di Stefano Aimone, Ires Piemonte
Il 2024 è stato un anno complesso, nel quale le forti tensioni geopolitiche ed economiche affacciatesi all’inizio del decennio si sono accentuate, inevitabilmente riverberandosi anche sulla nostra regione. I primi mesi del 2025 hanno mostrato uno scenario ancora più aspro e per molti versi imprevedibile. In questo quadro l’Europa si trova in una posizione difficile. L’Unione ha bisogno di rafforzare la propria autonomia strategica, si può proporre come soggetto negoziale ma si presenta anche come attore disunito, esposto a forti rischi.
Questa è la cornice nella quale collocare e valutare la situazione del Piemonte, regione molto esposta alle turbolenze e al tempo stesso territorio che sta ridefinendo il proprio assetto economico e che deve affrontare rilevanti sfide sociali e climatico-ambientali.
Una congiuntura positiva nonostante le turbolenze
Nel 2024 il Piemonte ha registrato una crescita del PIL pari allo 0,6%, dato in linea con le regioni settentrionali comparabili e migliore rispetto allo 0,3% dell’anno precedente. La maggior parte dei settori manifatturieri ha mantenuto una performance stabile o in crescita, sia in termini di valore aggiunto sia di esportazioni, ad eccezione del comparto automotive le cui difficoltà hanno inciso negativamente sull’export regionale (-4,9% nel 2024 dopo anni di crescita).
Nel settore terziario si segnalano il forte dinamismo del turismo, sostenuto dagli arrivi internazionali, e lo sviluppo della logistica, favorito dalla posizione strategica della regione lungo i principali corridoi europei. Anche il settore agricolo ha vissuto complessivamente un’annata apprezzabile.
Sul fronte occupazionale, le unità di lavoro sono aumentate del 2,3%. Rispetto al periodo pandemico, si contano oggi circa 110.000 occupati in più. Il tasso di disoccupazione è sceso al 5,4%, valore nettamente inferiore a quello registrato nel 2020 (7,6%) e migliore di quello nazionale (6,5%). A fronte di una stasi nell’industria in senso stretto, l’aumento si concentra nei servizi (+3,2%) mentre nelle costruzioni la spinta del PNRR inizia ad agire (+0,8%) compensando il calo delle misure di sostegno fiscale.
Le previsioni per il 2025 ed il 2026 (Prometeia) indicano una crescita dello 0,5%, leggermente inferiore al dato nazionale ed a quello delle altre regioni del nord comparabili. Nonostante la bassa crescita, il tasso di disoccupazione si attesterebbe ad un valore tendente al 5%, particolarmente significativo in un contesto di forte vincolo demografico. I tassi di attività e di occupazione per la classe di età tra i 15 e 64 anni crescerebbero ulteriormente.
Segnali di metamorfosi
I dati del 2024 consentono di confermare e sottolineare alcune tendenze rilevanti del sistema produttivo del Piemonte. Spicca in particolare l’espansione del terziario, favorita anche dalla contrazione del costo del lavoro a seguito della fiammata inflazionistica, che ha favorito una ripresa della domanda post-pandemica in settori a elevata intensità di manodopera e livelli di produttività contenuta. Al tempo stesso, si indebolisce ulteriormente la condizione di alcuni comparti fondamentali del nostro manifatturiero, in particolare il settore della produzione di veicoli.
Fortunatamente, sono in moto altre forze che stanno producendo una metamorfosi positiva del sistema produttivo regionale. Si segnalano in particolare la crescita degli investimenti e dell’occupazione nelle filiere dell’aerospazio, dei semiconduttori e microelettronica, della logistica e nei servizi a elevata intensità di conoscenza. Si colgono anche segnali di vivacità nel settore biomedicale, delle energie rinnovabili e della chimica verde, oltre che in comparti tradizionali come l’agroalimentare ed il tessile-abbigliamento.
In sostanza si sta plasmando un assetto produttivo più variegato, nel quale il progressivo venire meno del pilastro tradizionale dell’industria automotive viene gradualmente compensato dalla crescita di nuove filiere e dal consolidamento di alcuni comparti tradizionali, non solo manifatturieri, grazie anche al rafforzamento delle imprese che hanno superato con successo le crisi precedenti e all’espansione del terziario. Ciascuno di questi settori preso singolarmente non sostituirà l’imponente massa di valore aggiunto e lavoro perduti dal settore auto ma nel complesso sta generando un sistema più variegato, flessibile e molto probabilmente più adeguato ai tempi.
Un contributo a questa evoluzione sta arrivando anche dall’eccezionale intensità degli investimenti pubblici attivata a seguito della pandemia, PNRR in testa, che sta contribuendo a rafforzare fattori abilitanti alla crescita economica e alla transizione verde, quali la dotazione infrastrutturale, la transizione digitale, l’evoluzione del sistema della formazione e della ricerca.
Il posizionamento del Piemonte rispetto agli obiettivi di sostenibilità
Il monitoraggio effettuato dall’IRES Piemonte, in collaborazione con la Regione Piemonte, per misurare il progresso verso gli obiettivi della Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile (SRSvS) colloca nel 2025 la nostra regione al 6° posto nella classifica nazionale, davanti alle altre grandi regioni del Nord.
I risultati migliori per il Piemonte si registrano rispetto al trattamento delle acque reflue urbane, all’incidenza delle aree di verde urbano, all’abusivismo edilizio e alla durata dei procedimenti civili. In positivo miglioramento il tasso di occupazione delle donne con figli in età prescolare
Si confermano, rispetto alle analisi degli anni precedenti, situazioni meno favorevoli relativamente all’incidenza delle aree protette, alle coltivazioni con il metodo biologico, oltre all’elevato livello di emissioni di gas clima-alteranti e di polveri sottili, criticità comune tra tutte le regioni del bacino padano con le quali in Piemonte condivide struttura produttiva, densità abitativa e una naturale difficoltà nel ricambio dell’aria.
Demografia ed equilibri sociali in mutamento
Dopo i consistenti cali del periodo pandemico e nonostante un’ulteriore riduzione del tasso di natalità, nel 2024 la popolazione piemontese è cresciuta di oltre 4.000 residenti, grazie alla riduzione della mortalità (ed infatti, come sottolineato più avanti, è cresciuta anche la speranza di vita) e una ripresa dei flussi migratori, sia dall’interno che dall’estero.
Quest’ultima è una notizia positiva per una regione in cui il miglioramento del quadro occupazionale sta evidenziando come le forze lavoro autoctone rimanenti e rapidamente impiegabili siano ormai poche e modestamente qualificate.
Il pieno dispiegamento delle potenzialità della popolazione giovane deve essere una priorità per una regione che invecchia. In positivo si segnala la forte riduzione dei NEET dopo il picco pandemico, il contenuto tasso di abbandono scolastico ed il miglioramento parziale dell’occupazione giovanile.
Dalla lettura dei dati, tuttavia, emergono forti differenze nell’esito dei percorsi scolastici e nell’inserimento sociale in base all’origine ed alla condizione delle famiglie; inoltre, il 16% di adolescenti e bambini residenti in Piemonte vive in nuclei familiari nei quali si possono riscontrare, anche contemporaneamente, povertà di reddito, bassa intensità di lavoro e deprivazione materiale e sociale. È necessario, quindi, agire sul sistema formativo e sulle reti di inclusione sociale per affrontare questi fenomeni, forieri di problemi rilevanti per il futuro.
Un altro segnale rilevante è l’aumento dei giovani piemontesi qualificati che espatriano, tendenza apparentemente contradditoria in una regione nella quale il tasso di giovani che dispongono di un titolo terziario è del 25% contro una media UE del 40%. Qui si sottolinea che altri Paesi dispongono di sistemi formativi che offrono, oltre alla formazione accademica universitaria (da noi quasi totalmente prevalente), anche una vasta scelta di percorsi tecnici di alta professionalità, in tutti i campi. In Italia questo ruolo è parzialmente svolto dagli ITS; quelli piemontesi sono eccellenti ma al momento formano solo una piccola percentuale dei giovani con titolo terziario.
Nuovi fabbisogni di salute e riorganizzazione del sistema sanitario
La speranza di vita dei piemontesi ha raggiunto gli 83,4 anni, ma si riducono gli anni di vita in buona salute, oggi pari a 59. Si osservano peggioramenti negli stili di vita in tutte le fasce d’età, con livelli di salute mentale più critici rispetto alla media nazionale, specie tra giovani e donne. Tali tendenze impongono un potenziamento delle azioni di prevenzione e promozione di stili di vita sani, anche per garantire la sostenibilità del sistema sanitario. È necessario inoltre rimodulare i servizi in funzione dell’evoluzione dei bisogni, con attenzione prioritaria alle fasce più vulnerabili: anziani, bambini e adolescenti.
Il sistema sanitario pubblico piemontese si distingue per buone performance nei tre livelli assistenziali – prevenzione, assistenza distrettuale e ospedaliera – superando ampiamente i livelli di adeguatezza previsti, nonostante le criticità da affrontare.
La realizzazione della rete territoriale finanziata dal PNRR, pur con un apparente svantaggio nell’attivazione dei servizi rispetto alle altre Regioni del Nord, vede le Aziende Sanitarie impegnate nella definizione di modelli di cure adatti alle specificità locali. Inoltre il PNRR sta sostenendo investimenti in tecnologie digitali (telemedicina, intelligenza artificiale) per migliorare la presa in carico, arrivando ai luoghi di vita delle persone.
Un nodo essenziale per il potenziamento dei servizi è quello del personale. In Piemonte, nonostante il personale infermieristico sia cresciuto del 15% dal 2018 al 2024, non si raggiunge ancora la dotazione delle regioni comparabili. A complicare ulteriormente il quadro contribuisce il calo dell’interesse da parte dei giovani verso le professioni sanitarie.
Infine. punto di forza della nostra Regione sono le reti attive che includono anche Università e centri di ricerca, a volte anche di livello europeo. Spesso tali reti poggiano su impostazioni di eccellenza definite tempo addietro (ad esempio diabetologica, oncologica, cure palliative) e confermano la loro validità grazie a competenze e spirito di servizio difficilmente trasferibili; tale patrimonio richiede una speciale attenzione da parte della governance sanitaria regionale per essere preservato e valorizzato.
Il territorio tra vulnerabilità e trasformazione
Il 2024, secondo ARPA Piemonte, è stato per la nostra regione l’anno il più caldo degli ultimi decenni. Il cambiamento climatico, particolarmente intenso nella regione alpina, evidenzia la crescente vulnerabilità del nostro territorio agli eventi meteorici estremi come alluvioni e siccità. Altrettanto rilevanti sono gli impatti sulla salute dei cittadini e sul sistema produttivo, in particolare agricoltura e turismo.
La Regione Piemonte ha attivato una pluralità di strumenti di pianificazione per la mitigazione del rischio e la difesa del suolo quali il Piano per l’assetto idrogeologico (PAI), il Piano di gestione del rischio idrogeologico (PGRA) e il Piano territoriale di coordinamento (PTA) oltre ad avere mobilitato ingenti risorse, con interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico.
Il cambiamento climatico, inoltre, evidenzia il tema dell’acqua come risorsa strategica, imponendo nuove strategie di gestione; si segnala in proposito un incremento significativo delle risorse destinate al servizio idrico integrato e, in generale, il buon livello di trattamento e gestione delle acque.
Sul versante della qualità dell’aria, l’aggiornamento del Piano Regionale (PRQA) rappresenta un cambio di paradigma. Le misure si estendono dalla mobilità urbana al riscaldamento domestico, dall’agricoltura alle attività produttive, promuovendo soluzioni innovative come l’uso dei biocarburanti (HVO), la diffusione del MaaS (Mobility as a Service) e l’impiego dell’intelligenza artificiale per la gestione del traffico. Un ruolo specifico è riservato al trasporto pubblico locale, che registra una crescita dell’utenza e che è sostenuto da politiche finalizzate al rinnovo della flotta dei mezzi con veicoli a basse emissioni, in grado anche di contribuire alla decarbonizzazione.
La transizione energetica, necessaria alla riduzione delle emissioni clima-alteranti, può anche essere una leva di trasformazione economica, all’interno della “metamorfosi” prima descritta; nella filiera delle energie rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, la produzione locale è ancora ridotta ma alcune PMI piemontesi stanno riconvertendo parte della loro produzione verso applicazioni energetiche, creando così una base su cui costruire una nuova filiera industriale.
Il ruolo delle reti fisiche, digitali e sociali
Le infrastrutture di trasporto sono un pilastro della competitività regionale. La nostra regione registra un forte impegno finanziario, con una netta prevalenza degli investimenti nel settore ferroviario e nel nodo metropolitano torinese, sottolineando la centralità della mobilità sostenibile. Nel 2024 il Piemonte si conferma tra le prime regioni per trasporto intermodale e rafforza il legame con i porti liguri.
Anche in previsione della conclusione dei grandi progetti ferroviari europei (Torino-Lione, Terzo Valico) la logistica regionale, organizzata attorno ai poli di Novara, Orbassano e Rivalta Scrivia, conferma il suo ruolo strategico nei flussi intermodali, favorendo anche l’attrazione di imprese e la creazione di economie di agglomerazione.
Tuttavia, la chiusura temporanea del traforo ferroviario del Frejus e i lavori al Colle di Tenda hanno evidenziato l’esigenza di resilienza infrastrutturale e cooperazione transfrontaliera.
La transizione digitale in Piemonte è un insostituibile fattore abilitante per assicurare competitività, innovazione ed accesso ai servizi, tanto più indispensabile nel momento in cui l’intelligenza artificiale promette di trasformare il modo di lavorare in moltissimi campi. Sul fronte infrastrutturale i numerosi piani sostenuti da investimenti pubblici, in costante anche se non rapidissima implementazione, puntano a garantire una connessione digitale adeguata a tutti i territori, come presupposto necessario per contrastare il digital divide.
Inoltre, grazie alle ingenti risorse introdotte dal PNRR, la digitalizzazione nei comuni piemontesi ha registrato progressi significativi, soprattutto grazie all’adozione di piattaforme nazionali come ANPR, PagoPA e app IO. Tuttavia, persistono forti disparità tra grandi e piccoli comuni; in quest’ultimi si riscontrano criticità strutturali e carenze di personale qualificato, rappresentando anche su questo fronte i limiti dell’elevatissima frammentazione amministrativa e l’inadeguatezza dei meccanismi di associazione previsti per le Unioni di comuni.
Peraltro, la resilienza ambientale, la transizione energetica e l’efficienza dei servizi richiedono un consolidamento e un coordinamento efficace delle reti locali. Le recenti riforme regionali puntano ad affrontare il problema, introducendo criteri di contiguità territoriale, flessibilità demografica e deroghe mirate alla costituzione delle Unioni, nell’intento di renderle più stabili e funzionali. Accanto al modello delle Unioni, si afferma il ruolo crescente delle reti locali – che a seconda delle opportunità prendono la forma di Green Communities, Gruppi di azione locale Leader, Contratti di Fiume, Distretti del Cibo – come infrastrutture sociali capaci di attivare politiche multilivello e generare valore collettivo.