L’esperienza piemontese della Strategia Nazionale Aree Interne

    di Mario Gobello (Regione Piemonte)

    La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) rappresenta la combinazione di azioni per lo sviluppo locale e di rafforzamento dei servizi essenziali di cittadinanza, finalizzata al rilancio di quelle aree del paese significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali ed in declino demografico, ma ricche di importanti risorse ambientali e culturali.Tale Strategia è attuata sia attraverso risorse statali, in ambito sanità, trasporti e istruzione, sia attraverso risorse cofinanziate dalla programmazione 2014-2020 Piano Sviluppo e Coesione, POR FSE e FEASR per quanto riguarda gli interventi di sviluppo locale.

    Elemento caratterizzante della Strategia è quindi la presenza di più livelli istituzionali (locale, regionale e statale) e in questo ambito la Regione svolge un ruolo sostanziale, da un lato finanziando con i fondi strutturali di investimento europei (SIE) una parte rilevante degli interventi, dall’altro essendo l’interfaccia tra il livello statale e quello locale, accompagnando quest’ultimo nella definizione della strategia.

     

    L’esperienza piemontese

    In occasione della prima sperimentazione, in Piemonte sono state individuate 4 aree: in un primo momento le Valli Maira e Grana e le Valli dell’Ossola e successivamente l’Alta Valle Bormida e le Valli di Lanzo.

    In questi territori sono stati avviati i lavori per giungere all’elaborazione di una Strategia d’Area. Il percorso da seguire è stato piuttosto articolato. Ad una preliminare attività di “ascolto del territorio”, sono seguite tre fasi o tappe di lavoro:

    • elaborazione di Bozza di Strategia, Preliminare di Strategia e Strategia d’Area;
    • approvazione della Strategia d’Area da parte del Comitato Nazionale Aree Interne e successivamente di Regione;
    • predisposizione e sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro (APQ) che specifica gli impegni tra i sottoscrittori (riportando e in allegato il programma degli interventi)
    • adozione di specifiche linee guida per la co-progettazione degli interventi, elaborate dai Ministeri competenti.

    Alcuni numeri per dare l’idea della dimensione finanziaria degli interventi messi in campo, considerando che parliamo di una popolazione complessiva coinvolta di 119.945 abitanti, facenti capo a 106 Comuni:

    • investimento totale di € 45.917.000,00 euro
    • di cui 15 milioni finanziati dallo Stato per l’implementazione dei servizi essenziali: istruzione, sanità e trasporti
    • di cui 3.567.000,00di risorse pubbliche locali

    la rimanenza finanziata dalla Regione attraverso i fondi SIE ed in particolare: 16 milioni attraverso il Fondo Sviluppo e Coesione (ex POR Fesr) per le politiche di sviluppo, 10 milioni attraverso il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale a favore delle imprese agricole e 1,35 milioni attraverso il Fondo Sociale Europeo per interventi di formazione professionale.

     

    Fig. 1 – le Aree interne in Piemonte

     

     

    Tra gli interventi finanziati dallo Stato con riferimento ai servizi essenziali, una certa rilevanza hanno quelli sulla sanità ed in particolare sulla c.d. medicina territoriale, tema di grande attualità emerso come cruciale per effetto della pandemia.

    In questo ambito sulle 4 aree sono stati complessivamente circa 4 milioni di euro per la telemedicina e per la sperimentazione di un nuovo modello socio-sanitario di assistenza alle persone anziane, attraverso la figura innovativa dell’infermiere di famiglia e di comunità.

    L’IF/C è:

    - un professionista appositamente formato, con un forte orientamento alla gestione proattiva della salute e opera rispondendo ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale e comunitario di riferimento;

    - favorisce l’integrazione sanitaria e sociale dei servizi;

    - opera sul territorio, a seconda dei modelli organizzativi regionali, diffonde e sostiene una cultura di Prevenzione e Promozione di corretti stili di vita;

    - si attiva per l’intercettazione precoce dei bisogni e la loro soluzione;

    - garantisce una presenza continuativa e proattiva nell’area/ambito comunità di riferimento;

    - fornisce prestazioni dirette sulle persone assistite qualora necessarie;

    - si attiva per facilitare e monitorare percorsi di presa in carico e di continuità assistenziale in forte integrazione con le altre figure professionali del territorio, in modo da rispondere ai diversi bisogni espressi nei contesti urbani e sub-urbani.

    - svolge la sua attività integrandola in una più ampia rete di protezione sanitaria e sociale, in grado di attivare e supportare le risorse di pazienti e caregiver, del volontariato, del privato sociale e della comunità.

    Quella dell’infermiere di famiglia e comunità è una attività non solo “pratica”, ma di formazione avanzata, iniziata in Piemonte nel 2005 presso l’Università di Torino e nel 2012 presso l’Università di Novara.

     

    Per le politiche di sviluppo finanziate originariamente dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e successivamente dal Fondo do Sviluppo e Coesione, la scelta della Regione è stata di puntare su alcuni obiettivi tematici[1] ed in particolare:

    • rafforzamento della capacità amministrativa e digitalizzazione della pubblica amministrazione (obiettivo tematico 2)
    • efficientamento energetico (obiettivo tematico 4)
    • interventi per la tutela, la valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale (obiettivo tematico 6), che ha assorbito la maggior parte delle risorse disponibili.

     

    A seguito della definizione delle 4 strategie d’area, nei rispettivi territori sono stati pertanto promossi compositi programmi di intervento. Merita citare tra questi l’intervento più significativo per ogni area.

    Per le Valli Maira e Grana il progetto denominato Porte di valle, un laboratorio sperimentale dove si coniuga la nuova sostenibilità economica in rapporto alle produzioni locali della montagna che guarda al mare.

    L’intervento si integra con il progetto Piter Terre del Monviso - Les montanhas partejon les aigas e jonhon lhi omes finanziato dal Programma Alcotra Italia-Francia 2014-20 che prevede la costituzione di una rete di 7 strutture, una per vallata più uno spazio a Saluzzo che avrà anche la funzione di coordinamento della rete. La porta è un luogo di incontro, spazio di vendita dei prodotti dell’Atlante dei Sapori, ma anche bar e ristorante, spazio per eventi, bookshop, info turismo per le attività peculiari di ogni territorio, punto tappa per visitatori.

     

    Per le Valli dell’Ossola il progetto della Bulloneria, un laboratorio sperimentale dove si coniuga la nuova sostenibilità economica in rapporto alle risorse della montagna.

    Dalla produzione industriale dell’ex bulloneria di Vogogna a luogo di formazione universitaria: aule e laboratori saranno inseriti all’interno del nucleo originario dell’impianto che risale al 1890, dove fino al 2003 si sono prodotti bulloni e affini, quelli speciali che la grande produzione non riusciva tecnicamente a garantire, ma che era possibile ottenere ancora con l’abilità degli operai e una tecnologia meccanica degli anni ‘30.

     

    Per l’Alta Valle Bormida il percorso ciclo-pedonale lungo il fiume Bormida, un laboratorio sperimentale dove si coniuga la nuova sostenibilità economica in rapporto alle risorse di una terra di mezzo; il passaggio dal fiume c.d. Colacola, per lo scarico dei rifiuti delle fabbriche di Cengio, alla riscossa con il turismo slow.

    Per le Valli di Lanzo le Testate di valle, un laboratorio sperimentale dove si coniuga la nuova sostenibilità economica in rapporto alle risorse di pregio naturalistico della montagna: dal “giardino” di Torino, luogo per la villeggiatura del XX secolo delle famiglie agiate cittadine, al turismo naturalistico alla ricerca di luoghi incontaminati.

     

    Le prospettive future

    Nella prospettiva della nuova programmazione 2021/27 è in corso l’interlocuzione con il livello statale e comunitario sulla alla scelta delle nuove aree che saranno oggetto di sperimentazione Snai.

    Sulla base della nuova mappatura delle Aree interne svolta a livello nazionale, la Regione Piemonte ha identificato nuove potenziali aree di intervento che saranno oggetto della sperimentazione.

    Le nuove aree dovranno tener conto della nuova classificazione dei Comuni:

    • Polo o parte di Polo intercomunale (aggregato di Comuni confinanti), se in grado di offrire simultaneamente un'articolate offerta scolastica secondaria superiore, un ospedale sede di DEA (Dipartimento di emergenza, urgenza e accettazione) di I livello, una stazione ferroviaria di livello Platinum, Gold o Silver;
    • Cintura, se la distanza dal Polo è inferiore a 27,2 minuti;
    • Intermedio, se la distanza dal Polo è compresa tra 27,2 minuti e 40 minuti;
    • Periferico, se la distanza dal Polo è compresa tra 40 e 65,9 minuti;
    • Ultraperiferico, se la distanza dal Polo è pari o superiore a 65,9 minuti. e sostenere la crescita economica dell’associazionismo comunale permanente delle aree coinvolte, che saranno però meno estese.

     

    Anche in quest’ottica può essere utile, in conclusione, qualche riflessione rispetto ai punti di forza e di debolezza del processo che ha portato alla definizione ed alla approvazione delle Strategie e poi degli Accordi di Programma Quadro.

    Da un alto si può senz’altro affermare che la Strategia nazionale Aree interne ha rappresentato un elemento:

    • di integrazione delle politiche avviate con i progetti di cooperazione territoriale europea ed in particolare con il programma transnazionale Interreg Spazio Alpino;
    • di irrobustimento della cooperazione verticale (inter istituzionale) e orizzontale (inter direzionale all’interno dell’ente Regione);
    • di avvio di orientamento multifondo (fondi Sie e altre fonti di finanziamento) per la riduzione ed il contrasto dell’emersione di fenomeni di marginalità.

    Di contro, il processo ha messo in evidenza anche alcune criticità, in particolare:

    • una ridotta capacità amministrativa a livello territoriale;
    • un’elevata complessità del procedimento;
    • doppio livello amministrativo (Strategia e Accordo di Programma Quadro) che impatta negativamente sui tempi di approvazione;
    • necessità di un riferimento costante nei ministeri coinvolti.

    Di queste criticità occorrerà fare tesoro nella prossima programmazione.

     

    [1] Nel ciclo di programmazione 2014-2020, la politica di coesione era articolata in 11 obiettivi tematici

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