Verso la transizione ecologica: l’aggiornamento del Piano territoriale regionale

    di Guido Baschenis, Paola Ester Gastaldi e Giovanni Paludi (Regione Piemonte)

    La revisione del Piano territoriale regionale – avviata alla fine del 2020 e formalizzata con DGR 23 aprile 2021, n. 1-3116, con la quale è stato approvato il documento preliminare “Programmare e pianificare il territorio per il rilancio del Piemonte” –  si sta configurando come un aggiornamento più che come un rifacimento.

    Sebbene, infatti, negli oltre dieci anni trascorsi dall’approvazione del PTR (luglio 2011), moltissimi cambiamenti, anche strutturali, siano intercorsi a livello ambientale, economico, sociale – ai quali si affiancano i veri e propri sconvolgimenti su tutti questi aspetti portati dalla pandemia, i cui esiti sono ancora difficilmente intuibili, a causa del loro perdurare ancora oggi – una lettura odierna dello strumento sembra suggerire che il suo impianto conservi una sua attualità, sia sul piano dell’analisi, sia dal punto di vista strategico.

     Fig. 1 - Gli Ambiti di Integrazione Territoriale del PTR

    Fonte: elaborazione dell’autore

     

     

    Il Piano Territoriale Regionale  e la transizione ecologica

    La macro cornice dell’apparato strategico del Piano sarà riconfermata,  per mantenere la possibilità della sua lettura coordinata con il Piano paesaggistico regionale, con il quale il PTR condivide le 5 strategie[1]che sovrintendono alla formazione di tutte le politiche territoriali regionali.

    L’avvicendarsi delle diverse crisi degli ultimi anni ha infatti determinato l’acuirsi di alcune dinamiche già osservabili in nuce prima del 2011, e che, stabilizzandosi, hanno acquisito un lessico specifico: la locuzione “transizione ecologica” è riassuntiva di una pluralità di fenomeni. La necessità è quella di traghettare il complesso delle attività umane verso un modello rispettoso della biosfera, a partire dal presupposto che la prima irrinunciabile condizione per lo svolgimento della vita umana nel presente e, soprattutto, nel futuro, è la tensione alla sua armoniosa integrazione con le risorse del pianeta.

    Questa trasversalità è riconfermata dal fatto che la transizione ecologica riecheggia più o meno esplicitamente, nelle 5 strategie. “Sostenibilità ambientale” ed “efficienza energetica” (strategia 2) sono, rispettivamente, un sinonimo e un elemento costitutivo la transizione ecologica, a riprova di quanto questa fosse un’esigenza già presente nei passati decenni. La transizione ecologica, inoltre, deve essere posta in relazione con l’“integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione e logistica” (strategia 3): la necessità di tale integrazione si è resa ancora più evidente con la pandemia, che richiede per il presente e continuerà a richiedere per il futuro una maggiore ‘intelligenza’ delle infrastrutture – si pensi al modello della “città dei 15 minuti” o alla domanda di mobilità e accessibilità capillare e immediata, materiale e immateriale, per rispondere a mutate esigenze di vita, dalle quali difficilmente si recederà del tutto, anche al termine dell’emergenza sanitaria.

    Fig. 2 - Trasporti e logistica di livello sovralocale

    Fonte: PTR 2011

    Analogamente, “ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva” (strategia 4) rappresentano il versante sul quale si trovano ad agire, possibilmente in maniera sinergica, le istituzioni scolastiche e accademiche e le imprese. Con un’urgenza ancora maggiore rispetto al passato, affinché la transizione ecologica si sostanzi in un modello economico radicalmente nuovo, occorre che sia sorretta dalle sempre maggiori conoscenze nel campo della possibilità di impiego  equilibrato delle risorse, così che si consolidi la consapevolezza che tale svolta non più rinviabile non deve essere vissuta dagli operatori economici come un momento di rottura da ostacolare o procrastinare il più possibile, ma può rappresentare un’opportunità di un diverso sviluppo per nuove professionalità o nuovi settori produttivi.

     

    Fig. 3 - Ricerca e innovazione tecnologica

    Fonte: PTR 2011

    Questo cambiamento epocale deve avvenire grazie alla “valorizzazione delle risorse umane e delle capacità istituzionali” (strategia 5), accompagnato da una capillare opera di educazione alla sostenibilità a tutti i livelli, nonché dalla ricerca della massima integrazione inter-istituzionale. La transizione ecologica, lungi dall’essere un obiettivo isolato e assoluto, correlato a una determinata politica o azione amministrativa, deve al contrario costituire la lente attraverso la quale guardare a tutte le azioni degli attori istituzionali a ogni livello, che devono sperimentare nuove forme di collaborazione per procedere in maniera coordinata nella medesima direzione.

    Tale approccio non può che riverberarsi positivamente sulla “qualificazione territoriale” e sulla “tutela e valorizzazione del paesaggio” (strategia 1), un inestimabile patrimonio le cui sorti sono strettamente legate alla direzione dettata dalle politiche territoriali nonché materialmente interferito, ad esempio, dalla capacità di contrasto ai fenomeni distruttivi conseguenza del cambiamento climatico che la transizione ecologica è chiamata ad arginare, o dai criteri di scelta localizzativa di alcune grandi infrastrutture.

    Per supportare la Regione nel suo ruolo di regìa di questo cambio di paradigma, il PNRR – che fa della transizione ecologica il proprio principio di base – ha previsto l’assegnazione al Piemonte di 60 esperti (giuristi, agronomi, ingegneri, architetti…), chiamati ad affiancare gli uffici degli enti territoriali interessati da progetti di riqualificazione e rigenerazione nel gestirne al meglio gli aspetti procedurali e amministrativi, ma anche a fornire uno sguardo esterno, da una diversa prospettiva, sulle opportunità e le criticità dell’approccio degli enti locali alla transizione ecologica.

    L’approccio alla revisione del PTR, nel segno di una sostanziale continuità rispetto al passato, non intende tuttavia negare che il Piano non sia stato completamente attuato, probabilmente perché non del tutto compreso: le esperienze del decennio trascorso hanno generato la consapevolezza che, per perseguire una sua piena attuazione, occorre coinvolgere maggiormente le altre strutture regionali. A tal fine, nel corso del 2021 sono stati organizzati oltre venti incontri interni con le Direzioni e i Settori di Regione Piemonte a vario titolo implicati nella costruzione del Piano e, più in generale, nel governo del territorio, sia per raccogliere osservazioni e proposte di modifiche, sia per aggiornare insieme il quadro delle conoscenze alla luce del progressivo aggiornamento degli strumenti di pianificazione e programmazione alle varie scale.

     

    Il ruolo degli AIT

    Il PTR, che fornisce l’interpretazione e la lettura strutturale del territorio regionale e definisce gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione del territorio, può inoltre costituire un utile riferimento nel delineare in maniera coordinata politiche di livello sovra-locale. Occorre, in altre parole, agire in più stretta sinergia con i territori, illustrando loro le potenzialità degli Ambiti di integrazione territoriale (AIT)[2] come efficaci unità di base della loro azione pianificatoria e programmatoria, ad esempio a supporto della Strategia Nazionale Aree Interne e per l’organizzazione dei fondi strutturali, così da creare le condizioni territoriali per perseguire gli obiettivi e programmare le azioni per favorire e sostenere lo sviluppo regionale in chiave sostenibile. L’impiego generalizzato del modello policentrico degli AIT – che dà conto della ricchezza e varietà dei sistemi produttivi, culturali e paesaggistici della regione – potrebbe permettere una ottimale razionalizzazione della distribuzione delle funzioni e dei servizi, essenziale, come si è accennato, in un’ottica di transizione ecologica e per rispondere alle mutate esigenze della società e dell’economia in questa fase dinamica, non ancora consolidata, ma senz’altro caratterizzata dalle conseguenze della pandemia, che si somma agli esiti della crisi economica del finire del primo decennio del secolo.

     

    Fig. 4 - Il Sistema Policentrico Regionale

    Fonte: PTR 2011

    Per approfondire l’analisi delle potenzialità del sistema degli AIT nel corso del 2021 Regione Piemonte ha collaborato con il Politecnico di Torino all’organizzazione di un’attività di didattica innovativa e trasferimento tecnologico, la Challenge denominata “Programmare risorse e pianificare territori: gli Ambiti di integrazione territoriale”. Tra le componenti basilari di questa “sfida”, è’ stato proposto agli studenti, riuniti in quattro gruppi di lavoro, l’analisi del quadro strategico del PTR vigente, per verificarne l’attualità e la coerenza rispetto alle indicazioni e agli obiettivi dettati dai documenti strategici di scala sovra-locale emersi negli ultimi anni, con particolare attenzione all’Agenda 2030, alla Territorial Agenda e alla nuova Politica di coesione. In generale, il raffronto ha mostrato un livello di coerenza molto buono; l’apporto multidisciplinare della sperimentazione ha comportato l’integrazione di alcune tematiche nel quadro degli obiettivi. Più in generale, la collaborazione ha facilitato, tramite i successivi approfondimenti congiunti dei Settori Territorio e paesaggio e Valutazioni ambientali e procedure integrate sull’analisi condotta dai gruppi, una ‘vera’ rilettura del quadro, specificamente orientata alle tematiche della transizione ecologica, che è lo scenario comune e trasversale della contemporaneità, nel quale si sviluppano i percorsi di studio e di vita degli studenti.

     

    Per concludere

    Il quadro strategico, ha superato un esame complessivo; tuttavia, la rilettura ha dimostrato la necessità di un ulteriore confronto con un altro fondamentale documento, la Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRSvS), lo strumento operativo della Regione Piemonte per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità dell'Agenda 2030 e della Strategia Nazionale. La SRSvS, infatti, orienta e definisce le politiche e le azioni finalizzate alla crescita economica in armonia con l’integrità degli ecosistemi e con l’equità sociale, operando nella medesima prospettiva di transizione ecologica di cui il “nuovo” PTR dovrà essere informato. Per garantire tale integrazione, è stata avviata una collaborazione con IRES Piemonte per una valutazione preventiva della sostenibilità del Piano.

    La collaborazione è tuttora in corso, ma sta fornendo un’ulteriore riprova di come il Piano territoriale regionale non possa che trarre beneficio dall’apporto di diverse letture dell’ambiente e della società, e può senz’altro giocare un ruolo chiave nella trasposizione territoriale di principi che hanno urgente bisogno di essere sottratti al confinamento nel campo della teoria, per tramutarsi in azioni di rilancio del Piemonte.

     

    Parole chiave: piano territoriale regionale (PTR), ambiti di integrazione territoriale (AIT),policentrismo

     

    [1] le 5 strategie sono: Riqualificazione territoriale, tutela e valorizzazione del paesaggio; Sostenibilità ambientale, efficienza energetica; Integrazione territoriale delle infrastrutture di mobilità, comunicazione, logistica; Ricerca, innovazione e transizione economico-produttiva; Valorizzazione delle risorse umane, delle capacità istituzionali e delle politiche sociali

    [2] per approfondimenti sulla metodologia utilizzata per definire gli AIT si rinvia all’articolo di Giuseppe Dematteis, contenuto in questo numero

     

     

     

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