Il Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese

    di Roberto Ghio (Sindaco Santena, Presidente Distretto del Cibo “Chierese-Carmagnolese”)

    Il Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese è il primo distretto di questo tipo istituito in Piemonte sfruttando l’opportunità introdotta con la legge regionale n. 1 del 22 gennaio 2019 “Riordino delle norme in materia di agricoltura e di sviluppo rurale” (Testo unico dell’agricoltura della Regione Piemonte) [2].

    Attraverso questa legge e il successivo Regolamento per l’individuazione territoriale, la costituzione, il riconoscimento e il funzionamento dei nuovi distretti del cibo approvato dalla Giunta regionale il 13 novembre 2020 anche per il Piemonte si apre la possibilità di dotarsi di questo specifico tipo di distretto, già presente in Europa e in altre regioni italiane (in Italia, i distretti del cibo sono stati introdotti dal punto di vista legislativo con la Legge 205 del 27 dicembre 2017, quale nuova entità territoriale attraverso cui sostenere l’agroalimentare italiano).

    Oggi il panorama dei Distretti del Cibo è ampio e articolato. Come si vede dal Registro Nazionale dei Distretti del Cibo gestito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Masaf), a marzo 2023 si contano 186 distretti, concentrati per lo più in Toscana (21%), Calabria (16%), Campania (12%) e Lombardia (10%), e molto diversi tra loro: alcuni sono dedicati ad un solo prodotto, altri a una filiera produttiva, altri ancora a un paniere di prodotti tipici oppure a uno specifico territorio nel suo complesso, come nel caso del Chierese-Carmagnolese.

    Ai sensi della L.r. 1/2019 della Regione Piemonte, i Distretti del Cibo individuano “sistemi produttivi locali, che si caratterizzano per una specifica identità storica e territoriale omogenea e integrano attività agricole e altre attività imprenditoriali, in coerenza con le tradizioni dei luoghi di coltivazione” (Regione Piemonte, 2023). Obiettivo dei Distretti del Cibo in Piemonte è la valorizzazione delle produzioni agricole ed agroalimentari e del paesaggio rurale piemontese […] “inoltre, i Distretti del Cibo devono garantire la sicurezza alimentare diminuendo l’impatto ambientale delle produzioni, riducendo lo spreco alimentare e salvaguardando il territorio attraverso le attività agricole e agroalimentari” (Regione Piemonte, 2023).

    Partecipano ai Distretti del Cibo enti pubblici, istituzioni, piccole e medie imprese agricole e agroalimentari, la cui cooperazione può accrescere la competitività delle imprese stesse attraverso la riduzione dei costi e l’innovazione e favorire altresì la promozione all’estero dei prodotti del territorio e l’offerta turistica. Dal punto di vista formale, i Distretti si costituiscono mediante un accordo tra soggetti pubblici e soggetti privati che deve essere riconosciuto dall’Ente regionale. Una volta ottenuto il riconoscimento, i Distretti vengono iscritti nel Registro nazionale dei Distretti del Cibo potendo così beneficiare degli interventi di sostegno previsti dalla normativa vigente in materia. Fulcro del funzionamento del Distretto del Cibo è il Piano di Distretto che ha durata triennale ed esplicita il ruolo dei soggetti che hanno aderito all’accordo e le azioni che si andranno a realizzare a livello locale.

     

    Origini e mission dei Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese

    Il Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese nasce da una iniziativa progettuale “dal basso”, fortemente sostenuta da tutti i Sindaci del territorio e sviluppata attorno al concetto di cibo come elemento unificante. Ogni territorio, infatti, presenta una modalità specifica di produzione che va oltre il disciplinare: un sistema di relazioni, iniziative e rappresentazioni che costituisce l’asset da valorizzare attraverso lo strumento del Distretto del Cibo.

    L’iter di costituzione del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese si è avviato formalmente nel gennaio 2021 [3] con il coinvolgimento dei Comuni del territorio e dei principali stakeholder dei settori agroalimentare e socioculturale e si concluso il 1 aprile 2022 con il riconoscimento da parte della Regione Piemonte (D.D. 278/A1700A/2022 del 01/04/2022).

    Inizialmente, il Distretto del Cibo comprendeva 25 comuni della porzione meridionale della CMTO, oggi diventati 27: Andezeno, Arignano, Baldissero torinese, Cambiano, Carignano, Carmagnola, Chieri, Castagnole Piemonte, Isolabella, Lombriasco, Marentino, Mombello di Torino, Montaldo Torinese, Moriondo torinese, Osasio, Pancalieri, Pavarolo, Pecetto Torinese, Pino Torinese, Poirino, Pralormo, Riva presso Chieri, Santena, Sciolze, Trofarello, Villastellone. Un territorio vasto e eterogeneo (per estensione supera l’omonima Zona omogenea 11 della Città metropolitana di Torino), accomunato dalla volontà di valorizzare il proprio comparto agroalimentare, insieme con i propri territori e i propri prodotti.

     

    Figura 1 - I comuni del Distretto Chierese-Carmagnolese. Fonte: Distretto del Cibo “Chierese-Carmagnolese”

     

     

    Come si vede dalla figura 1, ogni comune aderente è depositario di una eccellenza di tipo agroalimentare: dall’ortofrutta - con le note eccellenze del peperone, dell’asparago, della ciliegia e delle piante officinali - al vino, dai prodotti da forno alla carne e al pesce. Ma il fine del Distretto non è tanto quello della promozione di questi prodotti (per questo esistono altri strumenti), quanto la valorizzazione complessiva di chi questi prodotti li produce, commercializza e consuma. Al centro del progetto del Distretto vi sono dunque: i produttori e i consumatori, i prodotti e i territori.

    Il Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese capitalizza anche l’eredità di un territorio che è tradizionalmente vocato a costruire partenariati di scala vasta per la valorizzazione delle produzioni agroalimentari tipiche. Si pensi, per esempio, al contributo delle produzioni del territorio al Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino e, più di recente, alla creazione della rete Strade di colori e sapori. Si pensi anche alla tradizionale propensione dei comuni del Chierese e del Carmagnolese a sviluppare accordi di governance sovralocale per lo sviluppo. Per citare i principali: il Patto Territoriale Torino Sud di fine anni ’90; il Patto dei Territori “Collina del Pianalto e della Pianura del Po” del 2015 tra Chieri, Moncalieri, Carmagnola e Santena; il Patto di Identità Territoriale del territorio chierese -carmagnolese - alto astigiano promosso nel 2016. Mentre dal punto di vista della raccolta e sistematizzazione delle conoscenze necessarie per valorizzare le filiere agroalimentari locali, molto utile è stata l’attività di studio condotta tra il 2017 e il 2019 per la redazione dell’Atlante del Cibo del sistema metropolitano torinese.

    In questo contesto istituzionale favorevole, la L.r. 1/2019 della Regione Piemonte ha permesso di mettere a sistema le singole iniziative già presenti sul territorio e dare forma attuativa a una pianificazione del cibo di area vasta.

     

    Finalità, obiettivi e governance del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese

    Le finalità del Distretto riflettono, da un lato, gli obiettivi della valorizzazione delle produzioni agricole ed agroalimentari e del paesaggio rurale sanciti dalla normativa (cfr. art. 39 l.r. 1/2019); dall’altro lato identificano un sistema più specifico di intenzionalità che trovano la loro formalizzazione nel Piano del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese.

    Dal punto di vista della governance, nel momento in cui i Sindaci hanno formalizzato il proprio impegno per la costruzione della candidatura del Distretto del Cibo del Chierese e Carmagnolese, il Comune di Santena, nella figura del Sindaco, è stato individuato come Soggetto incaricato del coordinamento delle attività) e, successivamente, Presidente del Distretto.

     

    Nell’incontro del 25/01/2021, tenutosi in videoconferenza causa emergenza Covid-19, i rappresentanti delle amministrazioni dei 25 Comuni del territorio del Distretto, unitamente ai principali portatori di interesse del settore agroalimentare e del settore socioculturale, hanno condiviso un percorso di elaborazione dei contenuti dei documenti previsti dal Regolamento regionale per la costituzione del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese e, al fine di garantire la capacità di governance del processo, il Comune di Santena è stato individuato come Ente in carico del coordinamento delle attività.

     

    Operativamente, si sono quindi costituiti due tavoli di lavoro indirizzati:

    • a formalizzare l’Accordo del Distretto e Statuto e definire la forma giuridica del partenariato (Atto costitutivo e Statuto dell’Associazione)
    • a redigere il Piano del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese. Questo secondo tavolo, in particolare, si è riunito in incontri bisettimanali che hanno avuto luogo tra marzo 2021 e giugno 2021 e che hanno portato a condividere le caratteristiche del territorio e sviluppare un sistema di obiettivi comuni, rispondenti ai fabbisogni degli attori del settore agroalimentare. Le azioni di attuazione sono state quindi definite in coordinamento con le risultanze dell’altro tavolo.

     

    L’Associazione che dà forma giuridica al distretto prevede il versamento di una quota annuale da parte dei Comuni Soci, riproporzionata in funzione del numero degli abitanti. A questa si aggiunge una quota simbolica erogata da Enti istituzionali partner, tra i quali: Città metropolitana di Torino, Coldiretti e alcune associazioni culturali del territorio. Le decisioni sono assunte in funzione di quanto deliberato dal Direttivo del Distretto (presieduto dal Sindaco di Santena) e ratificato dall’Assemblea dei Soci.

    Il Piano del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese, oltre a illustrare gli esiti delle analisi di contesto funzionali alla redazione del Piano stesso (principali aspetti geografici, socio-economici, di qualità alimentare, ambientali e culturali del territorio), contiene:

    • un’analisi SWOT (punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce) del Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese nel suo complesso;
    • gli obiettivi del Piano del Distretto;
    • la valutazione della coerenza del Piano con gli strumenti normativi e pianificatori di riferimento;
    • le azioni per l’attuazione e correlazione con gli obiettivi del Piano del Distretto;
    • il ruolo dei soggetti aderenti all’accordo;
    • l’indicazione delle attività di animazione locale e le risultanze previste dalle medesime;
    • un cronoprogramma di massima delle azioni.

     

    Le attività condotte dal Distretto tra maggio 2022 e maggio 2023 hanno visto l’avvicendamento nel ruolo di Presidente del Distretto del precedente Sindaco di Santena, Ugo Baldi, rimasto in carica fino a fine dicembre, con il sottoscritto, Roberto Ghio, entrato in carica a inizio 2023. Tre le direzioni di lavoro seguite:

    1. promozione (attraverso stand, gazebo, volantini, prodotti audio-video) del distretto a livello territoriale sfruttando e mettendo a sistema le fiere e gli eventi che i singoli Comuni erano già soliti organizzare;
    2. comunicazione dell’esistenza del Distretto e della sua mission;
    3. ricerca e partecipazione a bandi pubblici per l’assegnazione di risorse. Tra i primi a cui si è partecipato vi è stato quello predisposto dalla Regione Piemonte per sostenere i costi (spese vive per un ammontare complessivo di 4.000 euro) del processo di istituzione dei Distretti del Cibo. L’obiettivo è però quello di qualificare il Distretto anche su altri bandi regionali e nazionali più genericamente rivolti a sostenere il settore agroalimentare.

     

    Si è anche molto lavorato per una più precisa definizione delle priorità di azione da seguire. Tra i principali punti assunti nella discussione vi sono, per esempio:

    • la priorità rappresentata da ambiente e crisi climatica. Su questo tema, una urgenza specifica è rappresentata dalla disponibilità di acqua a fronte di periodi ripetuti e prolungati di siccità che colpiscono il territorio. Ma è anche evidente che si tratta di un tema che contempla una responsabilità e una scala di azione ben più ampia di quella del distretto
    • la necessità di lavorare con azioni di branding territoriale sull’identità visiva e l’immagine del Distretto. Un problema da questo punto di vista è costituito dalla stessa denominazione Chierese-Carmagnolese che torna anche per altre ripartizioni funzionali (Zona omogenea, ASL TO5 Distretto Chieri-Carmagnola) e non identifica in modo immediato e efficace il comparto agroalimentare locale. Un risultato atteso di questa attività vorrebbe essere la registrazione di un proprio marchio territoriale da spendere anche in chiave turistica. Il Distretto vanta infatti una posizione geografica strategica tra il polo di Torino e i territori Unesco delle Langhe, Roero e Monferrato e si connota per una elevata accessibilità con tutti i mezzi di trasporto: dall’auto, al treno ala bicicletta.

     

    Sfruttando le opportunità connesse con il progetto della ciclovia Vento di 679 km che corre lungo il Po da Torino a Venezia e con l’elevata sovrapposizione territoriale tra il territorio del Distretto e la neo-nata Area di Sviluppo Territoriale Carmagnolese-Chierese (che ha come obiettivo principale l’accesso del territorio a fondi comunitari, istituzionali e privati), si punta a una valorizzazione turistica in chiave esperienziale e dolce. Un turismo che predilige una mobilità sostenibile, lenta e soluzioni di visita caratterizzate da tranquillità, autenticità e qualità dell’offerta agro-gastronomica. Per esempio, si lavora nella direzione di agganciare all’interno di un medesimo percorso turistico di prossimità l’offerta agro-gastronomica con quella culturale dei siti architettonici di pregio (p. es. il Castello con la tomba e il Parco intitolati al Conte di Cavour). Dal punto di vista operativo i tavoli oggi attivi nel Distretto sono due, rispettivamente incentrati su: filiere, sagre e manifestazioni; sito internet e identità visiva.

     

    Conclusioni

    Il Distretto del Chierese Carmagnolese ha aperto la strada alla formazione di altri Distretti del Cibo in Piemonte. Dopo di esso, ne sono stati riconosciuti altri quattro Distretti: il Distretto floricolo del Lago Maggiore, il Distretto agroalimentare di qualità del settore orticolo, il Distretto del riso del Piemonte e i due neo-costituiti Distretti (non ancora inseriti nell’Albo nazionale) delle Langhe-Monferrato e del Roero.

    A un anno dalla sua istituzione, per il Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese è quindi tempo di lasciarsi alle spalle la fase di avvio della macchina organizzativa e di pianificare le priorità su cui lavorare per assicurare una migliore valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità del territorio insieme con il rafforzamento del senso di identità territoriale e della capacità di intercettare finanziamenti pubblici. In questo senso, la priorità del Distretto è rappresentata dalle esigenze di chi già vive e fa vivere il territorio. Da un lato, si punta a “far innamorare la gente del posto dei propri luoghi, delle proprie eccellenza”. Dall’altro lato, si vuole attrarre un turismo di qualità, che non è quello dei grandi eventi episodici, ma un turismo di prossimità che si riversi sul territorio con continuità durante tutto l’anno. Di qui l’importanza di un calendario comune di Distretto di eventi che già oggi conta 30 sagre locali che coprono circa 35 settimane all’anno. Altri due punti programmatici importanti, collegati a quanto detto in precedenza, sono infine quelli dell’incentivazione di forme nuove e meno impattanti di mobilità e della promozione degli acquisti di prodotti agro-gastronomici locali, a km zero. In entrambi i casi, serve un’azione di vera e propria educazione ambientale, alla sostenibilità e all’alimentazione di qualità. Quest’ultimo punto, in particolare, costituisce il presupposto indispensabile per un’equa remunerazione di tutta la filiera, ma richiede anche un progetto culturale ampio, rivolto a tutti i Distretti del Cibo, della regione e più in generale di tutto il Paese. Più a livello regionale, la governance verticale e orizzontale, che nell’esperienza del Chierese e Carmagnolese è stata finora un vero punto di forza dell’iniziativa, giocherà certamente un ruolo rilevante per le possibilità di successo del Distretto.

     

    Note

    [1] Articolo redatto dalla redazione di Politiche Piemonte sulla base di una intervista con il Sindaco Roberto Ghio del 14 aprile 2023.

    [2] In Piemonte, la normativa dei Distretti del Cibo si affianca in Piemonte a quella dei Distretti Rurali e dei Distretti Agroalimentari di Qualità, definiti al D. Lgs. 228/2001 “Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57. Ai distretti già esistenti è stata quindi riconosciuta la possibilità di essere riconosciuti come Distretti del Cibo a fronte del loro adeguamento Al nuovo Regolamento entro 6 mesi dalla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale.

    [3] Come impegno politico, già nel 2019 c’era stata la firma di un Documento di intenti da parte dei comuni della Zona Omogena 11 “Chierese-Carmagnolese”.

     

    Per approfondimenti:

    Registro Nazionale dei Distretti del Cibo. https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/14160

     

    Regione Piemonte, 2023. Distretti del Cibo. https://www.regione.piemonte.it/web/temi/agricoltura/promozione-qualita-educazione-alimentare/distretti-cibo#

     

    Paniere dei Prodotti Tipici della Provincia di Torino. https://www.prodottidelpaniere.it

     

    Atlante del Cibo del sistema metropolitano torinese. https://urbanlabtorino.it/in-rete/atlante-del-cibo/

     

     

    Parole chiave: Distretti del Cibo, comparto agroalimentare, Politiche, Chierese-Carmagnolese

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