi del nord-Italia e in particolare rispetto alle regioni confinanti. 

    Permangono i problemi da superare e i target da raggiungere: consumo di suolo zero per il 2050, zero impatto sul clima entro la stessa data. Al momento i dati vanno in senso negativo. Per il consumo di suolo l’ incremento netto  assoluto registrato in Piemonte nel 2020 è il quarto tra quelli misurati a scala nazionale (dopo Lombardia, Veneto e Puglia); l’anno 2020 in Piemonte, ci informa l’ARPA, è stato il sesto più caldo degli ultimi 63 anni; il 2019 era stato il quinto dei precedenti 62 anni, il 2018 era stato il secondo più caldo dei precedenti 61 anni; il 2017 era stato il terzo più caldo dei precedenti 60 anni; il 2016 il quinto più caldo dei precedenti 59 anni; il 2015 era stato l’anno più caldo dei precedenti 58; eccetera.

    Qui il ruolo dell’Europa diventa centrale grazie ai cospicui fondi del Next Generation EU destinati all’Italia per i prossimi anni, di cui una grande parte per l’innovazione e la transizione verde. Il PNRR insieme alla nuova programmazione dei fondi strutturali per il periodo 2021-27 rappresentano la più grande occasione per attuare quella necessaria “distruzione creativa" che secondo Schumpeter dà luogo ai nuovi cicli economici tecnologici “distruggendo senza sosta la struttura economica vecchia e creandone una nuova". Verde e innovazione  possono fare la differenza nel futuro delle prossime generazioni. Tutto dipenderà dalla serietà dell’azione politica e dalla capacità di governare la nuova programmazione dei numerosi fondi europei e dalla coesione nazionale, regionale, locale.

     

     

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