Editoriale: I giovani e le difficoltà incrementate dalla pandemia

    Carla Nanni (IRES Piemonte)

     

    In questo numero di Politiche Piemonte si esplorano alcuni aspetti del mondo dei giovani, con attenzione al Piemonte e - laddove si dispone dei dati - degli effetti della crisi sanitaria da Covid-19. Chi intendiamo per giovani? La fascia di età considerata può variare a seconda del fenomeno su cui si appunta l’attenzione. Generalmente si osserva la fascia di età 15-29 anni quando si indagano i giovani che non studiano e non lavorano (Neet), mentre si usano altre fasce di età fino ai 34 anni per le analisi sul mercato del lavoro.

    L’occupazione giovanile in Piemonte tra la crisi finanziaria globale e l’emergenza sanitaria

    Giorgio Vernoni – IRES Piemonte

    La questione dell’occupazione dei “giovani” è al centro del dibattito pubblico e scientifico sul mercato del lavoro da almeno trent’anni, in Italia e in Europa. Questa attenzione è da ricondurre alla difficoltà di inserimento lavorativo scontata dalle persone che fanno parte di questo (non ben definito) gruppo anagrafico e alle condizioni relativamente peggiori – in particolare in termini di stabilità del rapporto e di trattamento economico – che ottengono le stesse persone, una volta trovato un impiego.

    L’occupazione dei laureati

    Daniela Musto (IRES Piemonte)

    In questo articolo si presenteranno gli esiti occupazionali dei laureati che si sono affacciati sul mondo del lavoro nel 2020. Questi dati vanno letti con estrema cautela, poiché proprio nel febbraio 2020 ha avuto inizio l’emergenza sanitaria, che ha immediatamente e profondamente cambiato il mercato del lavoro. L’analisi evidenzia alcune criticità nelle opportunità occupazionali soprattutto dei neolaureati che si sono affacciati per la prima volta sul mercato del lavoro proprio nel periodo più buio dell’emergenza sanitaria e che mostrano una contrazione del tasso di occupazione e un corrispondente aumento del tasso di disoccupazione. 

    Progettare la vita in tempi di Covid

    Francesca Luppi (Università Cattolica del Sacro Cuore)

    Negli ultimi due anni, la crisi innescata dall’inizio della pandemia di Covid-19 ha prodotto importanti impatti sulla società italiana, sia sotto aspetti sanitari che socio-economici e demografici. Se dal punto di vista sanitario è stata la fascia di popolazione anziana quella posta sotto i riflettori, perché più vulnerabile all’infezione, le ricadute socio-economiche della crisi hanno invece maggiormente interessato la generazione dei giovani. Di conseguenza, mentre la crescita della mortalità ha insistito prevalentemente sulla fascia di popolazione più anziana, l’allungamento dei tempi di permanenza nella famiglia di origine e la contrazione delle nascite osservata già a partire da dicembre 2020 nel nostro Paese è uno degli effetti indiretti della crisi sulla progettualità dei giovani.

    Oltre i margini. Figli dell’immigrazione tra fragilità e voglia di protagonismo

    Roberta Ricucci (Università di Torino)

    L’attenzione ai giovani è con ogni probabilità l’aspetto che più di ogni altro rappresenta la differenza fra una società aperta, in grado di pensare al proprio futuro, oppure sulla difensiva e ripiegata su se stessa. Lo sguardo di studiosi e amministratori pubblici segue a volte con attenzione partecipe, più spesso con preoccupazione, dinamiche e realtà giovanili sfaccettate e di difficile interpretazione. Le prospettive possono essere del resto molte: le sfide della transizione alla vita adulta, gli ostacoli all’indipendenza e nel confronto con il mercato del lavoro, la necessità di accedere a percorsi formativi che siano davvero utili per la propria crescita umana e professionale e così via.

    NEET: un acronimo che rischia di limitare ragazze e ragazzi in difficoltà in una cella classificatoria

    Luigi Bollani (ESOMAS – Dipartimento di Scienze Economico-Sociali e Matematico-Statistiche, Università di Torino; InCreaSe)

    È di conio non troppo lontano nel tempo, ma ormai tristemente noto soprattutto per la sua diffusione, l’acronimo NEET - “Not in Education, Employment, Training”, introdotto all’affacciarsi del nuovo millennio in Gran Bretagna durante il governo Blair con il documento “Bridging the gap” (Social Exclusion Unit, 1999). L’acronimo non specifica letteralmente la condizione di giovane a cui invece si rivolge; nello studio sopra citato si riferiva ai giovani dai 16 ai 18 anni, ma successivamente è stato ripreso con riferimento a fasce di età più allargate: oggi, le principali casistiche che si ritrovano in letteratura e nelle politiche sono: 16-18 anni; 15-24 anni; 15-29 anni; 15-34 anni.

    Giovani Neet. Le risposte del territorio, il caso di Torino

    Fabrizio Floris (Università di Torino)

    In Italia ci sono 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano li chiamano neet (Not in Education, Employment or Training) e hanno un’età compresa tra i 15 e i 29 anni, non sono un tutto omogeneo: sono i giovani scoraggiati che hanno rinunciato a cercare un lavoro, in particolare, a destare allarme sociale. Il progetto Su la Testa! promosso dal Comune di Torino e rivolto ai giovani Neet prende in considerazione obiettivi e ambiti tematici non esclusivamente riferiti alla questione dell’occupazione e della ricerca lavoro (seppur fondamentale) ma anche la formazione, il volontariato, il tempo libero: occasioni di socialità e dinamismo.

    Piemonte economico sociale 2021 Lo sguardo dell’Ires sulla nostra regione

    Di Stefano Aimone, Ires Piemonte

    Nel mese di giugno l’IRES ha presentato Piemonte Economico Sociale 2021, la relazione annuale che l’Istituto propone al proprio pubblico seguendo una tradizione ormai pluridecennale. L’edizione 2021 ha rafforzato il raccordo, già avviato in passato, con le attività di programmazione della Regione Piemonte, con particolare attenzione alla Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile (SRSvS) e con la Relazione sullo stato dell’ambiente curata dall’ARPA Piemonte, anche partecipando ad un evento di presentazione congiunto.

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