Oltre i margini. Figli dell’immigrazione tra fragilità e voglia di protagonismo

    Roberta Ricucci (Università di Torino)

    L’attenzione ai giovani è con ogni probabilità l’aspetto che più di ogni altro rappresenta la differenza fra una società aperta, in grado di pensare al proprio futuro, oppure sulla difensiva e ripiegata su se stessa. Lo sguardo di studiosi e amministratori pubblici segue a volte con attenzione partecipe, più spesso con preoccupazione, dinamiche e realtà giovanili sfaccettate e di difficile interpretazione. Le prospettive possono essere del resto molte: le sfide della transizione alla vita adulta, gli ostacoli all’indipendenza e nel confronto con il mercato del lavoro, la necessità di accedere a percorsi formativi che siano davvero utili per la propria crescita umana e professionale e così via.

    Per una buona parte dei giovani con cittadinanza straniera residenti oggi in Piemonte – che rappresentano il 13,7 % degli allievi complessivi della regione, di cui oltre il 70% nati in Italia (Idos 2021) – ognuno di questi fattori può essere coniugato con l’esperienza della migrazione, diretta o della propria famiglia.

    Si tratta di un elemento significativo, che condiziona in modo prepotente l’ipotetica (e assai complessa) equazione che descrive il rapporto delle cosiddette “seconde generazioni” con i propri genitori, il gruppo dei pari, l’ambito scolastico e lavorativo, e in generale la società. Ciò in quanto strettamente collegato alla costruzione dell’immagine di sé e a profonde questioni identitarie che contribuisce a definire; come pure a opportunità e vincoli con cui ci si confronta dal punto di vista dell’accesso all’istruzione e al lavoro, alla capacità di crearsi una famiglia, alla possibilità di svolgere un ruolo attivo nell’ambito sociale in cui si vive (per obbligo o per scelta).

    Se è vero che la presenza immigrata è oggi in Piemonte un elemento strutturale della società, in una nazione che da oltre quarant’anni è meta di flussi migratori, sono proprio i figli di famiglie immigrate che vengono in primo piano. Non solo per la già citata rilevante presenza nelle istituzioni scolastiche, ma soprattutto perché, in una prospettiva più ampia, sono un elemento essenziale del futuro (sociale, lavorativo, economico, finanche culturale) del territorio. La cosiddetta “generazione dopo” è quantitativamente rilevante (ma anche qualitativamente, poiché irrobustisce le fasce d’età più giovani in una regione in forte declino demografico), e a oggi in modo piuttosto eterogeneo nei diversi settori economici, sociali e talora politici dei vari contesti locali (Neodemos, 2019; ISTAT 2020). Tuttavia, a fronte di alcuni che raggiungono posizioni professionali apicali, la maggioranza di questi giovani non riesce realizzare un vero e proprio processo di mobilità ascendente lineare. Riecheggia il concetto di assimilazione segmentata, a lungo studiato in scenari con lunga tradizione di immigrazione: se qualcuno riesce a uscire dai settori lavorativi dei padri, altri restano ai margini della società, preferendo o non riuscendo a staccarsi dal rassicurante mondo del proprio gruppo etnico.

    L’esperienza realizzata sul campo, attraverso numerose indagini di tipo qualitativo, dimostra che questa realtà può essere utilmente analizzata da due particolari (e particolarmente indicativi) punti di vista: quello della dimensione territoriale e urbana e quello del protagonismo civico e associativo (Ricucci 2021). Si tratta, infatti, di due componenti strategici dal punto di vista della costruzione di coesione sociale.

    Il rapporto fra giovani stranieri e di origine straniera, normalmente percepiti come a forte rischio di marginalizzazione -e le aree che marginali sono in senso geografico - ma anche della disponibilità di servizi e opportunità, è una chiave di lettura di grande interesse. Appare in grado di fornire risposte a problemi legati alla presenza in specifici quartieri o cittadine di giovani di seconda generazione (anche con concentrazioni basate sulla nazione di provenienza), che hanno sviluppato risentimento verso il Paese in cui sono cresciuti e la sua modalità di gestione della diversità, con l’innalzarsi di barriere legate a cittadinanza e origine dal punto di vista delle opportunità e dei risultati professionali. Soprattutto le periferie delle aree metropolitane registrano ad esempio frequenti e diffusi casi di microcriminalità giovanile e conflitti etnici, in cui giovani di origine immigrata sono allo stesso tempo aggressori e vittime.

    Diventa allora fondamentale cercare di fornire possibili risposte alle preoccupazioni legate ai figli dell’immigrazione nelle zone liminari, che nel contesto piemontese sono soprattutto quelle del capoluogo e della sua cerchia urbana, inserendole nelle politiche di integrazione e nella relazione fra giovani e periferie, un tema che ha fornito nel tempo importanti riflessioni sui concetti degli spazi comuni e della loro rigenerazione, dell’edilizia sociale, del protagonismo giovanile.

    Viene da più parti sottolineata l’opportunità di costruire reali percorsi di cittadinanza, indifferentemente dalla nazionalità di origine, per tutti i soggetti che vivono e contribuiscono alla crescita di un determinato territorio e ne costituiscono il necessario capitale umano.

    Si tratta di un aspetto strettamente collegato a un altro basilare elemento della vita quotidiana dei figli dell’immigrazione: la possibilità di giocare un ruolo propositivo nello scenario sociale in cui si vive tramite l’associazionismo (sportivo, culturale o ricreativo), spesso di matrice religiosa. Una realtà in crescita, anche se non coinvolge ancora la maggioranza di questi giovani. Le nuove generazioni si relazionano d’altronde in maniera diversa dai propri padri con la possibilità di coniugare impegno sociale e tratti identitari. Cercano soprattutto un riconoscimento da parte delle istituzioni locali: collaborare nella realizzazione di iniziative e manifestazioni della propria città o quartiere e partecipare attivamente alla progettazione delle politiche che li riguardano. Queste aspirazioni si scontrano spesso con una realtà che non li riconosce come referenti, anche in quei territori dove le politiche di integrazione sono più avanzate, soprattutto quando diventano rilevanti i legami di fiducia e i rapporti costruiti con la politica negli anni.

    Accanto a questi fenomeni, in grande evoluzione, internet rappresenta oggi il principale spazio in cui i giovani piemontesi figli dell’immigrazione esprimono una presenza attiva nel dibattito su questioni ritenute di interesse, prima fra tutte quella della cittadinanza. Una posizione declinata in modo più maturo; anche dal punto di vista della propria appartenenza etnica/identitaria, e in alcuni casi religiosa.

    Infine una sfumatura che appare particolarmente rilevante, anche perché messa in evidenza dalla recente crisi sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, è quella dei canali attraverso i quali trova concretezza l’impegno sociale e il volontariato. Se il principale campo di attività dei giovani di origine straniera è considerato per tradizione l’associazionismo di matrice etnica, è in aumento il numero di chi si impegna in attività assistenziali e culturali legate alle più importanti realtà del terzo settore. In questo caso viene messa in rilievo, accanto al legame con la comunità cui si sente di appartenere, la ricerca di una crescita personale e la possibilità di acquisire competenze che si ritengono utili, anche dal punto di vista professionale. Le vicende dell’ultimo biennio hanno impresso una forte accelerazione a questo fenomeno, rappresentando un forte stimolo per il protagonismo dei più giovani. Nuovi e antichi percorsi di impegno e azione (quasi sempre con modalità nuove e in alcuni casi innovative) possono rappresentare da un lato una risposta a dinamiche di marginalizzazione dei figli dell’immigrazione, dall’altro elementi di rafforzamento di reti locali di solidarietà spesso in affanno di fronte a un mondo complesso e in rapida trasformazione.

     

    Bibliografia

    Neodemos, 2019. Bilancio Istat 2018: Sdraiati sul fondo. https://www.neodemos.info/2019/02/07/bilancio-istat-2018-sdraiati-sul-fondo.

    Idos, 2021. Dossier statistico immigrazione. Roma: Idos-Confronti.

    ISTAT, Identità e percorsi di integrazione delle seconde generazioni in Italia, Roma, ISTAT 2020.

    Ricucci, R., 2021. Protagonisti di un paese plurale. Come sono diventati adulti i figli dell'immigrazione. Torino: Edizioni SEB27.

     

     

     

    Parole chiave: immigrati, giovani

    Argomenti

    Ambiente e Territorio
    Cultura
    Finanza locale
    Immigrazione e integrazione sociale
    Industria e servizi
    Programmazione
    Istruzione e Lavoro

    Newsletter