di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Stefano Aimone (IRES Piemonte, Progetto PROSPERA)
Introduzione
Il Piemonte, com'è noto, è una regione la cui economia è stata fortemente influenzata dall'industria manifatturiera. La crisi del fordismo, iniziata negli anni '70 e aggravatasi negli anni a seguire ha obbligato i policy makers ad adottare strategie alternative per rilanciare lo sviluppo socio-economico regionale. Partendo anche dalla considerazione che non si può competere con gli "stati-fabbrica" delle economie emergenti in termini di prodotti indifferenziati, si rende necessario puntare sulla qualità e su quegli elementi irriproducibili altrove, quali il patrimonio culturale e naturale.
Il progetto Corona Verde, avviato nel 1997, si inserisce proprio in questa prospettiva. Considerando la grande risorsa storico-culturale delle dimore sabaude situate attorno alla città, unitamente a un patrimonio naturale di pregio formato da parchi, aree protette e dalle ampie zone con caratteristiche più prettamente rurali e utilizzate a fini agricoli, il progetto propone una strategia integrata di riorganizzazione e riqualificazione dell'area finalizzata allo sviluppo durevole della stessa.
Sinora Corona Verde ha ricevuto finanziamenti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) tramite i documenti di programmazione 2000-2006 e 2007-2013. La prima fase è stata avviata nel 2003 con uno stanziamento di 12,5 milioni di euro, mentre la seconda fase ha beneficiato di 10 milioni di euro.
Nella sua impostazione iniziale, il progetto Corona Verde ha tenuto in grande considerazione l'attività agricola presente sul territorio. All'interno del protocollo d'intesa(1) del 28 ottobre 2010 firmato da un notevole numero di attori pubblici e privati si legge che è necessario "difendere i territori dell'agricoltura salvaguardando in particolare i suoli a elevata capacità d'uso (la e lla classe(2)) e le attività agricole periurbane" e che Corona Verde si pone come obiettivo, tra gli altri, di affidare all'agricoltura periurbana un ruolo centrale nella gestione e nel mantenimento degli spazi aperti ritenuti indispensabili "all'equilibrio della città".
Inoltre il Dossier sulle Buone Pratiche, redatto a latere dei Master Plan operativi(3), dedica una linea strategica alla riqualificazione dell'agricoltura periurbana, ponendo l'accento sulla tutela delle matrici ambientali, sulle produzioni sostenibili, sulla pluriattività delle aziende e sulle opportunità fornite dalle pratiche di gestione concertata in sinergia tra operatori ed enti pubblici.
L'agricoltura dell'area periurbana torinese e le opportunità di sviluppo
Il progetto Corona Verde interessa la città di Torino e i 92 comuni che compongono le sue tre cinture. In totale l'area si estende su una superficie di circa 1700 Kmq (il 6,6% della superficie piemontese) con una popolazione residente, secondo il censimento 2011, di circa 1,8 milioni (il 40,5% del totale). La densità di popolazione varia tra i 6.700 ab/km2 di Torino e i 29 ab/km2 di Mezzenile, decrescendo all'aumentare della distanza dal capoluogo. In particolare si rilevano 18 comuni con densità di popolazione inferiore a 150, soglia al di sotto della quale un Comune è definito rurale secondo la metodologia di classificazione adottata dall'OCSE(4).
L'attività agricola è ben presente all'interno di Corona Verde e la superficie agricola utilizzata (SAU) incide per circa il 40% dell'area complessiva(5). La superficie media delle aziende presenti sul territorio (15,9 Ha) è leggermente superiore alla media regionale (15,1 ettari), con una buona incidenza di aziende che gestiscono ampie superfici.
Emerge, nel complesso, la predominanza di un'agricoltura di tipo professionale, largamente basata sulla produzione cerealicola e sull'allevamento bovino, con una specializzazione nella produzione di latte, legata al bacino di consumo urbano. Inoltre, si rileva una buona presenza di aziende dedite all'orticoltura e/o alla floricoltura, elemento caratterizzante l'agricoltura periurbana.
Un fenomeno interessante, peraltro tipico di tutta la pianura piemontese, consiste nel fatto che molte aziende nel corso degli anni hanno ampliato la superficie a loro disposizione, acquisendo terreni in altri comuni, anche distanti dal centro aziendale e spesso collocati in montagna, con un incremento medio di oltre il 10%. Le motivazioni di questo fenomeno sono da ricondursi molto probabilmente alla difficoltà di reperire in zona terreni a costi contenuti, al fine di incrementare la produzione e rispettare le regole per lo spargimento delle deiezioni animali, alle quali devono sottostare le aziende zootecniche per ricevere i pagamenti diretti forniti dall'Unione Europea. Questa tendenza, tuttavia, può anche essere interpretata come una sorta di land grabbing(6)da parte delle aziende intensive di pianura a discapito di quelle montane.
Nonostante la vicinanza del polo urbano, la vendita diretta ai consumatori è poco diffusa: gli orientamenti produttivi prevalenti spingono le aziende a intrattenere rapporti soprattutto con i tradizionali canali di tipo agroindustriale e con la cooperazione.
Le aziende agricole di Corona Verde mostrano invece un'interessante attitudine alla diversificazione dell'attività economica: il 17,3% svolge almeno un'altra attività remunerativa (rispetto a un dato medio regionale del 10,2%). La presenza di molte aziende con una buona dotazione di macchinari consente un'elevata diffusione del contoterzismo (lavorazioni per altre imprese agricole, sistemazione di parchi e giardini, interventi di manutenzione del territorio). L'agriturismo non è molto diffuso (61 aziende) incidendo per il 6% sul totale regionale. Le attività ricreative o sociali e le fattorie didattiche, invece, pur essendo praticate da una quarantina di imprese, rappresentano rispettivamente il 17% ed il 16% del totale.
Quest'ultima informazione sembra confermare la presenza di una domanda interessante rispetto ai servizi alla persona e alle famiglie che le aziende agricole possono fornire, ampliando le opportunità che gli imprenditori agricoli "periurbani" possono cogliere, pur in un contesto per alcuni versi "ostile" dovuto agli effetti negativi dell'urbanizzazione (consumo di suolo, inquinamento).
Infatti, la localizzazione periurbana può avvantaggiarsi del rinnovato interesse da parte della popolazione in merito alle produzioni locali, fresche e genuine. In altre parole può sfruttare a proprio vantaggio la crescente attenzione alla food safety (salubrità degli alimenti). Tutto ciò non si traduce soltanto nella possibilità della vendita diretta in azienda, o nei mercati locali ma, e forse è questo l'elemento di maggiore interesse, nell'opportunità di poter rifornire la ristorazione pubblica o privata (ospedali, scuole, imprese) e quindi avere la certezza di collocare grandi quantità di prodotto.
Considerazioni finali e suggerimenti di policy
Ciò che emerge da questa breve analisi è la presenza di un'agricoltura periurbana attiva e con alcune caratteristiche peculiari. Le strategie di valorizzazione dell'agricoltura adottate per il progetto Corona Verde possono quindi contare su un substrato imprenditoriale già attento, almeno in parte, alla domanda proveniente da territorio urbano. E' tuttavia importante considerare le aziende agricole come attività economiche e non solamente quali soggetti erogatori di esternalità positive per l'ambiente o come gestori del territorio.
Certo le ripercussioni positive sul paesaggio e sull'ambiente naturale sono importantissime ai fini "dell'equilibrio della città" e infatti sono "premiate" attraverso le cosiddette misure agro-ambientali, molto rilevanti da punto di vista della dotazione finanziaria all'interno dei Programmi di Sviluppo Rurale sostenuti dall'Unione Europea attraverso il FEASR.
Purtroppo però i regolamenti di attuazione dello stesso Fondo per il periodo 2007-2013 hanno fortemente limitato, per gli agricoltori delle aree urbane e di pianura la possibilità ricevere finanziamenti per intraprendere iniziative di diversificazione, andando a limitare non solo l'espansione di quell'offerta di servizi di cui si è accennato sopra, ma anche la maggiore diffusione di pratiche di filiera corta che potrebbero contribuire efficacemente all'effettiva definizione di un sistema locale del cibo.
Non è ancora del tutto chiaro se anche per il nuovo periodo di programmazione (2014 – 2020) continuerà ad esistere tale limitazione, ma è certamente più chiaro che la pluralità di attori, i conflitti in atto o potenziali tra gli usi del suolo e la delicatezza ecologica e sociale dell'area periurbana torinese necessitino di un forte impegno programmatico ed il ricorso all'utilizzo integrato di tutti i fondi strutturali (FESR, FEASR ed anche FSE).
L'accurata strategia del progetto Corona Verde e il pluriennale impegno profuso su di essa ne fanno, inoltre, un ideale laboratorio all'interno del quale sperimentare politiche integrate, per poi valutarne gli effetti ed estenderne le buone pratiche ad altre realtà regionali.
Nota(1) Il documento è scaricabile al sito: http://www.regione.piemonte.it/ambiente/coronaverde/dwd/CV_Protocollo_WEB.pdf
Nota(2) Si intende suoli ad alta fertilità
Nota(3) L'area di Corona Verde è suddivisa in 6 ambiti territoriali e per ogni ambito è stato redatto un Master Plan specifico
Nota(4) http://www.oecd.org/gov/regional-policy/42392595.pdf
Nota(5) Tutti i dati riferiti alle aziende agricole di Corona Verde riportati nell'articolo, derivano da elaborazioni effettuate dall'IRES Piemonte sulla base del Sesto Censimento dell'Agricoltura (ISTAT, 2010)
Nota(6) Termine utilizzato per indicare fenomeni di accaparramento della terra