di Stefano Aimone, Ires Piemonte
Permacrisi è il termine scelto dal Dizionario Collins come parola dell’anno per il 2022.
È un neologismo che indica "un periodo esteso di instabilità e insicurezza" che ben definisce lo scenario sfidante nel quale siamo immersi ormai da tempo e che ci lascia sospesi in un quadro incerto, in attesa di un nuovo equilibrio forse ancora lontano. La sequenza e l’intreccio delle criticità che si sono presentate negli ultimi anni è impressionante: la pandemia con le sue dolorose emergenze; la successiva ripresa disomogenea che ha provocato “rotture” delle catene di fornitura mettendo in difficoltà importanti filiere
l’insorgere dell’inflazione portatrice di forti preoccupazioni sulla tenuta dei bilanci delle imprese e dei conti delle famiglie; lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina che ha riportato in Europa tensioni che si speravano dimenticate, creando il timore di uno shock energetico paralizzante; la siccità più lunga del secolo e le successive, violente precipitazioni che sottolineano l’evidenza del cambiamento climatico e l’urgenza di intervenire per tempo.
Tutte queste pressioni hanno richiesto risposte emergenziali, messo a dura prova persone, imprese ed istituzioni ma anche sostenuto decisioni e avviato svolte che forse non sarebbero state possibili in tempi più tranquilli, a cominciare dalla scala europea. Soprattutto, negli anni dell’emergenza pandemica si è potuta apprezzare la forza delle nostre istituzioni e dell’intera società, nella consapevolezza che nessuno era in grado di far fronte da solo alle emergenze.
UN 2022 MIGLIORE DEL PREVISTO
Resilienza, per quanto termine abusato nei tempi recenti, è la parola che meglio esprime la reazione dei vari livelli istituzionali e delle imprese allo stato di fatto. Grazie a questa capacità di risposta, nel 2022 le cose sono andate meglio del previsto, come testimoniato dai principali indicatori che utilizziamo per descrivere il quadro socioeconomico. Ecco perché l’anno appena trascorso può essere visto come un bicchiere mezzo pieno, date le premesse iniziali.
Gli accordi sugli stoccaggi di gas a livello europeo, la rapida diversificazione dell’approvvigionamento delle fonti energetiche attuata a livello nazionale e le misure di aiuto promosse dai governi, anche se non hanno potuto spegnere la fiammata inflattiva, hanno evitato la crisi energetica temuta ad inizio anno e tutelato almeno in parte bilanci e redditi.
In Piemonte nel 2022 gli investimenti sono aumentati del 10% grazie al contributo sia della componente privata che di quella pubblica, quest’ultima anche grazie alla sospensione del patto di stabilità ed alle numerose misure messe in campo dalle istituzioni. Le esportazioni sono cresciute del 18,5% a valori correnti (6,5% a valori costanti) grazie alla capacità del nostro sistema manifatturiero di cogliere il momento favorevole della domanda estera. Il settore delle costruzioni, anche per effetto degli incentivi fiscali, ha segnato una robusta crescita (+ 9,6% in termini di valore aggiunto). Il superamento delle restrizioni imposte dalla pandemia ha permesso un pieno recupero del turismo, registrando flussi superiori a quelli del 2019.
Tutto ciò ha consentito nel 2022 una crescita del prodotto regionale del 3,4% (superiore alle aspettative iniziali, attestate attorno al 1,9%) ed una ripresa dell’occupazione che, dopo anni di stagnazione, ha registrato una variazione positiva (+1%), accompagnata dalla diminuzione degli occupati part-time (-14%) e dei dipendenti con contratto a termine (-5,8%) a vantaggio di contratti stabili e full-time. Si segnala anche la riduzione della disoccupazione giovanile (- 3% rispetto al picco del 2019 per la fascia sino ai 29 anni di età) che contribuisce a spiegare il calo dei NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, che passano dal 18% del 2021 al 13% del 2022, per la stessa componente demografica.
UNA RIPRESA DISEGUALE
Sempre dall’analisi congiunturale, tuttavia, arrivano segnali che possono in parte ridimensionare la soddisfazione per il buon andamento dell’anno passato e che aprono alcuni interrogativi per il futuro prossimo.
Tra 2021 e il 2022 l’espansione del settore delle costruzioni è stata sostenuta da rilevanti sussidi pubblici quali il Superbonus 110%, il Bonus facciate e altre agevolazioni di tipo fiscale. Questo tipo di interventi, evidentemente, costituisce un importante contributo anticiclico, ma vi è il rischio che questo sia rapidamente assorbito dopo la scadenza dei sussidi e non concorra a sostenere un innalzamento duraturo della crescita. Questo tema appare dirimente, se si tiene conto del costo di questi incentivi per il bilancio statale, oltre che dell’ineguale capacità di beneficiare degli incentivi da parte delle famiglie. A proposito di queste ultime, nel 2022 i consumi sono aumentati (5,5%) tuttavia questa crescita viene erosa dall’aumento dei prezzi. L’inflazione oltretutto “non è democratica” ma colpisce in modo più che proporzionale le famiglie a basso reddito, con riflessi sociali negativi.
Dall’indagine sull’opinione dei Piemontesi effettuata dall’IRES nel mese di marzo 2023 emerge che, a proposito delle spese familiari per acquisti di beni e servizi, una parte non trascurabile dei rispondenti ha segnalato difficoltà in aumento rispetto alla rilevazione effettuata lo scorso anno. Di particolare rilievo i problemi ad affrontare le spese mediche (22,5% degli intervistati) ed il pagamento delle bollette (23,8%); la voce di spesa per la quale si registra l’incremento maggiore nel corso dell’ultimo anno è l’acquisto di generi alimentari, che passa dal 14,4% al 18%.
Osservando i dati sull’occupazione, il confronto tra il Piemonte e le regioni comparabili del Nord Italia (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) mostra per la nostra regione un recupero più lento rispetto al 2019, in parte da ricondurre al saldo negativo registrato nell’industria e, soprattutto, all’ulteriore invecchiamento e diminuzione delle forze di lavoro, aspetto che darà ripreso più avanti.
Nonostante questi segnali, le previsioni per il 2023 sono moderatamente positive, con un tasso di crescita per l’economia nazionale intorno allo 0,7% secondo lo scenario elaborato da Prometeia. Resta da considerare che in uno scenario in continua evoluzione come quello in cui siamo immersi, le previsioni possono essere facilmente smentite dai fatti, come accaduto per il 2022. Le notizie più recenti sull’andamento dell’economia europea e nazionale, diffuse alla fine dell’estate 2023, stanno infatti disegnando uno scenario meno favorevole.
COERENZA E COORDINAMENTO PER DARE RISPOSTE EFFICACI NEL TEMPO
Orientando lo sguardo in prospettiva, immaginare il futuro del Piemonte richiede inevitabilmente di riflettere sui nodi strutturali che la nostra regione deve affrontare, tra i quali considerare con particolare attenzione le fonti energetiche, l’acqua, il suolo, così come le risorse umane e organizzative, le competenze e le specializzazioni del mondo produttivo, senza trascurare gli aspetti di natura istituzionale ed amministrativa. Tutti elementi disponibili in quantità finita, che devono essere utilizzati con parsimonia o coltivati con perizia nel tempo per raccogliere frutti futuri in una logica di crescita sostenibile.
Per quanto i passi da compiere siano ancora molti, anche per effetto delle pressioni esercitate dalla permacrisi, si sono messi in moto cambiamenti che riguardano le energie rinnovabili, la formazione delle competenze, la diversificazione del sistema economico, la crescita della logistica, l’organizzazione del sistema sanitario, solo per citare alcuni dei temi affrontati nei capitoli della Relazione.
L’avvio del PNRR e del nuovo ciclo dei Fondi europei sta mettendo a disposizione risorse finanziarie pubbliche in misura straordinaria per sostenere queste svolte. In proposito, però, è opportuno rilevare che una parte consistente di tali spese andranno a gravare sul debito pubblico e dovranno essere restituite all’Europa, quindi l’oculatezza e l’appropriatezza dell’utilizzo dovrebbero dominare sull’ansia di rincorrere i target di spesa. Gli strumenti ed i meccanismi di intervento, inoltre, sono numerosi, forse ridondanti e con potenziali margini di sovrapposizione. L’attuazione del PNRR, in particolare, sta evidenziando una serie di criticità che erano state trascurate nella fase di impostazione iniziale e che richiederanno molto probabilmente una rinegoziazione del Piano basata su aspettative più ragionevoli, tenendo conto dell’impatto dell’inflazione, così come della difficoltà di chiedere alle Amministrazioni pubbliche prestazioni straordinarie senza prima averne rafforzato i ranghi, irrobustito la capacità amministrativa e sfoltito, quando possibile, la selva di regole da rispettare.
Tornando alle azioni necessarie per guidare la crescita della nostra regione, il criterio fondamentale al quale rivolgersi per affrontare questa complessità di nodi, risorse e meccanismi è quello della coerenza, riferito agli obiettivi in relazione alle effettive possibilità, da un lato, e alla combinazione e al coordinamento degli strumenti a disposizione, dall’altro.
La sfida riguarda innanzi tutto la coerenza strategica e attuativa, oltre che l’efficienza e l’efficacia, della macchina amministrativa, in un mondo che ha ancora una propria tendenza all’azione settoriale, con ridondanza di norme e procedure.
Per rispondere a questa sfida la Regione Piemonte ha costruito un quadro di programmazione che parte dal DSU 2021-27, dove sono indicate le linee strategiche in accordo con gli obiettivi europei ed Agenda 20230, e che punta sulla Strategia regionale di sviluppo sostenibile (SRSvS) come strumento ordinatore per dare coerenza all’azione del governo regionale, a tutti i livelli, ed al rapporto tra questa e gli altri attori del territorio.
Un passaggio cruciale è quello della “messa a terra” della SRSvS. Nel 2022 la Regione ha varato la sua prima declinazione operativa e territorializzata, la Strategia per le montagne del Piemonte, che punta a coordinare le numerose linee di azione che convergono su un’area che costituisce oltre metà della superficie del Piemonte. Nel 2024 è previsto il varo del primo Piano di azione.
Altrettanto cruciale, per rendere più gestibile e al tempo stesso più efficace, nei prossimi anni, l’utilizzo delle risorse disponibili, è l’organizzazione del governo locale. L’attuazione solo parziale della riforma degli enti locali avviata a metà del decennio scorso e l’abolizione delle Comunità Montane, ad esempio, hanno lasciato sguarnito uno spazio di programmazione ed attuazione di area vasta, scaricando sui Comuni, spesso piccoli e poco dotati di risorse tecniche ed amministrative, un compito improbo, basti pensare che circa il 60% dei progetti finanziati dal PNRR è rivolto a tali istituzioni. Pertanto è auspicabile che - a partire dal governo centrale - si rimetta ordine nell’organizzazione dei poteri locali, offrendo ai territori, soprattutto quelli più frammentati, le condizioni per operare con efficacia e ridurre le disparità.