Ricerca e formazione da e per la montagna

    di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Università della Montagna/ Università degli Studi di Milano; centro di ricerca coordinato GESDIMONT, Leader del Gruppo di azione 1 di EUSALP)

    Introduzione

    Una parte consistente del territorio europeo è montano: 1.900.000 km², ovvero circa il 40,6% della superficie dell'Unione Europea, abitato approssimativamente da 94 milioni di persone, il 20% circa della popolazione complessiva (Istat, 2007). In alcuni Stati come Austria, Italia, Grecia, Spagna e Portogallo oltre il 50% del territorio nazionale è classificato come montano (Galluzzo, 2006).

    L'Italia è l'unica nazione europea a possedere l'intero versante meridionale delle Alpi, il più variegato dal punto di vista morfologico, climatico, culturale e insediativo. Il quadro si completa con la dorsale appenninica, che attraversa l'intero Paese, ricapitolandone storia, natura, cultura e tradizioni. Le aree alpine e appenniniche del Paese sono state luogo di intensa attività umana, le cui tracce sono ben visibili nella cultura, nelle attività economico produttive e nell'ambiente, e continuano ad offrite beni e servizi all'intero Paese (acqua, ambienti e paesaggi per il turismo, lo sport e il benessere, prodotti artigianali, agricoli, alimentari tradizionali e unici, arte e cultura, ecc.). Nonostante ciò e benché con la fine della seconda guerra mondiale in Italia abbia preso corpo una politica di intervento pubblico a favore della montagna finalizzata a contrastarne il progressivo spopolamento, le aree montane restano soggette ad un costante processo di abbandono.

    Evidentemente la formula utilizzata fin qui non funziona. L'errore di metodo e gli interventi correttivi possono essere individuati da un'analisi critica, che tenga conto della situazione attuale e delle prospettive future, in un contesto europeo la cui competitività si basa su principi profondamente mutati rispetto al passato. È un fatto indiscutibile che, dal dopoguerra in poi, le montagne siano state "abbandonate", per concentrare attenzioni, risorse e forze nell'elaborazione e nel potenziamento di modelli di sviluppo incentrati su risorse e territori differenti da quelli montani. Fatto ancor più grave, si è cercato di applicare questi stessi modelli, a misura di contesto urbano e industriale, anche ai territori montani, con la pretesa di annullare con sussidi pubblici l'inevitabile "svantaggio di performance" di questi ultimi. Da qui la progressiva marginalizzazione, addirittura accentuata da interventi assistenzialisti. La montagna è stata costretta a "rincorrere" le città, con le loro dinamiche industriali e socio-economiche, perdendo ogni sfida su tutti i fronti, anziché essere posta nelle condizioni di esprimere il proprio potenziale, inesorabilmente basato sulle specificità e unicità, da far esprimere al meglio. La montagna può essere competitiva solo facendo leva sul binomio unicità e qualità, da applicare in ogni ambito. Ciò presuppone conoscenza, consapevolezza e la contestuale capacità di migliorare e innovare. La modernità avvantaggia anche le montagne, se la tecnologia e l'innovazione, di metodo e di strumento, vengono applicate per rendere competitivi e vincenti il territorio e i suoi prodotti, la tradizione e la cultura, l'ambiente e il paesaggio. Montagna "al centro" dunque, in un processo che ha come architrave l'investimento in capitale umano e nella messa a punto di modelli di sviluppo innovativi e specifici per le montagne. Questo l'assunto teorico su cui è stata costruita l'esperienza dell'"Università della Montagna" - UNIMONT – centro di eccellenza dell'Università degli Studi di Milano che si trova a Edolo, nel cuore delle Alpi centrali, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione di formule innovative per promuovere la valorizzazione e lo sviluppo dei territori montani, investendo in primo luogo sui giovani che tra le montagne vogliono vivere, per lavorare e fare impresa in modo creativo, moderno e competitivo. Oggi possiamo inoltre affermare che fare ricerca dalle montagne per le montagne favorisce la messa a fuoco delle priorità. Sono infatti più chiaramente intellegibili le esigenze di modernità e di innovazione, e le peculiarità che impongono l'individuazione di soluzioni specifiche, uniche, originali. Da qui, tra le montagne, si coglie in modo altrettanto chiaro e inequivocabile la necessità improcrastinabile di "connettere" le aree montane, tra loro e con i centri urbani e industrializzati, perché la valorizzazione e lo sviluppo di questi territori è responsabilità della collettività, che ne può e ne deve trarre vantaggi. Inoltre, la condivisione delle esperienze e delle buone pratiche, la capitalizzazione dei risultati, nonché l'armonizzazione dei processi, oggi possibili grazie alla tecnologia, sono essenziali a riequilibrare un dialogo tra territori e contesti socio-economici che sappiano riconoscere e trasformare le differenze intrinseche in elementi di forza e reciproco vantaggio.

     

    Analisi dei risultati

    Il centro di eccellenza UNIMONT è il frutto di lungo percorso, un "laboratorio" che ha proprio nella localizzazione montana una delle ragioni di successo, poiché il confronto quotidiano con un sistema profondamente "diverso" da quello urbano ha determinato l'elaborazione di metodi e strumenti operativi che per essere efficaci devono essere specifici. Metodi e strumenti le cui chiavi interpretative sono difficilmente individuabili dall'esterno delle valli. Con un'esperienza quasi ventennale alle spalle, il polo di Edolo rappresenta oggi un modello di riferimento per le montagne, accreditato sia a livello nazionale che internazionale. Gli studenti iscritti alla laurea triennale in Valorizzazione e Tutela dell'Ambiente e del Territorio Montano sono più di 240, provenienti da tutto l'arco alpino e dal centro/sud del Paese. Di questi il 72% trova impiego in media a tre anni dalla laurea. E a questi si aggiungono gli studenti dei corsi di perfezionamento e le migliaia di partecipanti alle numerosissime attività seminariali (oltre 50 all'anno, erogate anche con aula virtuale) e all'attività di ricerca in ambiti strategici per lo sviluppo economico e la gestione delle aree montane.

    Oltre alla localizzazione montana, ciò che ha consentito ad UNIMONT di crescere e diventare una realtà unica è stata la visione di sistema, interdisciplinare, sovralocale, orientata alla promozione dell'imprenditorialità in montagna, oltre all'approccio interattivo e aperto al dialogo e al confronto con i principali portatori di interesse e con la società. L'utilizzo della tecnologia, oggi perlopiù disponibile anche in montagna, e dei social ci ha consentito di condividere e capitalizzare le buone idee e le buone pratiche, nonché di proporre seminari, percorsi di formazione, aggiornamento e perfezionamento fruibili anche a distanza, connettendo le montagne tra loro e con i centri urbani, in un network sempre più esteso e collaborativo. Una rete dal grande potenziale, animata quotidianamente: dalle notizie sulla montagna italiana ed europea (scienza, opportunità di lavoro, eventi, approfondimenti, offerte formative, ecc.) e dalla newsletter mensile inviata a oltre 20.000 contatti, dal portale www.unimontagna.it, e dai principali social media. Il network include enti e istituzioni, pubblici e privati, nazionali e internazionali che si occupano di montagna, e rende UNIMONT un vero crocevia, luogo di elaborazione, promozione e coordinamento di attività e iniziative di utilità per la qualificazione delle professionalità operanti in tutta la montagna italiana e per lo studio e la sperimentazione di approcci e soluzioni innovativi nei principali settori strategici per l'economia montana, dall'agricoltura al turismo, dalla gestione del territorio ai servizi alla comunità. Le attività di UNIMONT oggi si articolano in tre principali ambiti: didattica e diffusione della conoscenza, ricerca e innovazione, networking e coordinamento con enti e istituzioni, settori nei quali i risultati e l'impatto sono ragguardevoli (FIGURA 1). Grazie ai numerosi progetti di ricerca, regionali, nazionali ed europei, e alla collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università della Ricerca, prima con uno specifico accordo di programma e poi con il progetto Italian Mountain lab (Fondo integrativo speciale per la ricerca - FISR) il polo di eccellenza UNIMONT sta promuovendo l'evoluzione dell'esperienza pioniera verso una dimensione nazionale, con il coinvolgimento di altri Atenei, a partire dall'Università del Piemonte Orientale e della Tuscia, in attività di ricerca, didattica e networking per lo sviluppo delle aree montane. In quest'ambito, è stata lanciata la costituzione della piattaforma di coordinamento per lo sviluppo delle aree montane del Paese CO.Ri.MONT che, se da un lato mira a potenziare il presidio delle montagne italiane con un modello agile di condivisione e capitalizzazione di ciò che già c'è e funziona in ogni singola area del Paese, dall'altro mira a favorire un dialogo coordinato ed efficace con la dimensione europea e internazionale, nella quale UNIMONT è ampiamente inserita. UNIMONT è infatti membro di network come ISCAR, Euromontana, MRI, NEMOR e partecipa a processi quali la strategia macroregionale alpina EUSALP, con la finalità di contribuire alla rappresentazione unitaria e coordinata delle istanze di sviluppo e innovazione delle montagne italiane nei tavoli di lavoro europei.

     

    Figura 1. Overview delle attività di UNIMONT

    52.Giorgi_Fig.1

     

    Conclusioni

    La riduzione delle disparità socio-economiche tra differenti aree territoriali europee è la priorità delle politiche di coesione, nella consapevolezza che tali disparità generano disarmonie dagli effetti negativi per l'intera società. La questione montana, alimentata dalle crescenti disparità tra comunità delle aree urbane e montane, non può e non deve più essere trascurata, o comunque assoggettata ad interventi assistenzialisti e privi di una programmazione di lungo periodo, che, invece, deve essere definita in modo strategico e fondata sugli elementi di forza di queste aree. L'avvio di processi come EUSALP, che ha le Alpi al centro, indica che oggi, anche ai massimi livelli istituzionali, vi è la consapevolezza di dover elaborate nuove soluzioni che non possono che essere fondate sull'innovazione.

    L'innovazione che cambia le sorti dei territori nasce da un dialogo continuo e strategico tra: 1. università e centri di ricerca, 2. mondo imprenditoriale e 3. istituzioni pubbliche e policy maker, in un processo il più possibile sinergico con la società (Ranga e Etzkowitz, 2013). Quando le montagne saranno al centro di questo dialogo coordinato nasceranno le politiche integrate per le aree montane, essenziali per portare modernità in questi territori, verso un futuro prospero ed equo, per tutti. Prima però bisogna organizzarsi e definire con chiarezza cosa si deve fare, come si può fare e chi deve fare. E chi vive o vuole andare a vivere in montagna non può non essere protagonista di questo importante processo.

     

    Bibliografia

    ISTAT, 2007, Atlante statistico della montagna italiana, Roma, http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20071219_00/

    Galluzzo N., 2006, "La Convenzione alpina sull'agricoltura di montagna: brevi considerazioni", Agriregionieuropa, n. 6, anno 2, pp. 49-51.

    Ranga M., Etzkowitz H., 2013, Triple Helix Systems: An Analytical Framework for Innovation Policy and Practice in the Knowledge Society, Industry and Higher Education, Vol 27, Issue 4, pp. 237-262.

     

    Per approfondimenti

    www.unimontagna.it.

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