Editoriale: La valutazione delle politiche pubbliche “al plurale”

    di Gianfranco Pomatto (IRES Piemonte)

    Di valutazione delle politiche pubbliche si parla ormai piuttosto spesso e in diversi contesti anche in Italia. Molti corsi di studi universitari prevedono insegnamenti riguardanti la valutazione delle politiche; esiste un tessuto composto da istituti pubblici e privati specializzati nella valutazione delle politiche; nello stesso dibattito pubblico corrente non è così inusuale sentir dire che “bisogna valutare le politiche”.  La valutazione delle politiche è un campo articolato di teorie e di pratiche che è molto cresciuto nel corso degli ultimi decenni e che, forse anche per questo, è tuttavia ancora caratterizzato da una mancanza di definizioni pienamente condivise e da un intenso dibattito sui metodi.

    Ciò non significa che non esista una definizione “minima” di valutazione ampiamente riconosciuta. Definizione che suona così: la valutazione delle politiche consiste in attività di studio ed analisi indipendenti rispetto ai decisori politici e amministrativi al fine di stimolare riflessioni e produrre giudizi sugli interventi pubblici. Significa, semmai, che la valutazione delle politiche è un oggetto plurale che si può variamente declinare: pur senza pretese di esaustività, è piuttosto agevole richiamare alla mente un buon numero di queste diverse declinazioni, tutte in uso.

    La valutazione può essere ex ante. Ossia cercare di prevedere ciò che potrebbe succedere nella realtà grazie all’introduzione di una determinata misura. O può essere condotta in itinere, ossia durante l’attuazione di un intervento per capire che cosa sta succedendo. O ancora può essere realizzata ex post, ossia dopo la conclusione di una politica per capire quali sono gli esiti che ha effettivamente prodotto.

    La valutazione ex ante può servire a definire meglio quali sono i problemi da affrontare, ad esempio stimando la platea di potenziali beneficiari di una politica. O può anche approfondire e comparare diversi tipi di intervento già realizzati altrove per affrontare uno stesso problema di rilevanza pubblica e aiutare i decisori ad identificare le soluzioni più efficaci o anche, più semplicemente, quelle più adatte o più facilmente attuabili in uno specifico contesto. 

    La valutazione in itinere può far emergere come concretamente si è svolta l’attuazione di una politica, dall’identificazione dei criteri utilizzati per selezionare i destinatari, alle dinamiche che hanno preso corpo sul campo: le difficoltà e gli intoppi, ma anche le sorprese in positivo.

    La valutazione ex post può concentrare l’attenzione sugli effetti di una determinata politica pubblica. Può produrre una stima quantitativa degli effetti attraverso specifici metodi controfattuali, che cioè confrontano ciò che è successo nella realtà in seguito alla realizzazione di una politica pubblica con una ipotetica e opportunamente ricostruita situazione controfattuale (ossia ciò che sarebbe accaduto se quella politica non fosse stata attuata). Può indagare le percezioni degli attori – dai soggetti attuatori, ai beneficiari – coinvolti nell’attuazione di una politica. Può approfondire i meccanismi sociali che si attivano nei concreti contesti territoriali quando una politica pubblica viene attuata, nella consapevolezza che la capacità di collaborare degli attori locali gioca un ruolo spesso determinante nello spiegare il successo o il fallimento di un intervento. E, ancora, può cercare di capire se più interventi pubblici, finanziati con fonti e in tempi diversi ma riguardanti uno stesso territorio o un analogo gruppo di destinatari abbiano una qualche coerenza tra di loro o se abbiano in realtà prodotto esiti completamente sconnessi.

    Anche il profilo dei valutatori è decisamente plurale. Alcuni sono esperti in metodi di ricerca quantitativa e il loro approccio si basa sulla semplificazione della realtà, ricondotta a variabili misurabili al fine di trarre evidenze solide sotto il profilo statistico. Altri sono esperti in metodi di ricerca qualitativa e il loro approccio è per certi versi opposto. Cercano di immergersi nella complessità della realtà, realizzando studi di caso dettagliati che, pur senza avere pretese di rappresentatività statistica, restituiscono interpretazioni plausibili e fondate.

    Vista questa diversità di approcci e di competenze non stupisce che gli stessi valutatori fatichino a riconoscersi in definizioni univoche su ciò che sia o dovrebbe essere la valutazione delle politiche. E che non sia così raro incontrare sostenitori di uno o di un altro tra i vari approcci che non riconosca alcuna sostanziale utilità all’approccio che non sia il proprio.

    Allo stesso tempo molti studiosi e professionisti della valutazione ritengono che i vari approcci siano in realtà complementari e che spesso possano essere utilmente integrati, tenendo conto delle capacità euristiche e dei limiti conoscitivi di ciascuno. Detto in altri termini: non esiste un’unica “best way” della valutazione. Se è certamente vero che le vie della valutazione non sono infinite, è pur anche vero che di vie ne esistono più di una e che, almeno talvolta, si possono percorrere insieme[1]. Questo numero monografico di Politiche Piemonte è dedicato alla valutazione delle politiche e aderisce a questa impostazione per cui il pluralismo della valutazione costituisce una risorsa da valorizzare e non un limite da evitare.

    Pluralismo della valutazione può significare che interventi diversi vengono valutati ricorrendo a metodi diversi, scelti sulla base degli specifici obiettivi conoscitivi perseguiti e delle fonti di informazione disponibili. Ma può anche significare che uno stesso intervento viene valutato ricorrendo ad una combinazione di metodi diversi.

    Per capire meglio cosa significa tutto questo non serve dilungarsi ulteriormente su riflessioni teoriche. È semmai utile addentrarsi direttamente in alcuni esempi di valutazione “al plurale”. A questo fine i sei articoli che seguono esplicitano il metodo o i metodi adottati e illustrano i principali esiti di altrettante valutazioni condotte negli ultimi anni dall’IRES Piemonte in qualità di valutatore indipendente della Regione Piemonte delle politiche finanziate con i fondi strutturali 2014-2020. Si tratta di un piccolo sottoinsieme delle valutazioni complessivamente realizzate, scelte a titolo puramente esemplificativo in modo da comporre un gruppo diversificato in merito ai temi trattati e ai metodi utilizzati[2].

     

    Il primo articolo, a cura di Luisa Donato presenta la valutazione di un intervento di orientamento rivolto ai giovani denominato Obiettivo Orientamento Piemonte e finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE). La valutazione è stata condotta associando l’analisi dei dati di monitoraggio ad una analisi di attuazione basata su interviste in profondità agli orientatori e un questionario on line rivolto ai destinatari dell’intervento.

    Il secondo articolo, di Gianfranco Pomatto, Luigi Nava e Samuele Poy, è dedicato alla valutazione di una misura di politica attiva del lavoro denominata Buono per servizi al lavoro, anch’essa finanziata dall’FSE. La valutazione ha fatto ricorso ad una combinazione tra la valutazione degli effetti occupazionali di tipo controfattuale, l’analisi di attuazione basata su interviste ai soggetti attuatori e la realizzazione di studi di caso utili a identificare i meccanismi in grado di spiegare gli effetti occupazionali.

    Il terzo articolo, di Salvatore Cominu e Paolo Saracco, riguarda la valutazione di una misura di sostegno all’innovazione delle imprese finanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) denominata “IErrequadro”. La valutazione, basata prevalentemente su metodi di carattere qualitativo, ha in particolare approfondito l’impianto procedurale della misura, i meccanismi che la misura ha attivato presso le imprese, gli effetti per come attesi e percepiti dagli attori.

    Il quarto articolo, a cura di Giovanni Cuttica, sempre in ambito FESR, sintetizza la valutazione di una misura per la promozione dell’efficienza energetica e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili nelle imprese. Ha adottato un metodo misto quali-quantitativo al fine di identificare le caratteristiche delle imprese che hanno concretamente avuto accesso alla misura, approfondire la struttura dell’intervento in connessione alle necessità di queste imprese e indagare i benefici che hanno ottenuto.

    Il quinto articolo, di Stefano Aimone e Nicoletta Torchio, si occupa di una misura di sostegno agli investimenti nelle aziende agricole prevista dal Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte e cofinanziato dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). La valutazione ha adottato un metodo misto quali-quantitativo per analizzare i criteri adottati per selezionare le aziende destinatarie del sostegno e la loro capacità di indirizzarne gli investimenti in linea con gli obiettivi perseguiti.

    Il sesto articolo, di Marco Adamo, approfondisce le azioni di sostegno all’economia turistica rurale cofinanziati dal FEASR. Si tratta di una pluralità di azioni promosse su due livelli diversi, regionale e locale. Ricorrendo a tecniche di analisi spaziale la valutazione verifica la coerenza tra gli interventi promossi a livello locale con gli interventi di carattere regionale, oltre che la loro integrazione con le strategie di tutela del paesaggio e di sviluppo economico.

     

    [1] Per approfondire i diversi approcci alla valutazione si veda: Stame N. (2016), Valutazione pluralista, Milano, Franco Angeli.

    [2] Per consultare i report di valutazione dell’IRES Piemonte si veda la sezione dedicata del sito, a questo indirizzo: https://www.ires.piemonte.it/index.php/pubb-valutazione

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