Nutrire Torino metropolitana: verso una strategia alimentare urbana

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (CPS – Dipartimento di Culture, Politica e Società, Università di Torino), Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Servizio Sviluppo Montano, Rurale e Valorizzazione Produzioni Tipiche), Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (DIST –Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, Politecnico e Università di Torino)

    Introduzione

    Che il cibo sia un bene primario e indispensabile alla vita dell'uomo – almeno quanto l'aria e l'acqua - è noto a tutti, così come può considerarsi condivisa l'affermazione che l'accesso a un cibo sufficiente in quantità e sano, in termini igienico-sanitari e nutrizionali, rappresenti un diritto fondamentale per l'Essere Umano(1).

    Non è invece altrettanto chiaro come questo diritto possa diventare elemento prioritario all'interno delle politiche di ogni livello istituzionale, al fine di tradurre concretamente questa esigenza fondamentale..

    Lo dimostra il fatto che, almeno in Italia, il Cibo e l'Alimentazione non abbiano ancora "conquistato" una Politica dedicata, coordinata e coerente (cosi come è per acqua e aria) ma siano invece declinati, a seconda della questione da trattare, in altre politiche o linee guida settoriali.

    Inoltre, nonostante i dati sulla crescita della popolazione urbana rivelino come la questione alimentare sia già fisicamente concentrata nelle città (e lo sarà sempre di più, considerate le stime) le ragioni per cui il cibo andrebbe inserito fra le priorità delle agende di politica urbana appaiono ancora troppo poco evidenti.

    Almeno in Italia. Perché nei paesi anglosassoni – più avvezzi ad apprezzare i vantaggi competitivi di una visione strategica seria, coerente e pluriennale e contemporaneamente meno dotati di un patrimonio enogastronomico, materiali e immateriale, vasto e di qualità come il nostro – molte città hanno attuato vere e proprie Urban Food Strategies. Una prima rassegna, certamente non esaustiva, ha messo in evidenza realtà molto diverse, che vedono come pioniere le world cities di Londra e New York e, in generale, le grandi metropoli nordamericane e canadesi, fra cui San Francisco, Seattle, Detroit, Philadelphia, Toronto, Vancouver, ma anche piccole e medie città dell'Inghilterra, dell'Olanda e, più recentemente di Scozia e Svezia. Di strumenti analoghi, ma con differenti declinazioni del concetto di sicurezza alimentare, si stanno dotando anche metropoli della Cina e del Sud del mondo (come Belo Horizonte o Dar es Salaam)(2). Queste esperienze - cui il dibattito anglosassone si riferisce con il termine Urban Food Planning (Morgan, 2009) - per quanto molto diverse fra loro in ragione delle specificità locali (e soprattutto molto diverse dal nostro contesto italiano) sono particolarmente interessanti perché illustrano una possibile via metodologica alla ri-territorializzazione e pianificazione dei sistemi alimentari urbani. Generalmente questi processi operano importanti analisi diagnostiche, costruiscono visioni condivise e perseguono obiettivi integrati di governance alimentare; sostenibilità ambientale, sviluppo economico e occupazionale; salute pubblica e educazione alimentare, qualità della vita e giustizia socio-spaziale (cfr. figura 1).

     

    Figura 1. Politiche alimentari, filiera e dimensioni metropolitane

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    In Italia la necessità (ma anche le opportunità) di una pianificazione dei sistemi del cibo – che non solo esistono, ma che possono contare su un patrimonio di risorse, materiali e immateriali, di grande valore – non costituiscono ancora una percezione realmente diffusa, soprattutto a livello istituzionale. Tuttavia, anche nel nostro Paese il tema delle relazioni fra cibo, spazio e territorio sta assumendo un'importanza crescente, testimoniata dalle innumerevoli "pratiche alimentari" che affrontano, talvolta innovandolo, anche il rapporto cibo-città. Impossibile, e forse anche inutile, pensare di restituire una fotografia precisa del fermento connesso a queste iniziative, che il più delle volte partono dal basso, sono frutto di microreti informali, nascono, finiscono o si modificano a seconda delle esigenze. Più interessante il dato che restituisce la qualità crescente di riflessioni che, da più parti, cominciano a emergere attorno al tema delle politiche alimentari. È il caso della città di Pisa, unica realtà in Italia ad aver redatto un vero e proprio Piano Locale del Cibo (Di Iacovo et al., 2013), ma anche di Milano, che nella cornice di EXPO 2015 ha recentemente lanciato la sua food policy con la firma di un protocollo tra Comune e Fondazione Cariplo(3) e soprattutto di Torino, che sta avviando diversi processi di governance del suo sistema alimentare.

     

    Urban Food Strategy per Torino Metropolitana: dalle pratiche alla politica alimentare di area vasta

    Torino si colloca, allo stato attuale, in una nuova fase che - a partire dal riconoscimento delle dotazioni e della moltitudine di esperienze e progettualità avviate negli ultimi anni (Dansero, Puttilli, 2013) - muove verso un processo più strutturato di Urban Food Planning e di costruzione di un sistema territoriale del cibo.

    Come è emerso anche dai contributi precedenti, sul territorio torinese si registra infatti un ampio ventaglio di iniziative, in parte spontanee, in parte stimolate da politiche pubbliche o da organizzazioni di produttori e consumatori, legate al tema del cibo e dell'alimentazione. Alcune sono molto puntuali, altre costituiscono un primo tentativo di connettere singole progettualità in un quadro di insieme (Dansero, Testa, Toldo, 2013). Basti pensare a progetti come "TOCC – Torino Città da Coltivare", a programmi europei come "Four Cities for Development – Quattro città per lo sviluppo"(4) o "Rururbal" che ha prodotto, tre anni fa, una prima Carta Europea di Governance Alimentare e Territoriale(5); all'insieme di iniziative della Provincia nel campo dei mercati locali, delle relazioni Gruppi d'Acquisto-Agricoltori, della valorizzazione dei prodotti tipici; al grande impegno del Comune nell'ambito della ristorazione scolastica, con i nuovi capitolati d'appalto, ma anche con progettualità partecipate sull'educazione alimentare come "Il menù l'ho fatto io"; al successo delle filiere alternative (soprattutto GAS e Farmer's Market); alle soluzioni innovative per la razionalizzazione delle filiere corte, per il recupero delle eccedenze e, più in generale, per incrementare la sostenibilità della filiera in tutte le sue fasi.

    Tutte queste (e molte altre) esperienze sono però in cerca di una cornice comune, che non solo sappia metterle a sistema e fare massa critica, valorizzandone interdipendenze e sinergie, ma che rappresenti un contesto politico-istituzionale coerente di riferimento con priorità precise sulle scelte alimentari e sulla necessità di puntare a una qualità accessibile, diffusa e sostenibile del cibo.

    Fondamentali, in questo senso, le reti di governance che stanno prendendo forma attorno al tema delle politiche alimentari urbane:

    • il progetto Torino SMILE (Smart Mobility, Inclusion, Life&Health, Energy)(6), che ha rappresentato un ambizioso lavoro di progettazione partecipata sul tema della Smart City in cui hanno trovato spazio anche azioni specifiche per la costruzione del sistema territoriale del cibo della città di Torino;
    • il Tavolo "Torino Capitale del Cibo", organizzato dall'associazione Torino Strategica all'interno dei lavori per l'elaborazione del terzo Piano Strategico "Torino Metropoli 2025", che si inserisce nel processo di definizione delle visioni e dei progetti per il futuro dell'area metropolitana torinese. In quest'ottica, il terzo Piano Strategico persegue la messa in rete e la promozione delle molteplici dimensioni del cibo – sociali, economiche, culturali e ambientali – presenti a Torino e in Piemonte, per farne una vera e propria vocazione di sviluppo della città, riconosciuta a livello nazionale e internazionale;
    • il progetto FOOD START LAB, previsto per l'autunno 2014, che amplierà la discussione sul cibo e sulle politiche alimentari con l'obiettivo di pervenire a una prima bozza di manifesto/carta del cibo e avviare, concretamente, un più complesso e strutturato processo istituzionale e partecipativo finalizzato alla costruzione di una strategia alimentare metropolitana.

     

    Grande conquista, in termini di governance del sistema alimentare, è l'adozione all'interno di queste riflessioni di un ritaglio territoriale non più esclusivamente urbano. In questo nuovo rapporto cibo-città i confini del territorio pertinente si dilatano, dialogano con la spinosa questione della transizione in Città Metropolitana che rappresenta una sfida, ma anche la grande opportunità di ridisegnare, non solo fisicamente, spazi e relazioni alimentari. La Città Metropolitana impone infatti ai Comuni dell'uscente Provincia (315) di condividere funzioni e percorsi decisionali insieme a Torino, da sempre punto di concentrazione delle risorse economiche e luogo nevralgico di gestione del potere (politico ed economico). In quest'ottica la Città Metropolitana rappresenta soprattutto l'occasione per costruire un nuovo sistema di competenze e responsabilità alimentari - che oggi risultano polverizzate fra settori e servizi comunali, provinciali e regionali - strutturandoli in una politica non solo agricola, non solo sociale e educativa, non solo ambientale ma Alimentare, nel suo senso più ampio e alto.

     

    Considerazioni finali e suggerimenti di policy

    A partire da queste prime considerazioni ci sembra possibile affermare che la città sia davvero pronta, in termini di risorse, competenze e soprattutto consapevolezza dei propri bisogni, a cogliere la sfida e le opportunità sottese a un progetto sistemico di Urban (Metropolitan) Food Planning. Questo sforzo richiede, da un lato, analisi più approfondite del contesto, in termini di dotazioni materiali e immateriali del sistema, ma anche di ripensamento e riorganizzazione del bacino di approvvigionamento dell'area metropolitana torinese, al fine di comprendere meglio criticità e opportunità delle relazioni fra produzione e consumo di prossimità(7) . Dall'altro è fondamentale il consenso politico a sostegno di una policy alimentare che fra le sue priorità più urgenti dovrebbe inserire l'esigenza di alzare l'asticella della qualità alimentare accessibile a tutti e, quel che riesce più difficile al sistema delle Pubbliche Amministrazioni, rivisitare le funzioni agricolo-alimentari frammentate tra i Servizi e gli Assessorati dei vari livelli istituzionali, per coordinarle in vista di un obiettivo comune.

    Vincere questa sfida significa affrontare due temibili nemici, entrambi interni al sistema locale: l'inerzia della Politica che sottostima la questione alimentare e le "derive" che considerano il cibo di volta in volta un "divertissement" intellettuale del mondo della cultura cittadina, chiuso entro una "cinta daziaria" invisibile, un'operazione per una nicchia di gaudenti e benestanti "gourmand" che dissertano di ristoranti stellati e di alimenti rari, un'occasione di crescita economica e non di qualità della vita.

    Al contrario, la costruzione di una Politica alimentare rappresenta un ineludibile passo di civiltà verso il benessere e la salute quotidiana di ognuno di noi, la cruna dell'ago attraverso cui passa una nuova etica del lavoro e, soprattutto, un esercizio quotidiano di democrazia.

     

    Bibliografia

    Dansero E., Puttilli M., 2013, La realtà degli alternative food networks (AFN) in Piemonte. Riflessioni teoriche ed evidenze empiriche, in Giaccaria P., Rota F., Salone C. (a cura di), Praticare la territorialità, Roma, Carocci, pagg. 77-108.

    Dansero E., Testa C., Toldo A., 2013, Verso la Smart City partendo dal cibo, in Santangelo M., Vanolo A. (a cura di), Smart City. Ibridazioni, innovazioni e inerzie nella città contemporanea, Carocci Editore, Roma, pagg. 135-149.

    Di Iacovo F., Brunori G. e Innocenti S. (2013), "Le strategie urbane: il Piano del Cibo", Agriregioni, 9(32), 9. http://www.agriregionieuropa.univpm.it/content/article/31/32/le-strategie-urbane-il-piano-del-cibo.

    Morgan K., 2009, "Feeding the city: the challenge of urban food planning", International Planning Studies 14(4), pagg. 341–348.

       

     

     

     

    Nota(1) Nell'ultima definizione di Food Security da parte della FAO – The State of Food Insecurity, 2001 – il concetto viene espresso alla luce degli studi del nobel per l'economia Amartya Sen, che pone l'accento sulla disponibilità concreta di cibo, piuttosto che sulla mera presenza dello stesso sul mercato: "La sicurezza alimentare è una situazione che si verifica quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico a cibo sano, nutriente e nelle quantità sufficienti a coprire i fabbisogni e le preferenze, entro una vita attiva e salubre"

    Nota(2)  Per maggiori informazioni sulle Urban Food Strategies

    Nota(3) Per maggiori informazioni

    Nota(5)  Per maggiori informazioni http://www.4cities4dev.eu/

    Nota(5) Per maggiori informazioni http://www.rururbal.eu/welcome/index/l_it, http://green.terresiena.it/files/CartaEuropea_sign_It.pdf

    Nota(6)  Per maggiori informazioni http://www.torinosmartcity.it/idee/idea-27/

    Nota(7)  In parte è quanto si propone di fare il progetto "Verso un atlante del cibo" che il Centro di Ricerca Eupolis (Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, Politecnico e Università di Torino) sta attualmente consolidando e che ha l'obiettivo di costruire quella conoscenza condivisa e partecipata necessaria per la costruzione di una strategia alimentare in grado di rimettere il cibo al centro della vita urbana

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